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Storie di montagna | 12 marzo 2023, 08:09

STORIE DI MONTAGNA/52 - La grande casa di “Jal Vert” che si affaccia sul Monte Chersogno

Quella di oggi è la storia di una casa dove Nonno Prit, Spirito, ha lasciato un forte segno della sua presenza e qui, anche se oggi non c'è più, esiste ancora...

STORIE DI MONTAGNA/52 - La grande casa di “Jal Vert” che si affaccia sul Monte Chersogno

Ci sono delle persone che lasciano un segno, influenzano i figli, i nipoti e tutta la famiglia. Sono persone carismatiche, preziose che anche quando non ci sono più sono comunque presenti: nelle lacrime di chi le ricorda, nei gesti delle persone a cui hanno insegnato tutto o nei ricordi che sono appesi ovunque.

Quella di oggi è la storia di una casa dove Nonno Prit, Spirito, ha lasciato un forte segno della sua presenza e qui, anche se oggi non c'è più, esiste ancora. Era una persona speciale, allegra, un montanaro di altri tempi che in questa casa è nato e si è spento, che ha fatto mille lavori per mantenere la famiglia, anche il ciabattino. Scolaro ribelle e dal carattere estroso si era guadagnato un soprannome: " Jal Vert", Gallo Verde, per aver inventato di averne uno a casa!  Quel nome che ancora oggi resta, scelto da Mattia, il nipote, per la sua azienda agricola apistica.



Un tempo la montagna era fatica, sopravvivere con poco, umiltà e buon vivere. Tutto questo, Spirito, lo ha vissuto, e lo ha tramandato a chi, dopo di lui, sta continuando ad amare questa casa e questo posto!
Per la prima volta, da quando ho aperto il blog, mi sono presentata a sorpresa in un posto. Un assolato martedì di febbraio, prima dell'arrivo della neve, mi sono fermata in questo angolo di paradiso alpino, perché lo conosco da tempo.  Sono scesa dalla macchina e mi sono avvicinata alla struttura. Qualche turista di passaggio si stava godendo il favoloso panorama che questo incantevole locale offre.  Mi ha accolta  Pasqualina, la figlia di Spirito.

Quando sono entrata per prendere un caffè ecco che i ricordi si sono fatti chiari: qui avevo trascorso una serata meravigliosa, con un'ottima  cena occitana, musica e balli fino a tarda serata. La sensazione di quella festa mi ha invaso e mi sono ricordata che qui, ho sempre trovato ospitalità, semplicità e buon vivere. Era arrivato il momento di conoscerlo meglio, questo posto, e così, nonostante la diffidenza iniziale, ho convinto Pasqualina a fare due chiacchiere


Pasqualina nasce nella grande casa affacciata sul Monte Chersogno nel 1965, vive qui con Spirito e Maria, detta Iucio, sua mamma, i suoi fratelli e i nonni. Questa casa è qui da tre generazioni:  ha visto il susseguirsi delle stagioni, la guerra, i lavori umili e l'agricoltura per sopravvivere, la montagna di un tempo e quella di oggi. Siamo in Valle Maira, in Località San Michele, Borgata Allemandi, Prazzo (CN) a 1600 mt di altitudine. Abituata alla vita di montagna, in questo posto si sente a casa, nonostante negli anni '85, a vent'anni lo lascia, costretta dallo spopolamento e dalle poche possibilità che offriva la montagna in quel periodo. Studia, cercando di rendersi presto autonoma, e lascia la casa di famiglia, trovando un lavoro statale in città.


Se nasci in montagna non ti riesci a separare da questo ambiente, ce l'hai nelle ossa, ti scorre nelle vene e spesso stargli lontano diventa impossibile e così è stato per Pasqualina che non è riuscita e separarsi dalla vecchia casa di famiglia e nel 2010, nonostante il lavoro in città , torna sui monti e come dice lei, torna a respirare. "Devo alzarmi e vedere il Monte Chersogno per stare bene" mi dice mentre si racconta. "Per me la montagna è casa, vita, origini, radici. Non posso stare lontano da questo posto" conclude sorridendo.



Non è la sola a vivere qui, insieme a lei Luigi, suo marito,un montanaro di un'altra valle, che in lei ha trovato la compagna che ama da sempre la vita in altura. Un uomo che svolge i lavori di un tempo come un tempo, perché per lui ancora hanno un senso e sono il modo per preservare la montagna. Fare il fieno, allevare qualche animale, suonare la musica occitana, fare festa e avere gente intorno per lui sono fonte di energia, buon vivere, allegria. Nel tempo libero realizza sculture in legno che abbelliscono questo posto.  Un ottimo connubio con Pasqualina!

Mentre il racconto continua qualche lacrima scende ricordando nonno Prit, che sono certa fosse lì ad ascoltare le nostre chiacchiere, orgoglioso di una figlia che, nella casa di famiglia, è ritornata a vivere. Una donna tenace, che ha saputo trasmettere a Daniele e Mattia, i suoi meravigliosi figli, l'amore per questo posto, per la vita in montagna, per la parlata in dialetto. Due ragazzi che hanno respirato montagna fin da piccoli, che in altura si sentono a casa. Qui, sui monti,tutti fanno tutto, perché l'unione fa la forza, e come un tempo, se serve, chiunque presta le proprie mani per qualsiasi lavoro, come si faceva un tempo.



Per Daniele, la casa dei progenitori, è il luogo del cuore. I suoi ricordi d'infanzia sono legati a quel posto, quando da piccolo, insieme a Mattia, suo fratello, trascorrevano l'estate dai nonni. Nelle sue parole c'è un'immagine che mi ha lasciato un segno: si ricorda dei pascoli sopra la grande casa, di una coperta stesa all'ombra del bosco con suo fratello addormentato per il riposino pomeridiano. Ci sono immagini indelebili nella sua mente, legate alla gente del posto, agli insegnamenti ricevuti e tutto questo ha portato, sia lui sia suo fratello, a scegliere un lavoro legato all'ambiente montano. Daniele si occupa di lavori forestali, ha una segheria mobile mentre Mattia ha un'azienda apistica e produce un ottimo miele, con un nome particolare: Suemi, che vuol dire sogno in occitano. Due ragazzi concreti, dalle radici salde in montagna, che sapranno portare avanti questo posto e le tradizioni che lo rendono unico e meraviglioso.



Nonna Maria, detta "Iucio", in questa casa ci vive ancora. Ha 83 anni, si concede riposo al sole, e mentre parliamo, passeggia intorno alla struttura. Anche lei questa casa l'ha vista cambiare nel tempo, in questo luogo ha imparato che cosa vuol dire avere poco per vivere, abitare in altura tutto l'anno, ha visto crescere i suoi figli, ha provato l'isolamento dei montanari e ora la vede viva, aperta al mondo, diversa.





Oggi infatti la grande casa di "Jal Vert" è diventata un agriturismo incantevole, ristrutturata mantenendo l'antico, è un posto davvero unico. Qui trovi il sito:http://www.chersogno.it

Si può mangiare, la vecchia stalla è diventata una bellissima sala, e si può dormire, ci sono 5 stanze, un appartamento indipendente e un posto tappa.  L'accoglienza è unica, la semplicità è di casa e si sta davvero bene.  Questo è il posto ideale per i camminatori, per le famiglie, per chi vuole godersi pace, relax, cucina occitana e montagna. Un posto per tutti!



Questo piccolo angolo di paradiso non è solo un luogo dove soggiornare sereni e mangiare bene,  è un posto dove si mantiene la cultura di un tempo, dove una famiglia da tre generazioni custodisce la montagna, dove si sentono ancora giovani parlare in dialetto. Gli strumenti per far sentire la musica occitana, insieme a foto e ricordi, sono  in bella vista nella vecchia mangiatoia, pronti all'uso. Basta poco perchè sulla tavola appaia un bicchiere di vino, i "Semitoun" (fisarmoniche) inizino a suonare e la festa parta!   E' un posto vivo, sopravvissuto  allo spopolamento, da ormai quattro generazioni. Reso bello ed ospitale da questa famiglia che resiste, che ha la montagna nel dna e va avanti nonostante tutto.


Nel prato verde, cuore della struttura, dove io a piedi scalzi ho ballato a perdifiato, c'è una bandiera occitana che sventola proprio verso il monte Chersogno. Il vento la muove, e la croce occitana mostra il suo giallo intenso. E' lì per ricordare che la cultura alpina, le nostre origini, non si devono perdere. Sono certa che in quel vento alpino, che spesso accompagna le serate di questo posto, ci sia ancora lo spirito del grande "Jal Vert" e perché no, magari si può avvistare un gallo verde che razzola sereno tra i pascoli alpini!

Cinzia Dutto

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