Sono sedici i soggetti indagati dalla Procura di Potenza che stamattina, a seguito dell’ordinanza emanata dal Gip del tribunale del capoluogo, si trovano ai domiciliari. Le indagini, condotte dalla Polizia di Stato, si sviluppano in due tranche: la prima, riguarda un ipotetico ‘sistema’ di corruzione infiltratosi nell’indotto automobilistico dell’ex Fca di Melfi. La seconda, invece, farebbe riferimento ad una presunta serie di atti persecutori nei confronti della sindaca di Ruoti, comune potentino.
Stando a quanto è emerso dall’attività investigativa della Procura, insieme ad altri soggetti, nel primo filone sarebbero coinvolti anche due imprenditori di Sommariva del Bosco, A.M. e M.M., rispettivamente amministratore unico di Aptipe Italia Srl e dirigente di BCube Spa. Entrambe le società operano nell’indotto Stellantis.
La posizione ‘aziendale’ dei due imprenditori, indagati nel primo filone, sembrerebbe essere riconducibile ad un altro soggetto (anch’esso sottoposto ai domiciliari), tale A.S. , ex sindaco del comune di Ruoti, ora Consigliere di minoranza, imprenditore che opera nel settore logistico dell’indotto ‘Stellantis’ (già Fca di Melfi), di Piedimonte San Germano (FR), Candiolo (TO) e Venaria Reale (TO). Secondo la Procura, gli imprenditori sommarivesi insieme altri due, avrebbero pagato alcune importanti società appaltatrici di Fca per ottenere sub appalti.
Il Gip ha altresì disposto il sequestro preventivo di alcuni beni verso i 16 indagati, fra aziende a automobili. Nei confronti di M.M. e A.S., confiscati 24mila593 euro e 17mila467 euro. Le somme sarebbero state corrisposte dalla società dell’ex sindaco in favore di una donna che lavora presso l’abitazione di M.M.. Sequestrati preventivamente anche altri 46mila149 euro che, con lo stesso passaggio, sarebbero stati corrisposti al giardiniere di M.M. . Disposto anche il sequestro preventivo di 22mila86 euro nei confronti di A.S. e del dirigente, somma che sarebbe stata accreditata sulla carta di credito aziendale, anch’essa sequestrata, verosimilmente utilizzata da quest’ultimo. Nel decreto motivato disposto dal Gip, si apprende anche un' ulteriore confisca di 9milioni720mila457,73 euro quale profitto della presunta associazione per delinquere, in relazione al quale è contestato l’illecito amministrativo.