Ciocche di fiori gialli sotto il cielo azzurro. Le primule fanno di testa loro e hanno deciso di vestirsi di primavera a gennaio, complici le temperature fuori stagione che caratterizzano questo inverno.
Una rarità che non è sfuggita all’obiettivo fotografico della scrittrice albese Franca Benedusi, durante una passeggiata nelle Langhe. E quasi non credeva ai suoi occhi quando ha visto quei fiori così ribelli e pimpanti. Un fatto che addolcisce il panorama invernale, ma fa riflettere sulle anomalie climatiche. Le piante ci stanno dicendo che qualcosa sta cambiando, anzi è già cambiato.
Curiosità. Secondo il linguaggio dei fiori le primule rappresentano la giovinezza. Al mondo ne esistono migliaia di varietà e sono originarie del Sudamerica, Asia Meridionale, Cina e Giappone. Coloratissima e delicata, la primula è un fiore semplice e rustico che gli si vuol bene solo a nominarla e che nella sua semplicità racchiude dolcezza e gentilezza a iosa.
Come spiega Wikipedia, le più conosciute sono la Primula Obconica, adatta per la coltivazione in vaso, la Primula Polyanthus dai bellissimi fiori bicolore, la Primula Sieboldii con gli steli alti, la Primula Veris o Primula Odorosa con fiori peduncolati molto profumati.
Questi meravigliosi occhi della natura vantano anche molte proprietà: sono ricchi di sali minerali, oli essenziali, pigmenti flavonoidi, enzimi, vitamina C e servono a combattere la tristezza, grazie a virtù calmanti ed espettoranti.
Il nome deriva dal latino primus e, all’inizio del Rinascimento, questo termine indicava indifferentemente qualsiasi fiore che sbocciasse appena finito l’inverno: primule erano le pratoline, primule erano i bucaneve e così via. Con il tempo, poi, si guadagnò l’esclusività del nome. E ora, finalmente, primula è la primula, punto.