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Politica | 03 ottobre 2022, 07:03

Alba, Bra, Langhe e Roero senza rappresentanti parlamentari

Dopo decenni la capitale economica del Piemonte Sud e il suo territorio si trovano senza deputati e senatori. Un fatto inedito che sta facendo discutere. A rappresentare l’Albese a Roma sarà un astigiano, Marcello Coppo (Fratelli d’Italia)

Tomaso Zanoletti (a sinistra) ed Ettore Paganelli, ex sindaci albesi poi approdati in Parlamento

Tomaso Zanoletti (a sinistra) ed Ettore Paganelli, ex sindaci albesi poi approdati in Parlamento

Sarà pure colpa del sistema elettorale Rosatellum, le cui farraginosità abbiamo toccato con mano nei giorni scorsi nell’attribuzione tardiva dei seggi, del taglio dei parlamentari, dei nuovi collegi elettorali, di candidature decise a Roma senza considerare il territorio. Chi più ne ha più ne metta.

Sta di fatto che, all’indomani del voto del 25 settembre, sfumate anche le residue speranze di Marco Perosino di fare ritorno a Roma, Alba, Langhe e Roero devono prendere atto di essere rimaste prive di rappresentanza parlamentare.

La capitale economica del Piemonte Sud, la locomotiva dell’agroalimentare in Piemonte sopravvivrà certo a questa mancanza, tuttavia il tema, ad una settimana del voto, è oggetto di discussione.    

Un territorio, quello Alba-Bra, che ha rappresentato per tanti anni nella stagione della Prima Repubblica, un collegio senatoriale importante, indiscusso feudo della Democrazia Cristiana, che qui candidava personaggi importanti per avere la certezza di poterli portare in Parlamento.
Non di rado, tra qualche mugugno degli stessi maggiorenti locali dello scudocrociato, ma alla fine il popolo delle Langhe capiva e li votava, anche perché si trattava di personalità che nella capitale “pesavano” e che sovente assurgevano a ruoli di governo.
Nei partiti di massa funzionava così, giusto o sbagliato che fosse.

È il caso della senatrice Gabriella Ceccatelli, dello storico campano, massimo esperto del pensiero sturziano, Gabriele De Rosa o del leader della sinistra sociale Dc, il torinese Carlo Donat Cattin.

O, per restare nel Cuneese, dei “cavalli di razza” più volte ministri come Adolfo Sarti e Raffaele Costa, che ambivano a questo collegio dove venivano eletti e di cui poi ne portavano le istanze a Roma.

Gli ultimi, in ordine di tempo, pur non potendo anche questi essere considerati “langhetti”, sono stati Guido Crosetto, numero due di Fratelli d’Italia, oggi in odore di ministro, allora esponente del Pdl (Popolo della Libertà), e Giovanni Monchiero, manager della Sanità pubblica, senatore di Scelta Civica.

Ma c’è una schiera di politici albesi doc, che, nel corso degli anni, hanno rappresentato il territorio. Quasi tutti democristiani, con la sola eccezione dell’avvocato repubblicano Vitale Robaldo.

I democristiani che hanno segnato la storia politico-parlamentare dell’Albese rimandano alle figure di Francesco Sobrero, degli ex sindaci Ettore Paganelli e Tomaso Zanoletti e, nella stagione già post Dc, di Mariano Rabino e Marco Perosino, che arrivavano comunque anch’essi dal grembo della Balena Bianca, mentre spostandosi a Bra si finisce in casa Lega (allora Lega Nord Padania), con le tre legislature di Michelino Davico, senatore dal 2006 al 2018 e che fu anche sottosegretario agli Interni dal maggio 2008 al novembre 2011.

Con la mancata elezione di Perosino s’interrompe dunque una lunga catena  di parlamentari che risaliva al Dopoguerra.

Oggi a rappresentare l’Albese in Parlamento sarà un astigiano, l’assessore comunale di Asti Marcello Coppo (Fratelli d’Italia).

Chiedo scusa sin d’ora se ho omesso involontariamente qualcuno in questa ricostruzione che non ha pretesa storico-scientifica, ma si prefigge unicamente di offrire uno spunto di riflessione con una modesta analisi tra la cronaca e il passato più o meno prossimo.

Giampaolo Testa

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