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Schegge di Luce | 14 novembre 2021, 09:05

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di Luca Isella, frate cappuccino di Bra

Commento del Vangelo della Messa del 14 novembre, XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, anno B

fra Luca Pier Giorgio Isella nella chiesa dei Battuti Bianchi, a Bra

fra Luca Pier Giorgio Isella nella chiesa dei Battuti Bianchi, a Bra

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«In quei giorni, dopo quella tribolazione,

il sole si oscurerà,

la luna non darà più la sua luce,

le stelle cadranno dal cielo

e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre». (Mc 13,24-32)


Oggi, 14 novembre la Chiesa giunge alla XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è il sacerdote Luca Pier Giorgio Isella dei Frati Cappuccini del convento di Santa Maria degli Angeli, in Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per ‘Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi’, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole in perfetto stile francescano, che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Il nostro anno di cammino nella fede sta per concludersi, non manca molto ad un nuovo viaggio per aprirci all’Avvento, alla venuta del Signore. La pagina di Vangelo ci invita a riflettere sulla certezza dei nostri passi nella fiducia e nella gioia. Nelle parole ai discepoli che abbiamo ascoltato

Gesù si riferisce a cosa accadrà nella storia dopo la prossima distruzione del Tempio e di Gerusalemme ad opera dei romani, inizio dei tempi nuovi. Gesù, diversamente dal solito, si esprime con i termini e le figure simboliche utilizzate dagli ultimi profeti che parlano di cieli sconvolti e di scenari universali. Sappiamo che questi erano simboli conosciuti in quel tempo, noi cerchiamo di leggerne il significato concreto che invece ci indicano oggi. Il sole e la luna si oscureranno, dice Gesù.

Questi due grandi astri simboleggiavano le grandi divinità pagane, gli idoli dei popoli; con il diffondersi del Vangelo inizierà il loro oscuramento. Le stelle cadranno dal cielo, dice Gesù, sono figura dei grandi poteri politici che traggono luce dagli idoli pagani, che ora inizieranno a cadere in rovina. Gesù annuncia il principio di questi crolli, che avverrà nel tempo, infatti non dice che voi vedrete, ma che lo vedranno, al futuro.

Quindi, soggiunge Gesù: vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo, cioè sarà riconosciuta l’opera del Messia inviato da Dio. Accanto a lui, gli angeli e radunerà i suoi eletti, sarà svelata l’autenticità di tutti coloro che hanno creduto e camminato con il Cristo. Coloro che hanno saputo guardare al fico i cui rami sono diventati teneri, sanno che l’estate è vicina, è la parola di speranza che Gesù dice a noi; un invito a concentrare la nostra attenzione su ciò che sta crescendo, non su quanto finisce.

Gesù ha poi fatto un riferimento storico illuminante dicendo: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga, da parte sua si tratta della conferma di quanto abbiamo intravisto, la tragedia della fine di Gerusalemme si compirà infatti pochi decenni dopo, nel 70 dopo Cristo.

Se al dipanarsi ineluttabile della storia e dei suoi accadimenti sconvolgenti non si può sfuggire, e ciò è sicuro, ancora più certo è il compiersi delle promesse di Cristo per ogni persona che si impegna a camminare ogni giorno con il Vangelo. Per questo motivo Gesù soggiunge che: quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, indicandoci la strada da percorrere, non quella dell’ansia di chi è preoccupato di quando e di come la fine si realizzerà, ma la solida certezza di essere impegnati, ora, nell’ascolto della parola del Padre che Gesù ci offre.

Questa parola di speranza non è scaramantica, e non ha neppure bisogno di rassicurazioni magiche e di auguri, ma è sfida per noi a crescere nella consapevolezza per invogliarci con i nostri passi al cammino fiducioso in ogni caso, a non rinunciare mai all’impegno di crescere nell’operare il bene.

Silvia Gullino

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