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Attualità | 02 ottobre 2021, 07:00

Garessio un anno dopo l'alluvione: abbattuti due ponti si continua a lavorare per la sicurezza e la ripartenza del paese [VIDEO]

A un anno dalla devastazione del 2-3 ottobre 2020 siamo tornati a Garessio dove la furia del Tanaro si era abbattuta anche sul cimitero di Trappa, causando la dispersione di 121 salme, alcune delle quali non ancora ritrovate

Via Vittorio Emanuele II la mattina del 3 ottobre 2020

Via Vittorio Emanuele II la mattina del 3 ottobre 2020

È passato un anno dall'esondazione del Tanaro.

Un anno in cui, in tutti i comuni colpiti, da Ormea a Ceva, si è lavorato per ripartire, cercando di individuare soluzioni possibili per fare prevenzione perché, come dimostrano i dati, eventi calamitosi di questa portata si verificano con sempre maggiore intensità e in maniera più ravvicinata.

La Valle Tanaro di alluvioni ne ha affrontate tre negli ultimi anni: 1994, 2016 e 2020. 

A un anno di distanza siamo tornati a Garessio, dove il 3 ottobre scorso eravamo arrivati per documentare con le immagini quanto era stato portato via dalla furia dell'acqua, mentre Ormea rimaneva isolata sia sul versante piemontese che su quello ligure

Via Vittorio Emanuele, il borgo Ponte e tutte le strade limitrofe erano invase dal fango e dai tronchi. Del ponte Odasso rimaneva la storica struttura, inaugurata nel 1861, ma il Tanaro aveva strappato via lampioni, asfalto e ringhiere. I tronchi trasportati dal fiume avevano intasato anche il ponte di ferro e l'acqua aveva invaso l'Huvepharma. Non era stato risparmiato neanche il cimitero di Trappa: qui l'acqua aveva trascinato via 121 salme oltre a numerose a cassette dell’ossario; alcuni corpi sono stati trascinati fino al comune di Bastia, molti non sono stati ancora ritrovati. Il camposanto è stato da poco riaperto.

Oggi il borgo Ponte è cambiato: il ponte Odasso non esiste più. Al suo posto è stata installata una passerella provvisoria che verrà sostituita da una nuova costruzione su progetto del designer garessino Giorgetto Giugiaro. 

L'abbattimento del ponte, simbolo del borgo, amato e odiato nei periodi di piena del fiume, è stato realizzato in tempo record, il 30 ottobre 2020. La struttura è stata "smontata" da ruspe, mentre, contemporaneamente, ne venivano tagliati i lati per evitare oscillazioni sulle arcate circostanti e infine sono stati abbattuti i piloni. 

A dicembre il borgo Ponte è tornato ad essere collegato, grazie a una passerella provvisoria che il comune ha affittato in attesa della realizzazione della nuova struttura i cui colori sono stati scelti dai bambini delle scuole e che sarà un inno alla "leggerezza", completamente pedonale, ma aperta ai mezzi di soccorso.

Le opere per mettere in sicurezza il paese però non si sono fermate, è stato abbattuto anche il ponte sulla ex provinciale 582 del Colle di San Bernardo, oggi di competenza ANAS. La decisione è stata presa per poter mettere in sicurezza l'area, dove insiste l'Huvepharma, ex Lepetit, che è stata fortemente danneggiata dall'alluvione. 

"Una situazione eccezionale" - dichiara il sindaco, Ferruccio Fazio "perché le precipitazioni sono avvenute in un lasso di tempo ridottissimo, con danni maggiori del 2016 e del 1994, in cui aveva piovuto per tre settimane. A livello comunale eravamo preparati grazie al COC (centro operativo comunale) con un piano di prevenzione in caso di emergenza, quindi a livello gestionale la situazione è stata controllata, ma i danni sono stati enormi in tutta la valle e in montagna. Al Borgo ponte sono stati danneggiati tutti i commercianti. In questo anno abbiamo lavorato con opere di prevenzione, dai disalvei dei fiumi all'abbattimento dei due ponti che creavano "tappo" per mettere in sicurezza il paese e le attività, ma se continueranno a verificarsi bombe d'acqua di portata ancora maggiore difficile prevedere cosa succederà. Intanto siamo ancora alle prese con la ricostruzione, ringraziamo la Regione per il sostegno che ci ha dato e che ci ha assegnato circa 2,5 milioni per le opere di somma urgenza, ma resta ancora molto da fare. L'appello è che l'ANAS provveda quanto prima alla ricostruzione del ponte sulla statale in modo che il traffico pesante venga deviato da centro paese dove si vede costretto a transitare ora".

 

LE TESTIMONIANZE 

"Attorno alle 21 abbiamo capito che la situazione stava diventando preoccupante" - racconta Michele Odda, social Media Manager del progetto "D'Acqua e di Ferro che quella sera era di turno al Kavarna, pub sull'argine del Tanaro - "Abbiamo iniziato a portare ai piani alti tutto quello che riuscivamo. Alle 23 circa, il fiume ha iniziato a esondare; a mezzanotte la situazione si è fatta drammatica. Il giorno dopo abbiamo visto che l'acqua aveva raggiunto livelli inimmaginabili quindi abbiamo perso scorte e macchinari".

Nonostante le difficoltà legate al periodo pandemico, tantissimi sono accorsi per aiutare a pulire per ripartire. 

"Il primo pensiero di tutti è stato quello di aiutare chi era stato maggiormente colpito" - spiega Teresa Masetti, social media manager del progetto "D'Acqua e di Ferro - "Quello che mi resterà per sempre è il grande senso di solidarietà di tutto il paese e dei volontari che sono arrivati da tutta la provincia".

Proprio con questo spirito i gestori della pagina "D'Acqua e di Ferro", lo scorso ottobre hanno lanciato il contest fotografico "La Rinascita della Valle Tanaro", con premi in buoni da spendere a sostegno delle attività valtanarine colpite.

"Il primo ricordo di quella sera è il senso di smarrimento"- spiega Tristando Lisanti, titolare del Kavarna - "Le autorità e il sindaco erano passati ad avvisarci di mettere tutto al riparo, verso le 23 il fiume ha iniziato a esondare, l'acqua sembrava tornare nel fiume, in realtà non e stato cosi, siamo corsi a casa. Il giono dopo abbiamo iniziato la conta dei danni e visto tutto quello che può fare un fiume in piena: porte e finestre distrutte, magazzino e merce coperta di fango, frigo e attrezzature distrutti. Dopo un anno, paradossalmente, quello che mi porto dentro è un senso quasi di gioia perché si è creato un movimento di solidarietà impressionate". 

Tra i testimoni dell'alluvione anche il fotografo Adolfo Ranise che si divide tra Garessio e Imperia che ha documentato tutte le fasi del cambiamento di Garessio, dall'alluvione all'abbattimento del ponte Odasso e che domani, domenica 3 ottobre, inaugurerà la mostra fotografica "Tra Acqua e Fango Fatica e Speranza": 20 scatti in bianco e nero, per raccontare l'alluvione e la ripartenza di Garessio dopo le alluvioni del 2016 e del 2020.

"E' stato giusto documentare" - spiega Ranise - "per rievocare quei momenti e per tramandare memoria documentale alle generazioni future anche come monito per incentivare opere di prevenzione".

La mostra, ospitata presso l'ufficio turistico, sarà visitabile fino al 10 del mese.

Martedì 5 ottobre, la prima puntata di "Quarta parete", nuova trasmissione di Targatocn.it, interamente dedicata ai paesi della Granda colpiti dall'alluvione.

Arianna Pronestì

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