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Economia | 24 maggio 2022, 07:00

Mercenari italiani per Kiev, fra cui i neonazisti di Azov: i numeri divergono

Circa un mese fa alle ambasciate dei Paesi occidentali era giunta una comunicazione del Cremlino sul trattamento dei mercenari catturati dall’esercito russo e sul loro numero

Mercenari italiani per Kiev, fra cui i neonazisti di Azov: i numeri divergono

Circa un mese fa alle ambasciate dei Paesi occidentali era giunta una comunicazione del Cremlino sul trattamento dei mercenari catturati dall’esercito russo e soprattutto sul loro numero. Nel documento si parla di 61 italiani, di cui alcuni già deceduti o ritornati in patria. È una cifra più alta di quella calcolata da AISI e AISE (le agenzie italiane di intelligence): come riporta il sito Strumenti Politici, la divergenza potrebbe essere causata dagli italiani di seconda generazione e dagli ucraini domiciliati in Italia, mentre di altri non è dato sapere perché potrebbe trattarsi di militari in incognito. A questo proposito è interessante la testimonianza di un medico del team che cura i militari stranieri in Ucraina, il quale spiega come alcuni restino anonimi perché detengono un certo grado o una certa nazionalità; il dottore però dice di non aver visto per il momento italiani, ma altri sempre più numerosi di Paesi NATO venuti in Ucraina a formare all’uso delle armi occidentali. Vi sono italiani anche nel battaglione Azov, tristemente noto per l’utilizzo di simbologie legate alla Germania nazista e composto in gran parte da neonazisti. Un riferimento al III Reich si riscontra anche nel nome che si è dato il gruppo di georgiani andati a combattere dalla parte di Kiev: è la Legione Nazionale Georgiana, praticamente come la formazione che si schierò con Hitler nel 1942. Vi sono state polemiche dopo il video che mostra dei soldati ucraini giustiziare un soldato russo gravemente ferito: fra di essi vi era un georgiano. Il fondatore della Legione ha affermato di non conoscerlo, ma in precedenza aveva dichiarato che non avrebbe fatto prigionieri fra i russi, minacciando così di passarli per le armi (ha poi chiarito che il senso della sua frase era che li avrebbe consegnati all’esercito ucraino).

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