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Politica | 20 settembre 2021, 17:50

In consiglio comunale a Cuneo l'ambasciatore Pontecorvo: "Afghanistan devastato dalla politica egoista. Temo lo spegnersi dei riflettori"

L'alto rappresentante civile della NATO in Afghanistan dal giugno 2020 - sposato con una cuneese - è stato ospite della seduta di stasera del consiglio comunale

L'ambasciatore Pontecorvo insieme al presidente del consiglio Spedale e al sindaco Borgna

L'ambasciatore Pontecorvo insieme al presidente del consiglio Spedale e al sindaco Borgna

La situazione attuale si combatte con la buona politica, evitando che il nostro paese ceda a correnti incompatibili con la vera democrazia, unica difesa reale che abbiamo contro evenienze di questo genere. Quel che è successo in Afghanistan è una sconfitta militare, certo, ma senza un quadro istituzionale di un certo tipo prima o poi faremo tutti la stessa fine”.

Parole di Stefano Pontecorvo - alto rappresentante civile della NATO in Afghanistan dal giugno 2020 – invitato nella serata di oggi (lunedì 20 settembre) in consiglio comunale a Cuneo.

Pontecorvo nell’ultimo periodo a Kabul ha garantito l’operatività dell’aeroporto locale coordinando il ponte aereo che ha visto coinvolti migliaia di profughi in fuga dal paese. Ha portato ai consiglieri e alla città – di cui è “cittadino d’adozione” da trent’anni, avendo sposato una cuneese - la propria testimonianza diretta della situazione attuale in Afghanistan. A introdurlo, il sindaco Federico Borgna: “Credo che questa sera il consiglio comunale possa essere definito come il più invidiato al mondo rispetto a un tema specifico – ha detto - ; spesso è accaduto che ci confrontassimo su tematiche che travalicano i confini amministrativi della nostra città, facendo emergere che non possiamo considerare il mondo a compartimenti stagni, i territori come isole. Quel che è successo in Afghanistan ha ricadute importanti anche sul nostro territorio”.

Per me è veramente un onore essere ospitato dal consiglio comunale di quella che considero essere la mia città – ha iniziato Pontecorvo - . Sono nato in Thailandia e amalfitano di estrazione, ma chi ama un luogo può dire di esservi abitante: non è un diritto di nascita ma che si acquisisce tramite la frequentazione. Ho chiesto in sposa mia moglie dopo 14 giorni da quando ci siamo conosciuti, eravamo tutti e due per lavoro a Mosca anche se  lei direbbe che io, essendo in ambasciata, non stavo lavorando”.

Potecorvo ha sottolineato come nelle ultime due settimane siano state evacuate dall’Afghanistan un numero di persone pari agli abitanti di un grande capoluogo di provincia, ma che l’evacuazione è solo parte conclusiva di un processo d’involuzione che ha radici politiche: “Responsabili sono stati politici interessati principalmente al proprio arricchimento e non al bene di stato e cittadini; credetemi che le conseguenze di quel che stava succedendo erano lì da vedere per chi avesse voluto vederle”.

L’instabilità afghana ci importa prima di tutto perché per 20 anni si sono spostati i confini della lotta al terrore verso l’Asia centrale e non più in territorio occidentale – ha aggiunto - : prima dell’11 settembre c’erano stati circa cinque o sei attentati di matrice fondamentalista, e chissà quanti ne avremmo avuti in più se non fossimo andati in Afghanistan. Il paese, poi, produce l’80% dell’oppio a livello mondiale, un mercato il cui prezzo negli ultimi tempi si è sestuplicato a fronte di una domanda in rapida espansione: sarà indubbiamente più facile far uscire narcotici dall’Afghanistan. Infine, sotto il regime talebano sarà indubbiamente più difficile avere accesso alle energie fossili”.

Pontecorvo è particolarmente impensierito non solo dalla situazione attuale – in cui la vittoria dell’ideologia fondamentalista religiosa in Afghanistan sta portando anche in altri paesi a un imbaldanzirsi degli specifici fondamentalismi – ma dal futuro: “Temo temo molto il momento in cui si spegneranno i riflettori sull’Afghanistan, quando l’attenzione sarà altrove. Nel paese si trovano 18 organizzazioni terroristiche riconosciute dall’ONU e i talebani, sempre che lo vogliano visto che l’etica jihadista non consente loro di combattere il terrorismo, non possono sperare di controllare un territorio così esteso con 75.000 combattenti”.

A seguito dell’intervento dell’ambasciatore si è dato immediato spazio all’ordine del giorno a firma "Cuneo Solidale Democratica", "Partito Democratico", "Centro per Cuneo lista civica", "Crescere Insieme", "Cuneo città d'Europa", "Cuneo per i beni comuni", "Grande Cuneo", "Gruppo misto di maggioranza" e "Movimento 5 stelle.it", incentrato proprio sulla situazione in Afghanistan (poi approvato all’unanimità dall’assemblea).

Simone Giraudi

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