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Agricoltura | 30 gennaio 2022, 12:27

Cinghiali in Piemonte: le associazioni degli allevatori chiedono una revisione urgente del piano di contenimento

"Una vera e propria calamità naturale per la quale non sono attualmente in corso, nè risultano programmate efficaci azioni di contenimento"

Foto generica

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Le associazioni in difesa di alpeggi e allevatori - ADIALPI Piemonte-Crissolo, nella persona del presidente Giovanni Dalmasso, Cristiano Peyrache di Pastour de Blins e Otto Gesine del comitato per la salvaguarda degli allevatori Piemonte-Montecrestese VCO - l'hanno chiesta ufficialmente alla Regione: una revisione urgente del piano di contenimento dei cinghiali.

Il mezzo, una lettera inviata all'organo regionale. Lettera che prende le mosse dalla seria situazione relativa al diffondersi della peste suina africana, collegata alla presenza numerica dei cinghiali ormai fuori controllo: in Piemonte, come stima minima, se ne contano 80.000 esemplari, "una vera e propria calamità naturale per la quale non sono attualmente in corso, nè risultano programmate efficaci azioni di contenimento".

E proprio questo, le associazioni, recriminano alla Regione: la mancanza di azioni di contenimento o indicazioni in tal senso. I prelievi di esemplari previsti nelle stagioni venatorie 2021 e 2022 si aggiravano sugli 11.000, quota che secondo gli scriventi ora andrebbe moltiplicata per quattro o cinque volte.

La preoccupazione riguarda anche la stagione estiva 2022 e il momento in cui margari e alpeggiatori si troveranno a dover riportare il bestiame in alpeggio: il rischio e l'abbandono, per cause sanitarie legate alla peste suina, di intere aree con danni economici e ambientali non recuperabili.

"I danni della fauna selvatica, in particolare da parte di cinghiali non sono solo davastanti per il settore agricolo ma in molte altre circostanze - proseguono le associazioni - : basti ad esempio ricordare che l'ISTAT ha registrato all'81% l'aumento, in un decennio, di sinistri stradali provocati da selvatici, senza citare i problemi igienico-sanitari derivanti dalla frequentazione dei rifiuti e quelli relativi all'incolumità delle persone".

"E' evidente che i piani di gestione selettiva e venatoria attivati negli ultimi 10 anni non sono stati minimamente sufficienti a garantire il controllo della specie - si conclude la lettera - . Pertanto si richiede che la Regione Piemonte, si faccia carico di attivare un piano di contenimento della specie cinghiale serio ed efficace, anche coordinando un tavolo di lavoro con tutte le istituzioni competenti".

redazione

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