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Attualità | 03 febbraio 2022, 14:37

"L'impatto clinico ed emotivo di questa ondata è stato meno pesante. Ma a livello organizzativo è stato difficile"

A parlare il dottor Andrea Antonelli, dirigente medico presso la Struttura di allergologia e fisiopatologia respiratoria del Santa Croce. Gestisce l'ambulatorio long Covid, dove vengono monitorati i pazienti guariti ma con patologie residue

il dottor Antonelli, ospite della puntata sul Long Covid di Quarta parete

il dottor Antonelli, ospite della puntata sul Long Covid di Quarta parete

Il dottor Andrea Antonelli, pneumologo dirigente medico presso la Struttura di allergologia e fisiopatologia respiratoria del Santa Croce, dopo la prima ondata di pandemia, due anni fa, è stato nominato responsabile dell'ambulatorio Long Covid.

Un punto di riferimento necessario per tutti quei pazienti che, seppur guariti dalla malattia, continuavano a manifestare conseguenze fisiche quali la mancanza di fiato, il non recupero di olfatto e gusto e un senso di malessere generale. A tutti questi sintomi si è aggiunta la componente psicologica, diventata, con il passare dei mesi, dominante. Al punto che, molte persone, manifestavano dei sintomi non comprovati dalle indagini mediche, evidenziando come fosse proprio l'aspetto psichico quello più impattato.

E questa quarta ondata? "Per ora non abbiamo persone che lamentano conseguenze, l'impatto sanitario è stato decisamente inferiore; diverso l'impatto sull'organizzazione, che per i numeri è stato devastante. Il numero di positivi è stato così alto che sarebbe stato più opportuno isolare i negativi. Fortunatamente le cose stanno migliorando, nell'ultima settimana i casi sono in riduzione netta", commenta Antonelli. 

E' l'impatto psicologico, anche, ad essere diverso. "La malattia spaventa di meno. I casi gravi sono stati pochi, e hanno riguardato soprattutto persone non vaccinate. Sia negli ospedali che nella vita pratica, l'impatto vero è stato organizzativo. Penso al sistema di tamponi, che credo vada rivisto. Ma ho la sensazione che andremo in questa direzione, perché questa ondata ci ha detto in modo chiaro che positivo non vuol dire malato, non con questa variante. Gli asintomatici sono la stragrande maggioranza. E la maggior parte dei ricoveri Covid riguarda persone che hanno altre patologie e risultano positivi. Questo deve farci cambiare prospettiva".

Spiega ancora il medico: "Nella prima ondata molti negazionisti ci dicevano che falsavamo i dati. Non è vero, ovviamente. Ma è un discorso, quello dei numeri, sul quale si sta discutendo molto a tutti i livelli. Hanno ancora senso? Anche noi sanitari ce lo stiamo chiedendo".

Sulle prospettive del prossimo futuro non si sbilancia. "Ci sono Paesi che hanno deciso di andare avanti e di convivere con la situazione. E' una questione politica, più che sanitaria, adesso. C'è stato un cortocircuito, secondo me, proprio in questa ultima fase, legato ai vaccini. In molti credevano di non potersi contagiare, cosa non vera. Abbiamo assistito a due reazioni: c'erano quelli che si contagiavano ed erano contenti di essersi vaccinati, perché non hanno avuto conseguenze gravi; altri, invece, che hanno concluso che vaccinarsi non è servito a niente. Credo che siano comprensibili entrambe le reazioni. Personalmente, avendo visto il peso del Covid fin dall'inizio, sono convinto che il vaccino sia stato uno strumento importantissimo per il minor impatto sanitario. Ma c'è anche la vita: la speranza di tutti è che questa sia stata l'ultima ondata".

Barbara Simonelli

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