Economia - 17 febbraio 2022, 16:30

Istat, nel 2021 in crescita il commercio elettronico e la digitalizzazione nelle PMI

Secondo i dati raccolti dall’Istituto di Statistica, nel 2020 il 18,4% delle imprese con almeno 10 addetti ha effettuato vendite online, facendo registrare un aumento del 2% rispetto all’anno precedente

Il 2021 ha fatto registrare riscontri positivi per quanto riguarda la digitalizzazione e il relativo sviluppo del commercio elettronico. È quanto sottolinea l’ISTAT, nel report “Imprese e ICT” relativo allo scorso anno e pubblicato a gennaio tramite il proprio sito ufficiale. “L’andamento nel tempo degli indicatori della transizione digitale stimati nell’anno 2021” - si legge nel report -  “mostra da una parte, lenti miglioramenti - in analogia con la media Ue27 - nell’area del commercio elettronico delle PMI”.

I dati relativi al settore dell’e-commerce

Nel 2020, secondo i dati raccolti dall’Istituto di Statistica, il 18,4% delle imprese con almeno 10 addetti ha effettuato vendite online, facendo registrare un aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Il dato, pur significativo, è ben al di sotto della media europea (23%). “Una crescita più consistente” - sottolinea il report dell’indagine statistica - “riguarda le imprese con almeno 250 addetti che sono anche più attive nel mercato delle vendite elettroniche (44,5%, da 40,2% nel 2019) rispetto a quelle con 10-49 addetti (17,2%, da 15,2% nel 2019)”.

I dati raccolti dall’ISTAT evidenziano, inoltre, come la percentuale delle vendite online cambi sensibilmente a seconda del settore economico di riferimento; le attività ricettive (83,7%) e del comparto editoriale (73,1%) sono quelle che fanno maggiormente leva sui canali di vendita digitali. Seguono le agenzie di viaggio (47,8%), il settore delle telecomunicazioni

(30,1%), il commercio al dettaglio (31,0%) e all’ingrosso (28,6%), le industrie alimentari (28,5%), i servizi di ristorazione (24,8%) e le attività audiovisive (23,6%).

Le imprese che “vendono online usando il web”, si rivolgono perlopiù a consumatori privati (86,2%) rispetto ad imprese e amministrazioni pubbliche (53,0%); nel 72% dei casi (-4,4% rispetto al 2019), le imprese usano siti web o app propri mentre nel 63% dei casi il canale di vendita è rappresentato da un intermediario. Gli operatori che utilizzano maggiormente le piattaforme digitali di intermediazione per vendere i propri servizi provengono dal settore della ristorazione (89,3%) e dei servizi ricettivi (91,8%).

L’effetto della pandemia

In relazione al 2020, la pandemia provocata dalla diffusione del Covid-19 rappresenta uno dei fattori che ha inciso maggiormente circa l’utilizzo di canali di vendita digitali. Per effetto delle difficoltà connesse all’emergenza sanitaria, l’ISTAT ha registrato un incremento della quota di imprese che hanno venduto i propri servizi via web, in particolare nei settori della ristorazione (+14,4%), della produzione audiovisiva (+12,9%), nel commercio al dettaglio (+9%) e nell’industria tessile (+5,5%).

In aggiunta, il 18,9% delle imprese, stando ai rilievi ISTAT, ha dichiarato di “aver avviato o incrementato nel corso dell’anno gli sforzi per vendere beni o servizi via Internet e reagire alla situazione creata dall’emergenza sanitaria”. A prescindere dal settore economico o commerciale di pertinenza, le aziende che vogliono vendere prodotti e servizi online o affiancare un canale di vendita digitale a quelli fisici già esistenti devono dotarsi di un apposito portale di e-commerce. A tale scopo, è necessario rivolgersi ad un’agenzia specializzata come DSI Design Web agency di Torino, in maniera tale da sviluppare l’intero progetto in ogni sua parte, sia per quanto concerne l’interfaccia visiva (front-end) sia per ciò che riguarda la struttura funzionale (back-end).

Ad attivarsi in tal senso sono state principalmente le imprese che hanno risentito in maniera più pesante delle restrizioni imposte dal governo per il contenimento del contagio; si tratta, in particolare, degli operatori del settore ricettivo (41,8%), le agenzie di viaggio e tour operator (39,3%), il settore delle attività editoriali (38,0%) e quello del commercio al dettaglio (36,0%). Ciò nonostante, sono proprio le strutture ricettive (-8,4%) e le agenzie di viaggio (-5,2%) ad aver patito il calo più significativo di vendite online nel 2020 rispetto all’anno precedente.