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Attualità | 13 giugno 2022, 07:43

Giornata braidese per l’Arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole

Prima volta sotto la Zizzola da pastore della Diocesi, dopo le Novene alla Madonna dei Fiori

Nella foto, monsignor Roberto Repole con il parroco braidese don Gilberto Garrone

Nella foto, monsignor Roberto Repole con il parroco braidese don Gilberto Garrone

È un vescovo che sorride, monsignor Roberto Repole. Una persona semplice e disponibile. Lo abbiamo visto così a Bra, dove nella parrocchia di San Giovanni Battista ha impartito il sacramento della Cresima. 

Alla doppia tornata di giovani, protagonisti delle celebrazioni di domenica 12 giugno, il nuovo Arcivescovo di Torino ha fatto capire che vivere in pieno il Vangelo, può essere la più grande rivoluzione dei nostri tempi. 

“Il messaggio che questi ragazzi portano a casa - ha spiegato - è che la presenza del Signore è costante, non soltanto da bambini, ma poi anche da ragazzi, da giovani e da adulti. Quindi, sempre possono stare in compagnia di Cristo!”.

Per lui è stata la prima volta sotto la Zizzola da pastore della Diocesi, visto che solo lo scorso 7 maggio ha ricevuto l’ordinazione episcopale, con il conseguente insediamento alla cattedra torinese. 

“Per me essere Arcivescovo di Torino significa svolgere questo ministero di presidenza della Chiesa di Torino, creando e cercando di aiutare tutti alla comunione”, ha detto Repole, accolto con calore dalla comunità parrocchiale braidese, guidata da don Gilberto Garrone, in una giornata dai connotati estivi. 

“Essere a Bra è una bella gioia, perché fa parte della Chiesa di Torino”, ha concluso l’Arcivescovo, che molti ricordano come predicatore in alcune delle passate novene alla Madonna dei Fiori. Bello il suo rapporto con il Santuario e soprattutto con l’iconografia del mosaico firmato da padre Marko Ivan Rupnik, che si staglia sul pronao. 

Proprio le caratteristiche teologiche celate dietro quest’opera colossale dell’artista sloveno, che prima di Bra aveva espresso la sua arte a Lourdes, Fatima, San Giovanni Rotondo e Cracovia (per citarne alcune), sono state indagate dal nuovo Arcivescovo nel libro, che ha scritto insieme al compianto rettore don Sergio Boarino

Cinquantacinque anni, una formazione sacerdotale ricevuta al seminario torinese degli anni Novanta (proprio alla scuola di don Sergio Boarino), teologo, ma anche pastore e con una missione che è partita dalle parrocchie di periferia. È questo l’identikit di monsignor Roberto Repole, prete dal 1992, poi docente di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale-sezione di Torino, l’Istituto superiore di scienze religiose e il Biennio di specializzazione in teologia morale speciale e alla Licenza nella sede centrale di Milano e attualmente direttore della sezione parallela di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. 

Ha firmato e curato decine di monografie, saggi, articoli, voci enciclopediche e libri. Nei suoi interventi si riflette la grande attenzione all’importanza della sinodalità, oltre all’indiscussa capacità di ascoltare giovani, lavoratori, fino a bisognosi e migranti con la sensibilità propria di un figlio di emigranti lucani. Curiosità: suona la chitarra e tifa Toro.

Silvia Gullino

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