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Politica | 15 ottobre 2021, 07:43

L’esito del voto di Torino sbroglierà o ingarbuglierà la matassa della politica cuneese?

Centrosinistra e centrodestra sono ancora al palo. Il primo aspetta le scelte del Pd, il secondo attende indicazioni dall’ambito nazionale. In campo, per ora, solo i battitori liberi. Complesse, per entrambe le coalizioni, le situazioni di Cuneo, Mondovì e Savigliano

Immagine di repertorio

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Quando, lunedì, si saprà chi, tra Stefano Lo Russo (centrosinistra) e Paolo Damilano (centrodestra), sarà il nuovo sindaco di Torino, è probabile che le macchine di partiti e formazioni civiche si mettano in moto anche nel Cuneese, a partire dal capoluogo di provincia.

Abbiamo detto “probabile” perché, ad oggi – a partire da Cuneo - la maggioranza uscente di centro-centrosinistra non sa ancora che pesci pigliare, e la minoranza di destra-centrodestra appare quanto mai disorientata.

L’attesa riguarda in particolar modo la maggioranza in carica, considerato che uno degli azionisti principali, il Pd, ha asserito che avrebbe definito le sue alleanze solo dopo l’esito del voto di Torino.

Se è l’inquietudine a farla da padrona nella coalizione guidata per dieci anni da Federico Borgna, nel campo avverso alberga un sentiment a metà tra la calma piatta e la rassegnazione.

E pensare che dovrebbe essere proprio il centrodestra a dover giocare d’attacco, considerato che da quasi un quarto di secolo non riesce a toccare il boccino sulla piazza di Cuneo.

L’inghippo del centrodestra per la provincia Granda rischia di essere identico a quello che ha caratterizzato la scelta dei candidati sindaco nelle grandi città in quest’ultima tornata elettorale.

I tre partiti, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, si spartiscono le candidature a tavolino a Roma e lo fanno in dirittura d’arrivo perché, come noto, la forte competizione interna, non consente di farlo prima.

Era già successo così anche in casa nostra nel 2019, quando la scelta dei candidati sindaci venne fatta, manuale Cencelli alla mano, quasi allo scadere dei termini.

In verità, in vista della prossima tornata del 2022, quando si andrà al voto in vari Comuni del Cuneese, tra cui Cuneo, Mondovì e Savigliano, un’ intesa di massima è stata abbozzata.

Sulla scorta di quanto risulta (anche se la Lega non si è ancora pronunciata) a Fratelli d’Italia dovrebbe toccare il candidato sindaco del capoluogo – così almeno hanno rivendicato i dirigenti provinciali del partito - a FI quello di Mondovì e alla Lega quello di Savigliano.

Diciamo, per essere più precisi, che si tratta di un accordo pour parler, puntato con uno spillo, e come tale suscettibile di stravolgimenti, anche in base al ruolo che potranno avere eventuali liste civiche di supporto.

Per il centrosinistra, la partita è diversamente complessa.

Lo sblocco di Cuneo è in parte legato alle alleanze (ma non solo a queste) che farà il Pd, chiamato prima di Natale al congresso provinciale e cittadino.

La lista civica “Centro per Cuneo”, che annovera tra le sue fila alcuni  “costiani” di Azione (il partito di Carlo Calenda), è tentata dal voler sparigliare, mentre “Cuneo Solidale e Democratica” e “Crescere” studiano il da farsi per non farsi stritolare dai due maggiori azionisti.

Su Mondovì il Pd è già partito mandando in campo Enrico Ferreri, una mossa che sembra escludere la possibilità d’intesa con l’ampia coalizione civica che nel 2017 aveva appoggiato la corsa vincente di Paolo Adriano.

Su Savigliano le tensioni nel centrosinistra sono arcinote: il sindaco Giulio Ambroggio, a costo di rompere col suo partito, il Pd, è intenzionato a non mollare e vuole riproporre la sua candidatura per un secondo mandato, nonostante la sua maggioranza, in più occasioni, abbia mostrato crepe.

Si preannunciano, dunque, sin d’ora complesse, per entrambe le coalizioni, le situazioni politiche di tre delle “Sette Sorelle” chiamate alle urne nella tarda primavera del prossimo anno.

L’esito del ballottaggio di Torino potrebbe sbrogliare oppure ingarbugliare ulteriormente la matassa cuneese.         

Giampaolo Testa

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