Attualità - 15 luglio 2022, 16:47

Verduno modello per i futuri ospedali piemontesi: "Bello e moderno, ora però lasciatelo lavorare" [FOTO]

Il Gruppo Pd in Consiglio regionale in visita al nosocomio di Langhe e Roero. Il direttore dell’Asl Veglio: "Alba e Bra spendevano 20 milioni l’anno di mobilità passiva, l’abbiamo già dimezzata. Se non diamo servizi potendolo fare avvantaggiamo solamente il privato"

Alcuni momenti della visita che il Gruppo Pd in Consiglio regionale ha tenuto questa mattina nel nosocomio langarolo guidato dall'ex sindaco albese Maurizio Marello

Alcuni momenti della visita che il Gruppo Pd in Consiglio regionale ha tenuto questa mattina nel nosocomio langarolo guidato dall'ex sindaco albese Maurizio Marello

"Oggi Verduno è un ospedale nuovo e moderno, e deve essere sfruttato al massimo delle sue potenzialità, incrementando prestazioni e specialità".
Così il direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio si è rivolto questa mattina ai consiglieri regionali del Partito Democratico arrivati in delegazione all’ospedale langarolo anche per conoscere i segreti di quel modello Verduno che ha visto la luce nei primi anni Novanta dalla comunione di intenti di due comunità, quelle di Alba e Bra, che rinunciarono ai propri orticelli (anche per evitare il rischio di vederseli chiusi) puntando ad avere una struttura ospedaliera più funzionale e attrattiva e che ora, mentre si archiviano le difficoltà che ne hanno accompagnato la realizzazione dopo la posa della prima pietra nel dicembre 2005, ha visto e vede il pubblico collaborare proficuamente col privato (25 i milioni di euro già donati dalla Fondazione Ospedale, presente all’incontro col suo presidente onorario Dario Rolfo, coi vice Marcella Brizio e Paolo Giraudo e col direttore Luciano Scalise) per offrire servizi sanitari sempre migliori a un’utenza di oltre 170mila abitanti.

L’ultimo nuovo ospedale realizzato in Piemonte, ma anche un modello Langhe applicato alla sanità di cui, su iniziativa dell’ex sindaco albese Maurizio Marello, i colleghi consiglieri regionali Daniele Valle, Domenico Rossi, Diego Sarno e Raffaele Gallo (assenti giustificati Sergio Chiamparino e Mauro Salizzoni) hanno voluto apprendere la storia, così da replicarne il positivo lascito (ed evitarne gli errori) quando bisognerà ragionare in concreto sulle nuove strutture che la Regione Piemonte punta a realizzare a Cuneo, Saluzzo-Savigliano e Novara.

Hanno così appreso che quello aperto definitivamente al pubblico il 20 luglio di due anni fa, dopo la parentesi di Covid hospital dei mesi precedenti, è costato alla collettività 191 milioni di euro, contro i 320 della gara andata recentemente deserta a Novara, dove infatti si sta correggendo il tiro verso quota 400 milioni.

A questi vanno aggiunti i 17 milioni che secondo un modello di "project financing" oggi in parte superato dalle normative hanno rappresentato il contributo dei privati, ora titolari di un contratto di concessione ventennale e nei cui confronti l’Asl ha intanto avanzato richieste di penali per 12 milioni di euro.

Pur tra varie difficoltà, prima delle quali il dissesto delle tre aziende coinvolte nel raggruppamento d’imprese che si aggiudicò la gara per la costruzione, l’investimento ha consentito la realizzazione di una struttura da 110mila metri quadrati, per un costo al mq inferiore ai 2mila euro, progettata per una capienza di 578 posti-letto e oggi strutturata per poterne insediare immediatamente 432, mentre quelli attivi sono poco più di 300.

Una superficie che rappresenta "due volte la somma degli ex ospedali di Alba e Bra", come ha spiegato ancora il direttore Veglio: "Ma è normale nella progettazione di opere simili. Basti pensare alla dotazione di parcheggi ci cui oggi disponiamo, ai 35 ascensori che consentono di muoversi agevolmente tra i piani e reparti interamente climatizzati, o a percorsi interni che oggi ci consentono di non accorgerci se un’area deve venire destinata al Covid, mentre l’ospedale di Alba l’avevamo dovuto 'devastare', per rispondere ai bisogni della prima ondata".

Una struttura nuova e moderna attira una maggiore utenza, ha quindi spiegato il direttore regionale, anche in ragione della migliore qualità del servizio che il "contenitore" contribuisce a fornire. Anche da qui, ancora parole di Veglio, gli "oltre 200 accessi quotidiani a cui il nuovo Dea è chiamato a dare risposte", pur in un contesto meno facile da raggiungere rispetto ai vecchi pronto soccorso di Alba e Bra, mentre presi singolarmente questi ne contavano rispettivamente 40mila e 20mila l’anno".

Discorso analogo vale per il reperimento del personale medico e infermieristico, tasto doloroso per le strutture di tutto il Paese e anche nell’ospedale di Alba e Bra. Ma certamente meno che in passato. "Nel 2019 facemmo concorsi per reclutare dirigenti medici di Ginecologia e Ortopedia. Andarono deserti. Nella nuova sede gli stessi concorsi registrarono un numero di partecipanti in doppia cifra. Una struttura simile ha un’altra attrattività, per dotazione e dimensionamento, e ancora di più in un contesto che, al netto delle solite inevitabili resistenze, vede un’intera comunità che vi investe, come qui avviene grazie alla Fondazione Ospedale e ai suoi 62 soci. Certamente poi costa di più, proprio perché è nuova e più grande. Quei costi fissi vanno ammortizzati facendola lavorare. Stiamo aumentando le prestazioni e continueremo a farlo. Abbiamo già dimezzato l’esodo dei pazienti verso altre strutture. Un retaggio del passato nelle due sedi di Alba e Bra che costava all’Asl 20 milioni di euro all’anno di 'mobilità passiva', mentre storicamente eravamo già l’azienda sanitaria piemontese a ricevere meno fondi in Piemonte, tra quelle dove non è attiva anche una Aso. Tra vent'anni Verduno inizierà a essere a sua volta obsoleto, mentre verosimilmente ad avere nuove strutture saranno Cuneo e Saluzzo-Savigliano. Attiveremo nuove specialità, nel quadro di quanto ci è consentito. L’ultima è la chirurgia plastica, utile in tutta una serie di contesti. Se non diamo servizi potendolo fare favoriamo solamente il privato, cui l’utenza si rivolge se non trova da noi quello di cui ha bisogno".

Ezio Massucco

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