Spacciavano Green Pass sui canali social in cambio di denaro, a volte accreditandosi come stimati medici sfruttando le fotografie di stimati professionisti ignari del "furto di identità", come successo ad un fisiatra genovese o a un dottore savonese intervistato dalla nostra testata (leggi QUI), ma alla fine la loro truffa, come si suol dire delle bugie, ha avuto le gambe corte.
Dall'entrata in vigore lo scorso 6 agosto della certificazione verde per frequentare determinati luoghi, in particolare al chiuso, era immediatamente partita una vera e propria corsa al "fake pass" da parte dei contrari alla misura voluta dal Governo. E come spesso accade sono spuntati, con altrettanta solerzia, i truffatori che vendevano, a seconda di variegati tariffari, l'attestazione ottenuta invece solo se si è guariti dal Covid, si è eseguito un tampone risultato negativo nelle precedenti 48 ore o si è ricevuto il vaccino.
Peccato per questi "furbetti del pass" che i codici QR spacciati per funzionali non superassero le prove dell'apposita app di verifica.
Da lì è scattata la retata da parte della Polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari che, nelle scorse ore, ha cominciato ad eseguire perquisizioni e sequestri nei confronti degli amministratori di 32 canali Telegram responsabili di queste vendite delle quali gli stessi ingenui acquirenti in poco tempo si erano resi conto della falsità.
Qualche truffato così aveva recensito i responsabili delle chat, i quali per tutta risposta avevano minacciato di rendere pubblici i nomi di chi aveva richiesto una falsa certificazione, fatto salvo un ulteriore versamento di diverse centinaia di euro o anche di bitcoin.