"Le favole dove stanno?" - scriveva Gianni Rodari - Ce n’è una in ogni cosa: nel legno del tavolino, nel bicchiere e nella rosa".
Priola la sua favola la custodisce in un castagno che ha affondato le sue radici in un bosco, dietro al castello che fu dei Pallavicini di Ceva, per circa 500 anni.
Non un albero qualunque, ma "il castagno di Angelo", come lo chiamano tutti in paese: la maestosa pianta era infatti di Angelo Revetria, papà del dottor Pietro Revetria. Ad ottobre 2020, quando tutta la valle Tanaro ha dovuto fare i conti con l'alluvione, il vento lo ha abbattuto, ma la famiglia e il paese intero hanno voluto dargli una "nuova vita", mettendolo a disposizione di tutti.
Così, nella giornata del 30 marzo, proprio quando il suo 'custode', Angelo, avrebbe compiuto 100 anni, il castagno è stato portato in paese dove ora può accogliere cittadini e turisti e far bella mostra di sé.
Come tutte le favole che si rispettino, però, le gesta e le avventure dei protagonisti devono essere narrate e a farlo ci ha pensato Paola Rubba, che racconta:
"C' era una volta un Re... No c' era una volta un pezzo di legno ... accipicchia un gran pezzo di legno!!!
Era vissuto da sempre in "Bonovento, cian suran du scau du Galetin" una località tranquilla del comune di Priola... Aveva fornito cibo dolce e prezioso a tante generazioni di montanari e lettiere fruscianti per il loro bestiame. I suoi vicini di casa erano gli abitanti del castello dei Pallavicini.
Stava per compiere 500 anni, anno più anno meno, quando in una notte d'ottobre 2020 un vento violento lo fece cadere a terra... Purtroppo non riuscì più a rialzarsi.
Il vecchio castagno di Angelo decise allora che era giunto il momento di scendere dalla montagna e venire a vivere a valle.
Con l'aiuto degli abitanti del castello salì sul carro e piano piano trovò un bel posto all'entrata del paese da dove di tanto in tanto poteva salutare i passanti che si fermavano ad ammirarlo".