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Saluzzese | 28 settembre 2022, 14:50

Nicola Bolla, pitture a pigmenti e sculture Swarovski: una mostra affascinante “Senza titolo!”

A Torino, nei nuovi spazi della Cavallerizza aperti da Paratissima, ancora visitabile fino al 16 ottobre. La radice saluzzese, il padre Piero Bolla e l’amore per il collezionismo di un medico-artista che riflette sulla caducità della vita e ama la “mirabilia” delle cose. Bolla parlerà della sua arte il 6 ottobre nella sede espositiva torinese

Nicola Bolla - foto Vincenzo Parlati

Nicola Bolla - foto Vincenzo Parlati

Fino al 16 ottobre, nel Galoppatoio e Scuderie della Cavallerizza di Torino (piazzetta Accademia Militare, 3), nei nuovi spazi aperti all’arte contemporanea da Paratissima, è ancora visitabile “Senza Titolo!” la grande personale inaugurata a giugno di Nicola Bolla, saluzzese (classe 1963).

La mostra, curata da Nicola Davide Angerame, è una rilettura degli ultimi 25 anni di attività e fa conoscere la parte meno nota dell’artista: la sua copiosa produzione pittorica, accompagnata nel percorso da installazioni e sculture ad alta suggestione e dalle iconiche (Vanitas) che lo resero celebre negli anni Duemila.

Opere realizzate come gioielli, con l’impiego di cristalli Swarovski, considerate novità nella storia della scultura avendone ribaltato i fondamentali, con la luce e trasparenza.

Da sempre ho lavorato con la scultura e la pittura -  afferma Bolla che si divide tra l’arte e la professione di medico oculista, tra Saluzzo e Torino - Questa mostra è un modo per far vedere i miei lavori caratterizzati da periodi di influenza e, quelli pittorici in particolare, meno conosciuti dal pubblico. Nel 2024 saranno 40 anni da quando ho  iniziato a dipingere”. Lo scultore nasce dunque pittore.

Figlio d’arte? “Si certo, c’è l’influenza di mio padre”. Nicola è figlio di Piero Bolla, pittore saluzzese eccellente e appartato, scomparso nel 2019, che ha lasciato in città e non solo, una significativa traccia umana e artistica. Ma anche la madre Silvia Aimone, di formazione scenografa, aveva un grande senso dell’arte.

“Ho avuto la fortuna che mio padre genetico fosse anche il mio padre artistico. Con me è stato sempre molto corretto e non mi ha influenzato da farmi diventare piccolo clone. Ha lasciato che raccontassi il mio  “Io” con una certa indipendenza artistica. Ognuno con la propria idea, ci siamo arricchiti a vicenda. Lui esocentrico, io multicentrico.

Lui ha fatto di Saluzzo il centro, mentre io ho girato nel mio mondo intorno a Saluzzo. Lui è stato l’ultimo dei pittori romantici ed ha vissuto come un pittore dell’‘800, in una città e in una grande casa che gli hanno consentito di dipingere con serenità. Ho respirato questo mondo fin da piccolo, nato nella casa che è stato studio di Boetto e Matteo Olivero, se vogliamo parlare di “genius loci”.

Tra i lavori ammirati in mostra, calamitanti per gli occhi e legati all’attualità della guerra in Ucraina, un cerchio di terra in cui sono accumulati resti di ossa tempestati di brillanti come lo scheletro con la tiara vescovile e il teschio fatto di Swarovski, una icona molto imitata, realizzata da Nicola Bolla nel 1996, presentata a New York nel 2007. “È un memento mori contemporaneo che in questo momento rappresenta un atteggiamento di pace. Sono opere che occorre sempre leggere con ironia che è l’essenza stessa del memento mori” - afferma Bolla, che è anche autore della serie “Playing cards” presente in mostra: sculture di grandi dimensioni realizzate con carte da gioco.

“Per me il cristallo è stato funzionale a estremizzare l’idea dell’effimero che ci circonda e sottolinea il senso di caducità della ricchezza e l’inutilità del lusso. Una doppia ironia sul tema della morte”.

Tra i critici che parlano di lui, Vittorio Sgarbi:  “Nicola Bolla, soprattutto con le sue opere realizzate con gli Swarovski, ha anche anticipato una profonda riflessione sulla nostra società sempre più dipendente dalla moda e dall’aspirazione al lusso e dai suoi status symbols e sul rapporto ambiguo e promiscuo tra sistema dell’arte e fashion system”.

L'artista saluzzese, che parlerà della sua arte il 6 ottobre, alle 18,30 a Torino, nel “Talk whit the Artist” con il curatore Angerame, presso la sede della mostra, racconta: “Sono partito dal mondo del collezionismo, dalla passione per l’antico e per l’antiquariato. E, ho sempre pensato al legame con antichità. Le mie opere di Swarovski nascono proprio su quest’idea del collezionismo e dalla mia passione per le Wunderkammer. Ho cercato oggetti curiosi fin da piccolo e mi costruivo i giocattoli da solo. Volevo crearmi una “Camera delle meraviglie” tutta mia come habitat personale”

E’ più medico o artista? "Un medico artista, a metà strada di tutto, cercando di prendere il meglio delle due professioni: dalla medicina la serietà e l’etica che ho trasposto nella sfera dell’arte. Nel mondo della chirurgia oculistica ogni gesto, anche il più piccolo, porta a un risultato, e devi sempre ripetere lo stesso gesto per raggiungere il miglior obbiettivo. La ripetizione che c’è anche nei miei quadri, quasi un’operazione ossessiva.

Tra l’altro, casualmente sono diventato l’oculista di molti artisti famosi, e mi lusinga molto che mi affidino i loro occhi, l’organo vitale che insieme alle mani e al cervello usano di più per creare le opere".

La mostra “Senza Titolo!” è aperta  il giovedì e venerdì (dalle 15  alle 21 - ultimo ingresso ore 20); sabato e domenica dalle 11 alle 21 (ultimo ingresso ore 20) . Chiusa il lunedì, martedì, mercoledì.

E’ possibile acquistare il biglietto online su vivaticket o presso il ticket office della Cavallerizza.

Files:
 Locandina Senza Titolo  (410 kB)

Vilma Brignone

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