“Non meditar vendetta: siediti sulla riva del fiume e aspetta”, recita un vecchio proverbio. Quel che ha fatto Roberto Serniotti: non una parola fuori posto, mai un accenno contro la decisione della società di non riconfermarlo alla guida della squadra nonostante l’avesse appena portata a giocarsi due finali. La scelta, giustamente, spetta sempre alle società. Con onori ed oneri.
Il problema è che quest’anno a Cuneo le panchine sembrano scottare: tra maschile e femminile sulle sponde tra Gesso e Stura sono stati bruciati quattro allenatori.
Oggi è il turno di Massimiliano Giaccardi.
Alla gente con i capelli un po’ più grigi, come il sottoscritto, non può che venire in mente le stagioni nelle quali in panchina sedeva un certo Silvano Prandi. In cinque anni, dal 1993 al 1998, la sua squadra aveva regalato a Cuneo una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, due Supercoppe Europee ed altrettante Coppe delle Coppe. Eppure si sentiva cantare “Con in panca il professore non si vince il tricolore”, come fosse un’equazione: se vinci nelle altre manifestazioni, perché non riesci a farlo con lo scudetto?
In quegli anni, accanto a Prandi c’era un giovane ragazzo che del “Professore” cercava di carpirne i segreti: Roberto Serniotti. Come sempre in silenzio, testa bassa e lavorare, immagazzinò tutto fin quando non arrivò l’occasione: a Cuneo decisero che “senza in panca il professore si sarebbe vinto il tricolore” e gli affidarono la panchina. Furono calcoli affrettati.
L’esperienza durò poco. Quell’anno in squadra c’erano nomi come Pascual, Mastrangelo, Sottile, che fino a qualche mese prima vedevano Serniotti come l’eterno “secondo”. Si coalizzarono e l’avventura di Roberto da capo allenatore sulla panchina di Cuneo durò un autunno e qualche giorno d’inverno: il 16 gennaio 2000 fu esonerato.
Poi la sua avventura in giro per l’Europa, trofei vinti ed il ritorno nel Bel Paese alla guida di Roma e Trento. Ma il suo grande amore restava (e resta) Cuneo. Così quando a fine 2018 la nuova dirigenza della rinata società gli chiese di prendere il posto di Mauro Barisciani nel campionato di A2, non ci pensò un attimo: il progetto era stimolante, anche se arduo da raggiungere in una piazza complicata.
Non partì benissimo: la retrocessione in A3, diritti per il campionato cadetto riacciuffati passando dalla finestra, poi due stagioni in crescendo culminate con le finali del 2022. E la mancata riconferma.
In società si punta al rinnovamento, la panchina è affidata a Max Giaccardi. Personaggio istrionico, adatto a quelli che sono i canoni della pallavolo moderna. Una pallavolo che sembra vivere più sui social che in palestra: oggi l’immagine è tutto.
Ma è un arma a doppio taglio: se le cose filano per il verso giusto sono un’enorme cassa di risonanza, ma quando t’infili in quel “cul del sac” in cui è finita Cuneo in questa stagione i social possono fare molto male.
Annata mai decollata. Lo “zero” punti fatti in trasferta nel girone di andata dovevano essere un bel campanello d’allarme. Ma era sempre solo una “questione di testa”. Davvero nessuno si è reso conto che anche nelle partite vinte qualcosa non stava funzionando? Eppure le lacune erano evidenti, e sempre le stesse.
La resa di alcuni giocatori è stata al di sotto delle aspettative fin dalla prima partita: perché nonostante il calendario avanzasse e le posizioni calavano si continuava a puntare al vertice senza accorgersi del vero problema? Uno ed uno solo: la squadra stava giocando male.
Ora paga Giaccardi. Giusto? Sbagliato? La verità forse sta nel mezzo: l’allenatore non è unico artefice delle sorti di una squadra, qualcun altro dovrà fare un esame di coscienza. A lasciare perplessi è la tempistica della decisione presa: meno di una settimana fa si ripeteva che “l’unico modo per uscire da questi momenti è star vicini alla squadra, oggi la rivoluzione a tre giornate alla fine della regular season ed una certezza matematica di evitare i playout da conquistare.
Era davvero una decisione inevitabile?
La squadra è stata affidata a Lorenzo Gallesio, evidente soluzione tampone nell’attesa dell’annuncio di un nuovo tecnico.
Avanti il prossimo, gli lascio il posto mio.