Nessun comune della provincia di Cuneo, al momento, è interessato dal razionamento idrico o dal rifornimento di acqua con cisterne e autobotti.
Nelle scorse ore si era diffusa la notizia di un rifornimento emergenziale ad Ormea e Demonte, ma sia ACDA, Azienda cuneese dell'acqua che gestisce il servizio idrico in entrambi i comuni, sia il sindaco Giorgio Ferraris di Ormea, smentiscono.
"Non è detto che non possa succedere da qui a qualche giorno - avverte comunque il direttore generale di ACDA Roberto Beltritti. La situazione è grave e non possiamo nascondere che siamo preoccupati. La soglia di attenzione è alta".
Continua: "Non abbiamo strategie o azioni da mettere in campo per i prossimi mesi. In provincia mancano invasi o grandi serbatoi. Se dovesse perdurare questa situazione, non vedo alternative ad un razionamento. L'acqua c'è o non c'è. Quello che facciamo noi, come società, è continuare a cercare le perdite della rete per evitare la dispersione".
"In questo momento non c'è alcuna emergenza - spiega il sindaco di Ormea relativamente al suoi territorio. Certo, la siccità è un dato oggettivo e le prospettive molto preoccupanti. Il Tanaro fa pena, è ai livelli di fine estate, proprio ora che dovrebbe essere al massimo della sua portata".
La situazione è gravissima, siamo arrivati a 107 giorni di assenza di precipitazioni. E di piogge all'orizzonte neanche l'ombra.
Ecco che, nei giorni scorsi è apparso su molti giornali un accorato appello dell’Autorità provinciale del Settore Idrico ad un utilizzo responsabile della risorsa acqua. Si invita ad un uso più consapevole e razionale delle risorse idriche realizzato attraverso l’emissione di ordinanze sindacali di divieto dell’uso dell’acqua potabile per scopi diversi da quelli alimentari ed igienico-sanitari.
I comuni particolarmente colpiti da questa siccità sono anzitutto quelli nella fascia in media e alta montagna, ma attualmente si cominciano a rilevare seri problemi di approvvigionamento anche in altre aree della zona da Acda gestita.
Scrive ACDA: "La siccità ha accentuato i limiti e le fragilità strutturali delle fonti captate. Infatti, mentre da una parte assistiamo ad una riduzione della portata delle sorgenti di montagna tra il 30 e il 70% (in alcuni casi siamo arrivati al 100%), per le altre sorgenti più “resistenti” abbiamo rilevato comunque un calo di oltre il 20% della producibilità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (ad esempio le sorgenti che originano la rete dell’acquedotto intercomunale cuneese).
Concause secondarie sono le perdite delle tubazioni dovute a vetustà ed un utilizzo scorretto della risorsa da parte dell’utenza dovuto a mancanza di alternative di approvvigionamento quali canali e rii, che sono andati in secca.
Il fatto che queste carenze così gravi si riscontrino già a marzo getta foschi presagi sul proseguo del tempo, in particolare sull’estate, quando le località di montagna dovranno affrontare la stagione turistica".
Cosa fare, quindi, per alleviare nel limite del possibile i disagi che certamente peseranno sulla qualità della vita e sulle attività della popolazione?
Da un lato, come scritto poc'anzi, si lavorerà per la ricerca attiva delle perdite per evitare sprechi su reti particolarmente obsolete, azioni di regolazione delle pressioni e l’interconnessione tra acquedotti per una ripartizione funzionale delle portate disponibili ed il rifornimento di acqua potabile mediante l'utilizzo di specifiche autobotti certificate.
Inoltre, è in corso un’attività di razionalizzazione delle reti di distribuzione realizzata attraverso la gestione ottimale dei pozzi esistenti e l’efficientamento dei sistemi di pompaggio.
Altri interventi già programmati a cui - in alcune aree - viene data priorità riguardano gli studi sulle captazioni per migliorare e/o potenziare la disponibilità della risorsa (fonti esistenti/nuove fonti).