In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. (Lc 1,26-38)
Oggi, 8 dicembre la Chiesa festeggia la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (anno A, colore liturgico bianco).
A commentare il Vangelo della Santa Messa sono le Sorelle Clarisse di Bra. Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella loro riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole in perfetto stile francescano, che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza. Eccolo, il commento.
Uno squarcio di luce e di speranza la prossima e grande festa dell’Immacolata, che posta all’inizio dell’avvento, si presenta come la festa della bellezza, dell’armonia che profuma di cielo. La festa dell’Immacolata prima di essere la festa del “sì” di Maria (che si celebra ogni anno il 25 marzo) è la festa del dono immenso e gratuito di Dio a Maria. Le tre letture che la liturgia di questa solennità propone sono come tre voci di un unico canto che potremmo così intitolare: “Il sogno di Dio”. L’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini ci svela molto bene in che cosa consiste il sogno di Dio: “Benedetto Dio … che ci ha benedetti con ogni benedizione nei cieli…Ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati nella carità”. Dio ci sogna così: da Lui scelti, per essere come Lui amore, cioè santi e immacolati.
La seconda voce potremmo intitolarla: “il sogno infranto di Dio”. La prima lettura offrendoci il racconto della genesi con il peccato dell’uomo, ci offre non una domanda, ma LA domanda: “Adamo dove sei?”. Uomo, dove sei? A che punto è la tua vita? Del dono della libertà cosa ne hai fatto? Anche Dio conosce la sconfitta: il suo sogno di passeggiare nel giardino della vita insieme all’umanità si è infranto. Ma l’amore di Dio non conosce limiti: prima della creazione Dio ci ha scelti e amati, creandoci a sua immagine e somiglianza. In ogni uomo e donna c’è un soffio divino più grande di ogni debolezza umana, un soffio divino che dentro le contraddizioni della vita, con le sue luci ed ombre è più forte e tiene acceso nel cuore di ciascuno e ciascuna il desiderio di un “oltre”, di un cielo a cui anelare.
Nessun merito ha la Vergine Maria per essere stata concepita senza ombra di peccato, e nessun merito abbiamo noi per quell’impronta divina di Dio che ci ha reso suoi figli amati per sempre. Un sigillo divino che nessuna ombra, né peccato potrà mai distruggere. San Paolo scriverà: “Chi ci potrà separare dell’amore di Dio?” (Rm. 8,35).
Il dono del Battesimo ci ha ridonato lo splendore della vita di figli di Dio amati, splendore infranto dopo il peccato, come la prima lettura di questa festa ci ha ricordato. Con la festa dell’Immacolata Concezione di Maria, la piena di grazia, vogliamo provare a imparare da lei come rispondere a quel dono gratuito, appunto di grazia, che l’amore di Dio ci ha fatto e fa ad ogni uomo e donna. Ed eccoci giunti alla terza voce del nostro canto: la festa del dono. Maria all’immenso dono del Suo essere “piena di grazia” risponde con il suo “eccomi” che vuole esprimere la sua fiducia totale nel disegno di Dio. Anche noi oggi vogliamo unirci al suo canto di grazie per dire e cantare a Dio la nostra piena fiducia nel suo disegno di amore, di gioia e di benedizione per ciascuno di noi, affinché il sogno di Dio divenga in Maria e con lei, il nostro sogno, la nostra vita.