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Schegge di Luce | 09 ottobre 2021, 09:03

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di Gabriele Dall’Acqua, Frate minore di Mombirone (Canale)

Commento del Vangelo della Santa Messa del 10 ottobre, XXVIII Domenica del Tempo Ordinario, anno B

La comunità di Frati minori del Santuario della Madonna di Mombirone, a Canale

La comunità di Frati minori del Santuario della Madonna di Mombirone, a Canale


In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: ‘Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre’”.

Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. (Mc 10, 17-27)

Oggi, 10 ottobre la Chiesa giunge alla XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è Gabriele Dall’Acqua, Frate minore di Mombirone (Canale).

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per ‘Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi’, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Parole e pensieri di francescana semplicità per accendere le ragioni della speranza.

Eccolo, il commento.

La rinuncia dei beni è un’esigenza radicale, rivolta a tutti i credenti. Tutti i cristiani sono chiamati ad essere pronti a lasciare ogni cosa se le circostanze lo richiedono, in modo particolare quando il loro possesso compromette la scelta per Dio. Ma cosa significa questo? Forse il Vangelo esige da tutti i cristiani l’abbandono concreto di tutti i beni per abbracciare una sorta di vita monacale? No, la Chiesa non ha mai proclamato una tale condizione per essere cristiani. Ma l’esperienza ecclesiale ha confermato quanto la ricchezza possa diventare un ostacolo per l’accoglienza del Vangelo e per la comunione fraterna all’interno della comunità. E c’è anche di più. Si tratta, per tutti, di essere pronti a donare sé a Dio anche se non per tutti questo prende la forma della rinuncia concreta ai propri beni. Se questa è la teoria… cosa significa questo famoso ‘donare sé’? La risposta è nel Vangelo.

Quest’uomo ricco che incontra Gesù appare come una persona ben intenzionata, rispettosa, e con una domanda seria in mente: “Cosa fare per ereditare la vita eterna”. Egli conosce le prescrizioni essenziali che Gesù gli elenca e le rispetta fin da quando era giovane (nota bene, Gesù elenca la seconda tavola del Decalogo, quella dove ci sono le prescrizioni per l’amore del prossimo, come a dire che quello è il centro delle esigenze della ‘vita eterna’). Insomma, quest’uomo ricco è proprio un credente in gamba… Forse, nel suo zelo religioso, si aspettava da Gesù qualche pratica supplementare da compiere. Qualche gradino da salire in perfezione. Qualche nuova cosa da ‘fare’.

Gesù si ferma. Guarda quest’uomo. Lo rispetta, lo guarda con compassione, anzi, lo ama proprio. E la direzione che gli indica è proprio l’opposta rispetto a quella che ha in mente l’uomo. Egli, infatti, sembra credere che il cammino di fede sia un cammino nel quale dobbiamo diventare sempre più bravi, sempre più capaci, sempre più… arricchirci in bravura, in perfezione e quindi possedere, ‘avere’, il Regno, perché ce lo meritiamo, perché siamo speciali.

Questa forma di ricchezza può essere pericolosa, prima di tutto perché rischia di far sentire quest’uomo più alto, più giusto, più bello degli altri. Ciò lo porterebbe a separarsi, a giudicare, a giustiziare… E poi è una ricchezza pericolosa, perché quest’uomo vivrebbe sempre su di sé, occupato e preoccupato per sé e forse pensa che deve essere sempre bravo, perfetto, speciale, altrimenti non sarebbe più amato.

Il cammino di fede invece porta a spogliarsi da quel ‘sé’ che cerca di conquistarsi amore in questo modo. Scendere un poco dal piedistallo e riconoscersi talvolta anche poveri, davanti a Gesù e ai fratelli. In quei momenti, diventiamo ricchi di una ricchezza enorme, perché ci accorgiamo, finalmente, del suo sguardo su di noi, pieno di amore anche lì dove non siamo sempre così bravi e così perfetti. Agli occhi di Dio non ‘siamo’ ciò che ‘facciamo’ o ‘abbiamo fatto’, ma siamo ciò che siamo quando ci apriamo a Lui: figli amati, ricchi del suo Amore. 

Silvia Gullino

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