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Sport | 23 novembre 2021, 15:00

Breaking e skateboarding discipline olimpiche: Alba sogna in grande!

Due atleti della Be Street, scuola albese, fanno parte del giro della Nazionale da cui usciranno i nomi dei rappresentanti che gareggeranno a Parigi 2024

Allenatori e atleti al raduno di Formia

Allenatori e atleti al raduno di Formia

14 anni di lezioni, passione, cultura attraverso forme di ballo cariche di ritmo e tecnica. L’associazione sportiva Be Street ora sogna in grande: la breakdance è diventata sport olimpico per Parigi 2024, e atleti del sodalizio albese hanno preso parte al primo raduno della Nazionale azzurra svoltosi a Formia poche settimane fa, insieme al loro direttore artistico Enrico Signa, in arte Branx il Signa che è anche tecnico/allenatore della Fids e Fisr.

Enrico Signa e Alberto Crosetti, anche lui tecnico e allenatore del Coni, sono i fondatori di Be Street, nata nel 2007 ad Alba, con l’intento, per mezzo del ballo, di far conoscere la cultura della strada. Breaking e skateboarding sono le due discipline che si vedranno alle Olimpiadi in terra francese, e Enrico vorrà portare alcuni atleti albesi ad esibirsi su questo importante palcoscenico.

E tra i circa 200 appassionati, tra amatori e atleti che si allenano costantemente alla Be Street, si spera che qualcuno possa diventare portacolori azzurro.

E questo sogno, che si spera diventi realtà, ce lo illustra lo stesso Enrico Signa: «Un sogno nato nel 2019, anno in cui sono iniziati i gironi di qualificazione per fare parte del giro azzurro. Un bacino di atleti da cui, nel 2023, verranno scelti i rappresentanti azzurri per Parigi 2024.

Per ora abbiamo due iscritti alla Be Street: una bambina che attualmente ha 11 anni,e che nel 2024, se tutto andrà bene, parteciperà alle Olimpiadi giovanili, essendo ancora minorenne, ed un ragazzo di 26 anni che vive a Roma ma che fa parte del nostro team.

Io sono tecnico ufficiale CONI e, in questi anni, continuerò a seguire le graduatorie per il ranking finale in cui i 35 ragazzi per ora selezionati si stanno dando battaglia».

Ed è anche un impegno per i tecnici, non solo per gli atleti: «Noi allenatori, prosegue Enrico Signa, stiamo prendendo le misure giuste al nuovo sistema di giudizio del CIO che è differente da quello attuale. È stato creato per i ballerini di breakdance da ballerini di fama internazionale. Un metro di giudizio che guarda giustamente al mix tra interpretazione artistica e tecnica.
Oltre a questo il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi interessa anche noi tecnici che possiamo diventare giudici internazionali per poi valutare gli atleti durante le gare di selezione».

Inserire il mondo della breakdance negli sport olimpici è un salto di qualità a livello di immagine: «Da quando è stata fatta questa scelta, afferma Enrico, l’interesse per la cultura di strada è aumentato. A livello locale nella nostra scuola abbiamo in picco di presenze in estate: grazie alla collaborazione con le varie “estate ragazzi” raggiungiamo gli 800 bambini e ragazzi che si avvicinano a noi.
A fronte di questo però come strutture siamo indietro a livello regionale. I centri per allenarsi si contano sulle dita di una mano, e manca soprattutto l’investimento da parte di Comuni e sponsorizzazioni di privati».

Tendenza confermata anche ad Alba: «Ad esempio lo skate park di Alba, conclude Enrico Signa, realizzato alcuni anni fa non è stato fatto completamente. Ora abbiamo uno skate park che non ci permette di fare gare regionali e nazionali che porterebbe tante persone in città. Basterebbe un intervento di soli 600 Euro da investire per realizzare il flat di 4 metri (lingua di cemento) per arrivare alla metratura idonea per gare CONI. In Piemonte non c’è ad esempio uno skate park al coperto in tutto il Piemonte!

Lo spazio dove ci alleniamo per fare breakdance in associazione è comunque allo stretto (sala da circa 80 m²). A fronte di questo il nostro target si ferma ai ragazzi delle superiori fino ai 18/19 anni. Ad esempio uno skater di Neive è diventato pro ed ora lavora per marchi importanti ma è andato all’estero. Come si può vedere c’è molto da lavorare, speriamo che le Olimpiadi 2024 possano dare la spinta giusta, anche in Italia».

Livio Oggero

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