Quattro famiglie, quattro storie anche molto diverse, ma accomunate dallo stesso talento, quello di “amare alla massima potenza” bambini che, nonostante la giovanissima età, coi genitori biologici hanno purtroppo vissuto situazioni difficili, che li hanno condizionati, senza contare che alcuni di loro soffrono anche per problemi psicofisici gravi.
La loro testimonianza è stata fortemente cercata da Uniti per Alba, la coalizione che riunisce i gruppi della minoranza di centrosinistra nel Consiglio comunale albese, per far parlare e sensibilizzare le persone sul tema del cosiddetto "allontanamento zero”, della proposta di legge allo studio della maggioranza in Regione, che diversi Comuni (tra questi la vicina Bra, mentre l’argomento verrà discusso anche in Consiglio comunale a Cuneo), non vorrebbero che questa diventasse operativa secondo le attuali direttrici. Il tema è anche all’ordine del giorno del Consiglio comunale albese (in corso mentre scriviamo, giovedì 31 marzo), al centro di un ordine del giorno presentato dalla stessa minoranza.
Un disegno di legge – hanno rimarcato durante l’incontro con le famiglie i consiglieri William Revello, Elena Di Liddo, Anna Chiara Cavallotto, Rosanna Martini, Fabio Tripaldi e Alberto Gatto – che sembra "dare più importanza all’aspetto economico", inteso come possibile e sufficiente supporto alle famiglie biologiche, per poterle aiutare a far crescere meglio i figli. Dagli esempi di vita dei genitori affidatari riportati durante l’incontro on line sembra che l’aspetto del denaro sia veramente "solo una parte di un insieme che richiede ben altro per far vivere il senso di famiglia” a questi bambini e ragazzi in difficoltà. "Il vero amore – si è ribadito – è quello che queste famiglie hanno donato ogni giorno ai minori affidati loro, che a loro volta si sono sentiti figli e hanno fatto sentire genitori i loro affidatari".
Dalla testimonianza della famiglia sposata da molti anni, con tre figli adottati, e ben quattro in affido, di cui il primo da 12 anni, tutti con problemi psicofisici, al nucleo familiare che ha iniziato da pochi mesi un affido, passando per chi non ha potuto avere figli biologici e ha accolto bambini fratelli o ragazzini si sono susseguiti racconti di persone concordi nel ribadire come sia un errore ridurre questa complessa tematica al solo aspetto economico: "La povertà non è solo di soldi, ma di cultura, di rapporto coi figli. Non è dando soldi a queste famiglie che si risolve il problema".
Tutte le famiglie in generale si sono dette seguite dagli educatori e dai servizi sociali e si sono rese conto che sul cammino delle loro esperienze hanno trovato comunque "persone che hanno ben presente l’estrema delicatezza del tema, l’assoluta eccezionalità di un provvedimento grave come l’allontanamento di un minore dalla famiglia di origine, come anche il bene che in casi estremi si può fare ai bambini tenendoli lontani da situazioni familiari che si sono verificate come oggettivamente difficili".
Ora il timore che la normativa all’esame della Regione porti a concentrarsi troppo sul solo aspetto economico, mentre operatori del sociale e famiglie sanno invece come "le risorse economiche non sono l’esclusivo tassello di quel complesso puzzle che si chiama famiglia".
L’opposizione albese porterà in Consiglio queste esperienze, intenzionata a fare comprendere le ragioni per le quali – è la loro convinzione – questo disegno di legge debba essere modificato ed equilibrato.
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