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Attualità | 16 gennaio 2022, 14:56

Bra, i Cavalieri del Bandito hanno festeggiato Sant’Antonio con la benedizione dei cavalli [FOTO]

Grande partecipazione al tradizionale appuntamento di domenica 16 gennaio alla Madonna dei Fiori

Foto di Stefano Tibaldi

Foto di Stefano Tibaldi

È una pratica antica, quella della benedizione degli animali. Un rito semplice che appartiene alla tradizione della nostra cultura contadina, quando gli animali erano fonte di sopravvivenza, patrimonio della famiglia: per il lavoro e per l’alimentazione, oltre che di compagnia.

Questa bella consuetudine è rivissuta domenica 16 gennaio a Bra con la benedizione dei cavalli e degli amici a quattro zampe, in occasione della giornata dedicata al loro protettore Sant’Antonio Abate, il grande asceta del deserto e padre dei monaci.

Protagonisti amazzoni e cavalieri che, in sella ai propri destrieri e alla guida delle carrozze, si sono dati appuntamento alla Madonna dei Fiori per ricevere la benedizione da parte del rettore, monsignor Giuseppe Trucco, che ha officiato anche la Santa Messa delle 10.30. Bellissima la parata dei cavalli schierati nella piazzetta Grande Torino da dove sono poi partiti per le campagne del Roero.

L’iniziativa è stata promossa dalla scuderia dei Cavalieri del Bandito, capitanata da Giorgio Revelli, che ha ringraziato i volontari e le volontarie per aver lavorato al successo dell’evento. Una festa collettiva, che ci ricorda l’impegno di custodire tutta la bellezza del Creato, avendo a cuore ogni creatura di Dio e l’ambiente in cui viviamo. 

Quella di rendere omaggio per un giorno agli animali, fedeli compagni di vita dell’uomo, non è superstizione, ma ci ricorda come essi vadano difesi e non sfruttati o maltrattati e come Dio ce li abbia donati per custodirli. Lo sapeva bene l’abate Antonio (Coma, in Egitto, 251 circa - deserto della Tebaide, 17 gennaio 357), che nell’iconografia cristiana è raffigurato con una lunga barba bianca, con un bastone a forma di T, tau, 19ª lettera dell’alfabeto greco e con a fianco un maialino.

Che cosa c’entra il maiale? Qui scatta la consultazione di Wikipedia che ci racconta come Sant’Antonio si recò all’inferno per rubare del fuoco e portò con se il suo amico maialino. Mentre quest’ultimo creava scompiglio all’inferno, Sant’Antonio con il suo bastone riuscì a portare con sé un po’ di fuoco per aiutare il suo popolo. Motivo per cui viene chiamato anche Santo del fuoco, infatti il 17 gennaio, memoria liturgica di Sant’Antonio abate, in molte città viene acceso anche un focolare.

A lui si ricorreva, soprattutto, come intercessore per chiedere la protezione delle stalle, degli armenti, degli animali domestici; era una devozione popolare, umile e sperimentata, che andava al centro della relazione che lega le creature al Creatore.

Curiosità. La tradizione di benedire gli animali nasce nel Medioevo, in terra teutonica, quand’era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano servizio i monaci. Il grasso era molto utile per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe e per curare il fuoco di Sant’Antonio.

Ma non è tutto, secondo una leggenda emiliana e veneta la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare e i contadini in questa notte si devono tenere lontani dalle stalle per non ascoltare le conversazioni che avrebbero portato sventura. Inoltre, nella tradizione ladina, la festa di Sant’Antonio segna l’inizio del Carnevale. 

Silvia Gullino

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