Qualche prima ma ancora isolata richiesta di cassa integrazione – è il caso dell’albese Sublitex, controllata Miroglio specializzata nella stampa transfer –, mentre in tutto il territorio provinciale un numero sempre più rilevante di aziende dei più diversi settori va adottando accorgimenti quali riduzioni dei turni o magazzini tenuti prudenzialmente "bassi".
Si rimane alla finestra – questa la sensazione dei sindacati – rispetto agli annunciati venti di crisi che rischiano di accompagnare l’arrivo dell’autunno nel mondo produttivo della Granda e non solo, teso a capire quale sarà domani l’andamento di variabili come il costo dell’energia e delle materie prime, ma anche quali risposte precisamente arriveranno dalla politica dopo il voto di domenica 25 settembre.
Questo il quadro generale tratteggiato sul tema da Aldo Pellegrino, segretario provinciale della Femca Cisl (Energia Moda Chimica e Affini): "I segnali che abbiamo sono questi: un’attenzione e una preoccupazione molto alte da parte delle aziende. Interi settori, dalla plastica alla chimica, fino all’abbigliamento e al calzaturiero che attendono di capire cosa avverrà in ottobre, sia con riguardo ai listini dei fattori di produzione, sia in merito al possibile varo di ammortizzatori sociali di carattere eccezionale, come era stata la cassa integrazione a costo zero adottata nel periodo della pandemia. Misure che, se arriveranno, saranno demandate al prossimo governo, per cui anche le elezioni in questo scenario sono diventate un elemento di attesa e incertezza. Per ora le richieste di 'ordinaria' sono oggettivamente poche, ma credo che già nei prossimi 10-15 giorni questo quadro si chiarirà e le sensazioni non sono positive".
Peculiare, come accennato, è la situazione di un settore come quello dell’abbigliamento, al centro di una congiuntura annosa e che, per ragioni che attengono alle scelte di consumo delle famiglie, figura tra i primi ad accusare i colpi della crisi, come accaduto peraltro durante la difficile stagione del Covid, Non è un caso, quindi, che, tra chi ha già scelto di rallentare la produzione col ricorso alla cassa ordinaria, ci sia la controllata Miroglio di strada Tagliata ad Alba. L’azienda, che rivolge la propria produzione ai mercati dell’arredamento e dell’abbigliamento impegnando oltre 130 dipendenti, ha scelto di ridurre i giorni settimanali di produzione da cinque a quattro per un periodo di sei settimane, sino alla fine di ottobre. Sulle previsioni di una realtà che negli ultimi anni aveva inanellato positivi risultati anche grazie a importanti investimenti in tecnologia e ricerca, peserebbero la stessa generalizzata riduzione degli ordinativi conseguita all’esplosione dei costi energetici come anche il suo radicamento in mercati dell’est Europa, ora toccati dagli effetti del conflitto ucraino.
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