Cronaca - 19 luglio 2022, 14:17

Solfiti nella salsiccia di Bra, scagionato un terzo macellaio: assolto "perché il fatto non sussiste"

Il commerciante aveva escluso l’aggiunta di additivi nell’impasto dell'insaccato: "Solo vino bianco, come previsto dal disciplinare". L’avvocato Roberto Ponzio: "Affermato orientamento giurisprudenziale"

La Salsiccia di Bra Dop, al centro degli accertamenti disposti dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni (Ph. Davide Gallizio)

La Salsiccia di Bra Dop, al centro degli accertamenti disposti dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni (Ph. Davide Gallizio)

Assolto "perché il fatto non sussiste". Questo il verdetto che il giudice presso il Tribunale di Asti Beatrice Bonisoli ha pronunciato nel corso dell’udienza che ieri, lunedì 18 luglio, ha chiuso il processo di primo grado istruito nei confronti di un macellaio di Bra, classe 1955, titolare di uno storico esercizio della città della Zizzola aderente al consorzio dei produttori della Salsiccia di Bra Dop.

L’uomo doveva difendersi dall’accusa di avere prodotto nel proprio laboratorio e detenuto per la vendita sostanze alimentari – nella fattispecie il celebre insaccato a base di carne bovina – realizzate con l’aggiunta di additivi chimici non autorizzati – i solfiti, appunto – senza che questi venissero denunciati in etichetta come previsto dalla normativa per la lista dei 14 allergeni che, presenti negli alimenti in quantità superiori ai 10 milligrammi, possono provocare fenomeni di intolleranza in consumatori con particolare sensibilità.

Il procedimento era partito da un’ispezione compiuta dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni nell’ottobre 2019.

Nel corso del dibattimento il processo aveva visto l’audizione del maresciallo dei Nas Paolo Brasa, della dottoressa Paola Mogliotti quale consulente del pubblico ministero Vincenzo Paone, dello stesso macellaio, il quale aveva escluso di aver utilizzato solfiti per la preparazione della salsiccia, spiegando invece di aver utilizzato "semplicemente vino bianco", come peraltro previsto dal disciplinare di produzione.

Rappresentata dall’avvocato albese Roberto Ponzio, la difesa del commerciante si era invece avvalsa della consulenza del dottor Lorenzo Varetto e della dottoressa Simonetta Rigo, avvalorando la tesi secondo la quale l’utilizzo di un ingrediente contenente anidride solforosa comporti fatalmente il permanere di tracce di quella sostanza nell’alimento, ma che le stesse vi erano risultate in quantità tali da non poter rappresentare un rischio per il consumatore.

Tesi alla fine fatta propria dal giudice Bonisoli, il cui pronunciamento viene ora accolto con soddisfazione dallo stesso legale albese. "Il giudice – spiega infatti l’avvocato Roberto Ponzio – ha certificato come il modesto quantitativo di anidride solforosa rilevata in quei campioni di salsiccia non potesse costituire un additivo, cioè un’aggiunta effettuata per finalità di conservazione, quanto piuttosto il risultato dell’impiego di vino bianco secco nella preparazione dell’impasto. In questo senso va sottolineato come la norma punisca l’aggiunta intenzionale e consapevole di sostanze, cosa che abbiamo dimostrato non essere avvenuta. Se è notorio peraltro come il vino bianco contenga solfiti, è naturale che tale sostanza possa figurare come residuo in alimenti che hanno il vino come ingrediente. Si tratta di un principio già recepito da altre due sentenze emesse da altrettanti giudici presso il Tribunale di Asti. L’ennesimo pronunciamento in questa direzione dovrebbe poter rappresentare un importante approdo giurisprudenziale, risolvendo una questione divenuta ormai annosa".

Ezio Massucco

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