Attualità - 08 maggio 2022, 07:29

Mamme equilibriste fra famiglia e lavoro, Giuliana Cirio: “Servono più donne nelle posizioni dirigenziali”

Il direttore di Confindustria Cuneo commenta il report di “Save the children” nel giorno della Festa della Mamma: “ Il mio auspicio è che si aiutino le ragazze a fare figli e a diventare mamme concedendo poi al ritorno le stesse mansioni di prima, senza penalizzarle per il periodo di maternità. Dobbiamo dedicarci a generare lavoro buono”

Giuliana Cirio, direttore di Confindustria Cuneo

Giuliana Cirio, direttore di Confindustria Cuneo

Scelgono la maternità sempre più tardi (in Italia l’età media al parto delle donne raggiunge i 32,4 anni) e fanno sempre meno figli (1,25 il numero medio di figli per donna).

Devono spesso rinunciare a lavorare a causa degli impegni familiari (il 42,6% delle donne tra i 25 e i 54 anni con figli, risulta non occupata), con un divario rispetto ai loro compagni di più di 30 punti percentuali, oppure laddove il lavoro sia stato conservato, molte volte si tratta di un contratto part-time (per il 39,2% delle donne con 2 o più figli minorenni).

Solo poco più di 1 contratto a tempo indeterminato su 10 tra quelli attivati nel primo semestre 2021, è a favore delle donne. Nel solo 2020 sono state più di 30mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni, spesso per motivi familiari anche perché non supportate da servizi sul territorio, carenti o troppo costosi, come gli asili nido (nell’anno educativo 2019-2020[4] solo il 14,7% del totale dei bambini 0-2 anni ha avuto accesso al servizio finanziato dai Comuni).  

Questi i dati diffusi da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, nel 7° Rapporto di Save the Children “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2022”, realizzato in occasione della Festa della mamma.

Ne abbiamo parlato con Giuliana Cirio, direttore di Confindustria Cuneo: “Trovo molto evocativo il titolo. Le mamme lavoratrici sono davvero equilibriste. Non si può che concordare con l'assunto che in Italia sia difficile coniugare la vita privata e la famiglia con la vita lavorativa”.

C'è un però. Ogni analisi dovrebbe essere sempre approfondita. “Di quel 42% di donne che non lavorano sarebbe interessante capire quante vorrebbero lavorare – continua Cirio -. Non diamo per scontato che qualunque donna abbia dentro di sé lo stesso spirito 'produttivistico' che ha il suo partner. Ogni donna ha un ventaglio di multiformi opportunità di realizzazione tra le quali c'è anche il lavoro”.

Per il direttore di Confindustria Cuneo ci sono evidenti differenze nel mondo del lavoro tra gli uomi e le donne, ma non necessariamente l'universo femminile deve apparire penalizzato: “Un po' per vocazione personale e un po' per storia, la realizzazione lavorativa per un uomo è una strada primaria, quasi obbligata. Un uomo in società viene giudicato di successo quando ha raggiunto la realizzazione lavorativa. La donna invece ha molteplici possibilità di realizzarsi. Può farlo attraverso il lavoro, la famiglia, la creatività. Ma anche nel mettersi a disposizione degli altri, il cosidetto 'take care'. È proprio nello spirito della donna l'ottenimento della realizzazione personale attraverso multiformi canali”

Giuliana Cirio inoltre suggerisce di disgiungere il tema della maternità da quello del lavoro: “È molto vero che in Italia manca una rete di assistenza per la maternità. La donna ha problemi col lavoro quando i bimbi sono molto piccoli, nel periodo dello svezzamento e in quello di assistenza più 'fisica' al bambino. Mentre dopo, se ci fosse una rete organizzativa che permettesse alla mamma di stare coi figli per la quantità di tempo necessario, allora non ci sarebbero problemi con il lavoro”.

In italia esiste il lavoro flessibile? “C'è ancora rigidità da parte delle aziende nel concepire forme di lavoro flessibili. Il tessuto produttivo della Granda poi è fatto da piccole e medie aziende. E più è ridotta la dimensione dell'azienda, più l'assenza di una persona è difficile da compensare. È difficile organizzare il lavoro e renderlo elastico. Il mio auspicio è che si aiutino le ragazze a fare figli e a diventare mamme concedendo poi al ritorno le stesse mansioni di prima, senza penalizzarle per il periodo di maternità. Sono convinta che tutto ciò andrà risolto quando ci saranno più donne nelle posizioni dirigenziali. A quel punto ci sarebbe una sensibilità naturale maggiore e queste politiche potranno diffondersi”

Per Giuliana Cirio il post pandemia ha cambiato le carte in tavola anche su questo argomento: “Ha portato a riflettere e anche a rivedere il concetto di produttività esagerata. Abbiamo attraversato anni in cui il produttivo voleva dire buono, mentre l'improduttivo era inutile. Un assioma che non è così scontato. Il tempo dedicato alla lettura di una poesia, alla riflessione su noi stessi, e alla crescita dei figli dal punto di vista puramente economico è improduttivo, ma dal punto di vista dell'evoluzione dell'uomo è produttivo. Anche se non origina denaro nè un utile economico. Non dobbiamo equiparare la produttività di un'azienda alla produttività dell'uomo”.

Riprendendo un pensiero di Recalcati, per il direttore di Confindustria “un uomo è produttivo anche quando genera bellezza, arte e pensiero. Questa maturazione collettiva ha portato, nel mondo post pandemia, al fenomeno delle grandi dimissioni. La scala di valori sui quali era impostata la vita forse è da rivedere. La produttività non è più al primo posto, ma deve scalare nella gerarchia dei propri valori. È per questo che dobbiamo dedicarci sempre di più a generare lavoro buono, una facoltà che gli imprenditori hanno. Dare questa opportunità vuol dire rendere liberi uomini e donne e togliere le persone dallo stato di necessità. Se il lavoro è costretto, fatto malvolentieri, con orari che sono solo sacrifici, allora diventa aberrazione e ricatto”.

Non è il caso delle imprese Granda: “Lo dimostra il nostro basso tasso disoccupazione. I nostri imprenditori hanno in mente il bene della forza lavoro come bene superiore. Ci sono poche crisi aziendali e pochi casi di conflitto sindacale e protesta di piazza. Abbiamo anche buone scuole che danno buone competenze agli studenti".

Per concludere e tornare al concetto di mamme equilibriste: “Sui tavoli legislativi e sui tavoli sindacali dobbiamo lavorare affinchè una mamma abbia la possibilità di non rinunciare al lavoro. Lo si può fare attraverso sussidi, norme e organizzazione. Si devono mettere le mamme in condizione di non viveredrammi di coscienza. Perchè si sa che le mamme hanno biologicamente a cuore la crescita e la vita del loro cucciolo. Piuttosto rinunciano alla loro realizzazione. Dobbiamo trasformare questa debolezza in una forza. Proprio come accade nei paesi del Nord Europa”.

Cristina Mazzariello

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