/ Agricoltura

Agricoltura | 07 febbraio 2023, 12:01

Mais, l'allarme di Confagricoltura Cuneo: "In dieci anni ridotte superfici coltivate del 35%"

Si chiede un maggior coinvolgimento dei maiscoltori nella filiera. Allasia: "Importante puntare su biotecnologie, ma imperativo che Commissione europea e governo si rendano conto degli errori della riforma PAC"

Mais, l'allarme di Confagricoltura Cuneo: "In dieci anni ridotte superfici coltivate del 35%"

Schiacciate dall’andamento stagionale sfavorevole (caldo e siccità) del 2022 e dall’aumento vertiginoso dei costi di produzione, non compensati dalla discreta crescita delle quotazioni, le aziende maidicole della provincia di Cuneo hanno fatto registrare rese mediamente inferiori del 35% rispetto a quelle ordinarie. A livello regionale, negli ultimi dieci anni, secondo rilevazioni Istat, la produzione è calata del 32%, in linea con la diminuzione della superficie totale coltivata, calata del 33%, dai 194.807 ettari del 2012 ai 130.645 ettari del 2022.

La provincia Granda conferma i numeri regionali con un calo, sempre nell’ultimo decennio, del 35% della superficie coltivata, dai 61.040 ettari del 2012 ai 39.510 del 2022 e di quasi il 30% della produzione. Nel Cuneese, secondo in Piemonte soltanto a Torino, con una superficie coltivata di oltre 39.000 ettari di mais (sugli oltre 130mila regionali) e una produzione totale scesa del 9% tra il 2021 e il 2022, Confagricoltura Cuneo guarda con apprensione a questa tendenza e, per voce del presidente Enrico Allasia, chiede una maggiore attenzione al lavoro di tutta la filiera locale e un più ampio coinvolgimento dei maiscoltori, che contribuiscono fin dall’inizio alla nascita delle tante eccellenze gastronomiche del Cuneese.

Sul nostro territorio nascono prodotti DOP e DOCG che tutto il mondo ci invidia, siano essi formaggi o derivati dalla carne, che provengono dai nostri campi e dalle nostre stalle: per questo è necessario coinvolgere il maiscoltore nella filiera corta, rispettando e valorizzando il suo fondamentale apporto nella creazione dell’eccellenza – spiega Enrico Allasia - . È importante, quindi, da un lato puntare sulle biotecnologie, lavorando su ricerca e innovazione per combattere funghi e micotossine, ridurre gli stress abiotici sulle culture e abbattere i costi e, dall’altro, è imperativo che la Commissione europea e il Governo italiano si rendano conto che la riforma della PAC non ha favorito negli ultimi anni la coltivazione dei seminativi, a causa dei costanti tagli e che sia posta maggiore attenzione a questa filiera, essenziale per la nascita di moltissimi prodotti di eccellenza”.

Anche i dati nazionali parlano di una grave diminuzione della produzione e delle superfici coltivate a mais. Le difficoltà del comparto italiano sono state certificate qualche giorno fa anche dal CREA – Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo, secondo cui la resa media di granella scesa a livello italiano dal già modesto valore del 2021 di 10,3t/ha a 8,3 t/ha, dichiarando che l’import per la campagna 2022/2023 potrebbe di conseguenza aumentare a 7,6 milioni di tonnellate, per un valore superiore ai 2 miliardi di euro.

Il calo di resa pesa sempre di più sulle aziende italiane e sull’Europa intera, tanto che si prevede che la situazione di dipendenza dall’import sarà molto presto una seria problematica per tutti i paesi comunitari.

comunicato stampa

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

WhatsApp Segui il canale di Targatocn.it su WhatsApp ISCRIVITI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium