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Politica | 22 settembre 2021, 13:25

Un emendamento FdI per “alleggerire” gli usi civici: bilanci dei Comuni a rischio?

Paolo Bongioanni propone al Consiglio regionale una modifica alla legge sui “domini collettivi”, che cambierebbe i parametri per determinare il valore del terreno gravato da uso civico. Subbuglio tra gli Amministratori. Chiara Gribaudo: “Tentativo grave di favorire grandi imprese private impoverendo i Comuni montani”

L’importante centrale idroelettrica di Calcinere di Paesana

L’importante centrale idroelettrica di Calcinere di Paesana

E' destinato a far discutere uno degli emendamenti che circola sui tavoli della Regione Piemonte, presentato nell’ambito del disegno di legge 143, la “Legge annuale di riordino dell’ordinamento regionale”.        

Tra le tante modifiche prevista dal disegno di legge, infatti, c’è chi vorrebbe inserire anche una modifica alla legge regionale numero 29, del 2 dicembre 2009. Tradotto: la legge che prevede “Attribuzioni di funzioni amministrative e disciplina in materia di usi civici”.

Gli addetti ai lavori non possono nascondere che la materia degli usi civici sia complessa. Con la normativa del 2017, lo Stato ha modificato la dicitura dei terreni, da “uso civico” a “dominio collettivo”.

La legge prevede che queste tipologie di terreni siano definitivamente proprietà del Comune, non come Ente ma come rappresentante della comunità di persone che vivono in un determinato luogo. I terreni non possono essere venduti, divisi e né tantomeno usucapiti.

La questione si protrae indietro nel tempo anche di un centinaio d’anni. Al centro, terreni di “dominio collettivo”, concessi a privati, per uso agrario: dal pascolo, al taglio legname, alla coltivazione. Negli anni (siamo nei primi anni Trenta), subentra un canone annuo, che il privato deve versare al Comune, per “rifondere alla comunità locale” quanto sottratto.

Arrivando ai giorni nostri, la “questione” degli usi civici ha fatto capolino in moltissime Amministrazioni comunali. I Comuni si sono trovati costretti (pena l’accusa di danno erariale nei confronti del sindaco) a far “sanare” il pagamento dei canoni annui e, in alcuni casi, anche tutti i canoni pregressi.

Senza il pagamento del canone annuo, e senza la regolarizzazione degli usi civici, tutti gli atti diventano nulli. Anzi, il Comune può aprire un iter di “reintegro”, tornando in pieno possesso dei terreni.

La normativa del 2017, infatti, onera i Comuni di altri obblighi, non consentendo più alle Amministrazioni comunali di fare ciò che prevedevano le leggi precedenti. Svanisce dunque la possibilità, per il privato, di ritenersi proprietario dei terreni abusivamente occupati dopo il pagamento di quanto previsto dalla conciliazione.

Questo perché la nuova legge nazionale non concede più ai Comuni la possibilità di “legittimare” l’occupazione abusiva dei terreni di “dominio collettivo” attraverso la conciliazione extragiudiziale: quei terreni sono della collettività e della collettività devono rimanere.

Ora, l’emendamento. Che vede nel consigliere regionale FdI Paolo Bonioganni la sua paternità politica.

L’emendamento, in estrema sintesi, prevede un cambio radicale dei parametri utili per determinare il valore del terreno soggetto a uso civico. Quel valore che è il dato “base” sul quale poi si va a calcolare il canone annuo. Un tempo era stabilito dalla legge stessa, a meno che i terreni non fossero gravati da impianti di produzione di energia (in quest’ultimo caso di teneva in considerazione anche una percentuale dell’utile derivante dalla produzione).

L’emendamento prevede anche che, per determinare il valore del terreno si dovrà tener conto del reddito dominicale catastale dei terreni (molto spesso bassissimo in montagna, basti pensare a quanto può valere un pendio…), del legno tagliato e della superficie sottratta al pascolo. Non sarà più determinante, ad esempio, la redditività che deriva dall’occupazione dei terreni (lampante il caso del prelievo di acque o di centrali idroelettriche).

Un passaggio che, come si legge nella relazione allegata all’emendamento, “è volto a fissare un criterio oggettivo per la valutazione del prelievo delle risorse naturali, in modo da delimitare la discrezionalità dei periti incaricati dai comuni, la cui attuale eccessiva ampiezza rischia inevitabilmente di dare luogo a rilevanti disparità di trattamento dovute anche alla difficoltà di avere un riferimento univoco in relazione all’utile di bilancio, così come previsto dalla precedente formulazione, stante le molteplici forme giuridiche, e modalità di determinazione dell’utile dei soggetti interessati”.

Il criterio indicato, sempre stando alla relazione, avrebbe “una duplice valenza”. In primo luogo sarebbe “oggettivamente e universalmente determinabile e applicabile in quanto deriva da pubblici registri”. In secondo luogo, “è rivalutato annualmente in quanto i criteri per la determinazione e rivalutazione del valore dei terreni sono riportati ciascun anno nelle istruzioni per le dichiarazioni dei redditi”.

Si tratterebbe però di una manovra che – è ipotizzabile – andrà ad abbassare, e non di poco, i canoni che i privati dovranno versare al Comune, in quanto rappresentante di quella collettività alla quale è sottratto il bene.

Un’eventualità che, se approvata dalla Regione, potrebbe avere conseguenze pesantissime. Nel Cuneese ci sono realtà come il Comune di Paesana, che ha in corso un iter per il pagamento degli usi civici con una Srl proprietaria di un’importante centrale idroelettrica. O come Vinadio, che agli usi civici vede legata tutto l’ambito dello stabilimento di imbottigliamento delle acque.

Sul tema è intervenuta anche la parlamentare PD di Borgo San Dalmazzo, Chiara Gribaudo: “Con questi criteri le indennità dovute ai Comuni scenderebbero a valori insignificanti, a tutto vantaggio delle attività di grosse aziende che da quei terreni ricevono notevoli vantaggi economici.

Si tratta di un tentativo grave di favorire grandi imprese private impoverendo i Comuni montani, che dai canoni di occupazione di questi terreni riescono a tirar fuori risorse finanziarie indispensabili per dare servizi ai cittadini e curare il territorio.

Mi auguro che la maggioranza di centrodestra in regione faccia marcia indietro e vorrei anche che i promotori di questi emendamenti ci dessero delle spiegazioni. Sono in consiglio regionale a lavorare per i cittadini o per qualche gruppo di interesse?”.

Comuni che, qualora l’emendamento passasse, potrebbero vedersi dimezzati (o forse addirittura di più) i ricavi.

Tra gli Amministratori, da giorni in subbuglio per l’emendamento di Bongioanni, c’è chi adombra di impugnare l’eventuale modifica della legge. E chi paventa ricorsi.

Nicolò Bertola

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