Con esplosività e forza Andrea Alladio di Villafalletto, 18 anni, si è qualificato primo al Campionato mondiale unificato W.B.F.C dilettanti, nella specialità kickboxing K1, categoria 75 kg (terza serie) che si è svolto a Milano domenica scorsa.
Oltre 200 i partecipanti di varie nazionalità. Due incontri vinti per KO, in un torneo ad eliminazione diretta dal giovane atleta che diventa una promessa in questa disciplina sportiva da combattimento, in cui si usano pugni calci e ginocchiate.
Secondo posto sempre in kickboxing, seconda serie, Marco Barbero di Saluzzo. Entrambi sono del team Fury di Saluzzo allenati nella struttura Kinesis di via Palazzo di città da Giuseppe Bongiovanni.
“Alla vittoria di Andrea confesso che mi sono emozionato e ho pianto, perché questi ragazzi fanno veramente tanta fatica per il sogno di diventare atleti professionisti. Il loro risultato è già un buon inizio. Ma da subito si ricomincia da zero in palestra. Non c’è tempo per sedersi sugli allori - sottolinea Giuseppe campione di campione di ligtht contact, pugilato, full conctact, low kick, K1 e Muay thai o boxe thailandese che si è ritirato a 37 anni con 139 macth alle spalle.
“Sì, mi sono impegnato molto per il risultato. Pratico questo sport da 2 anni e dietro ci sono ore quotidiane di allenamento, una alimentazione scrupolosa da seguire, molto sacrificio e limitazioni nella vita sociale come il non poter uscire il sabato sera in vista di una gara – conferma Andrea che frequenta l’Istituto professionale industria e artigianato "Ipsia Cuneo".
Ma è stato gratificante e mi ripaga di tutto. Il mio sogno è di passare al professionismo e combattere senza protezioni".
E in famiglia? "Anche i miei genitori mi sostengono. E’ una fatica per me, ma anche per loro”.
Cosa ti dà in cambio questo sport oltre a riempire il medagliere?.
"Mi ha fatto capire molte cose, penso di aver cambiato in positivo il mio carattere. Si è più sicuri in se stessi, nelle proprie capacità e obiettivi da raggiungere. Anche nei confronti della scuola che non è il mio punto forte, mi ha fatto guardare in modo diverso”.
A questo sport si stanno avvicinando molto le donne, una percentuale alta, inaspettata nel Saluzzese afferma Giuseppe Bongiovanni. La motivazione principale è sicuramente la ricerca di una maggiore sicurezza in se stesse, sentirsi più forti e sicure anche nell’eventualità da scongiurare, di un’autodifesa.
“Lo scopo del mio team è abbattere il muro delle differenze etniche, del colore della pelle per sentirsi parte di una grande famiglia unita che si aiuta nelle difficoltà – sottolinea l’allenatore - Noi ci sentiamo, ci troviamo anche fuori dalla palestra. Sembra un paradosso ma facendo uno sport in cui si danno calci e pugni all’ avversario, si insegna la disciplina. Anche a chi vive magari contesti difficili. Il valore principale dell’allenamento a livello agonistico o amatoriale è l’impegno. Per vincere ci sono regole da rispettare e sacrifici da fare. Chi non segue, esce.
E’ molto importante per me la funzione sociale di questo sport e del gruppo, in grado di dare una determinata forma mentis e i alcuni casi togliere ragazzi dalle logiche e dinamiche della strada, con un nuovo spazio per loro e opportunità".