Dal 2004, anno del primo provvedimento del Consiglio Comunale sulla nuova scuola superiore - e del primo progetto della Provincia - sono passati ormai diciotto anni: i ragazzi nati quell’anno si apprestano a concludere il loro percorso liceale nelle stesse identiche aule di allora.
Le tre giunte di centrodestra che si sono susseguite negli ultimi quindici anni - primo e secondo Viglione, e Adriano - hanno puntualmente presentato, in campagna elettorale e non, proposte di vario genere senza arrivare a una decisione definitiva e, soprattutto, risolutiva. La situazione presente è la diretta conseguenza della mancanza di capacità, e di volontà, nel governare la città: in altre parole, un fallimento della politica urbanistica di Mondovì.
Il centrosinistra, sia nei programmi di Ferreri (2007), Magnino (2012) e Tarolli (2017), sia nella proposta amministrativa e politica del Partito Democratico, si è battuto perché le scuole superiori rimanessero nel rione di Piazza, cuore culturale e storico della città, e perché venisse invertita la tendenza allo svuotamento di contenitori storici e di pregio: ormai più di due anni fa, proprio il Partito Democratico si era fatto promotore della “Commissione Edifici Vuoti”, per agire concretamente sul tema e trovare finalmente una soluzione condivisa su cui concentrare gli sforzi.
Nella relazione conclusiva di questa Commissione si presentavano tre strade, in ordine di priorità: il recupero della Cittadella, con abbattimento e ricostruzione del padiglione Bertolotti; poi l’ex ospedale “Gallo”; infine, la “realizzazione della scuola in altro contenitore disponibile in Mondovì Piazza con un intervento di sostituzione edilizia secondo le nuove e complesse disposizioni in materia di edifici scolastici”, ovvero un’opera di demolizione e ricostruzione. L’amministrazione Adriano ha escluso sia la prima scelta, che troverebbe l’ostacolo della Sovrintendenza, sia la seconda, perché il “Gallo” necessiterebbe di interventi antisismici troppo onerosi, con il rischio di una capienza limitata rispetto alle richieste dei Licei.
Dunque ora, a sei mesi dalla fine del mandato, la città si trova a discutere attorno alla proposta – che insegue una sorta di ultimatum della Provincia – per la costruzione di un edificio nuovo, al posto della scuola “Rolfi” o alla Polveriera.
A nostro avviso, la nuova scuola non può essere costruita al posto della scuola “Rolfi”: si tratterebbe di un edificio enorme, un altro “pugno nell’occhio” proprio alle pendici della città vecchia, e potrebbe incontrare gli ostacoli della Sovrintendenza per i vincoli storici e paesaggistici, facendo ripiombare la questione nell’immobilità che la città ben conosce.
La costruzione di un nuovo edificio scolastico alla Polveriera, previo abbattimento della “Rolfi”, presenta alcuni vantaggi (asseconda il mandato di fondo della Commissione, darà una scuola efficiente ai liceali, e si troverà vicino alla nuova palestra), ma altrettanti punti critici: è oggettivamente lontana dal centro del rione, che non ne trarrebbe vantaggio; aggrava i problemi di accesso, circolazione e gestione del traffico in Via della Polveriera e in Via Nino Carboneri; si tratta di un ulteriore episodio di cementificazione e della modificazione in senso urbano di un paesaggio verde sul lato sud di Piazza: l’opposto di quanto chiede Piazza, che sul paesaggio gioca molte delle sue attrattive.
La sicurezza degli studenti è una priorità che non può più essere rimandata: alunni, docenti e personale scolastico devono trovare urgentemente una nuova sede. Inoltre, il rischio di perdere i contributi di Provincia (oltre tre milioni) e della Regione (circa quattro milioni e mezzo) per incapacità di decidere sarebbe l’ennesimo schiaffo a Mondovì: per queste ragioni, accogliamo la proposta della nuova scuola alla “Polveriera”, previo abbattimento delle “Rolfi”, a patto però che il progetto effettivo risponda davvero alle necessità della città e porti risposte concrete alle criticità individuate.
Altrettanto evidentemente, però, le tempistiche e le modalità con cui è stata affrontata in tutti questi anni la questione scolastica non sono una risposta adeguata alla profondità del problema generale, alle esigenze della città e al suo futuro.
Dall’epilogo di questa lunga e travagliata vicenda emergono questioni che non è più possibile ignorare: le non-scelte delle amministrazioni degli ultimi vent’anni, incapaci di tradurre in realtà (finanziate) le parole e le idee di volta in volta presentate, hanno impedito la soluzione di un problema divenuto insostenibile. I contenitori vuoti a Mondovì rimangono lì dove sono; gli edifici scolastici - non solo i Licei – richiedono interventi lungimiranti e scelte coraggiose: se la prossima amministrazione non saprà mettere mano con competenza a tali problemi, se non sarà in grado di reperire con efficacia ed in modo autonomo i fondi indispensabili per risolverli, se si accontenterà di scelte di ripiego (come quella della Polveriera) rincorrendo gli ultimatum degli enti finanziatori, allora il problema non sarà mai risolto.
In Breve
martedì 21 marzo