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Alba e Langhe | 26 marzo 2023, 20:00

TAGLIA 14-19: RACCONTI DALL’ETA’ DEI SOGNI/ Tami

Soffro di autolesionismo da quando avevo circa otto anni. Ero una bambina molto vivace, solare e piena di voglia di fare; poi ho iniziato ad ammalarmi di disturbi del comportamento alimentare per diversi problemi familiari, problemi con me stessa e anche con i miei coetanei, insomma ero diversa.

TAGLIA 14-19: RACCONTI DALL’ETA’ DEI SOGNI/ Tami

“Taglia 14-19” è una raccolta di storie vere, riproposte sotto pseudonimo. Un progetto che nasce dopo tre anni di ricerca, tra fonti orali e scritte, tra studenti e studentesse delle superiori in età compresa, appunto, tra i 14 e i 19 anni. Amarezza, gioia ed emozioni palpabili riproposti attraverso i loro occhi, i temi scritti, i “pizzini” lasciati nell’agenda dell’insegnante, i messaggi durante i periodi di vacanza e i dialoghi sospesi tra un intervallo e l’altro. Ragazzi e ragazze che hanno una loro visione del mondo e della vita, anche se coglierle non è sempre così immediato.

L’autrice. Francesca Gerbi è un’insegnante di lettere e sostegno nelle scuole superiori, giornalista e scrittrice. Con l'editrice "La collina dei libri" ha appena dato alle stampe "La memoria di Viola", romanzo col quale affronta con delicatezza lo spinoso tema dell’Alzheimer.***

Piacere, sono Tami e ho 16 anni.

Soffro di autolesionismo da quando avevo circa otto anni. Ero una bambina molto vivace, solare e piena di voglia di fare; poi ho iniziato ad ammalarmi di disturbi del comportamento alimentare per diversi problemi familiari, problemi con me stessa e anche con i miei coetanei, insomma ero diversa.

Ho iniziato a chiudermi in un guscio perché non mi sentivo capita.

Ero sempre sola e avevo troppe “voci malate” in testa. Dovevo trovare un modo per evadere da quei pensieri e ho trovato il fuoco, gli accendini e i fornelli della cucina. Dopo anni passai alle lamette. Mi ricordo che iniziò tutto quando mi bruciai per sbaglio ma non tolsi la mano; la lasciai lì ad aspettare che la pelle si abituasse a quella sensazione e, piuttosto che piangere e lamentarmi per il dolore, guardai quella bruciatura così complessa con ammirazione. È stato lì che la mia testa tacque una volta per tutte. Da quel momento iniziai a bruciarmi quasi tutti i giorni, poi, piano piano gli anni passarono, ma le voci in testa, a cui avevo dato il nome Adi, erano sempre più forti e sempre più ingestibili. Anche il fuoco aveva un valore diverso: non era più così tanto d’aiuto, ormai era solo  un vizio. Quando iniziai a fumare mi spegnevo le sigarette addosso, ma neanche quello era abbastanza.

Così, nell’estate del duemiladiciannove, a Como, mi chiusi in quel bagno e con delle forbici a punta arrotondata provai a farmi del male. Dopo tanta pressione sulla pelle, vedere quel sangue uscire mi fece sentire libera come non mai e con la mente in pace. Da quel giorno mi ritrovai ad avere una vera e propria dipendenza: quando non sapevo che fare, iniziavo a tagliuzzarmi le braccia. Nessuno ne parla, ma, come tante cose, anche questa crea dipendenza.

Non so come spiegare che, tagliando, capivo da una parte di aver esagerato e dall’altra non desideravo nient’altro che quello. Ero arrivata a cercare quella sensazione e basta. Volevo morire ma non ne avevo il coraggio, quindi mi portavo fino ad “arrivare al limite”.  Questo limite lo stavo per superare il 1° ottobre 2021. Quella è stata anche l’ultima volta che poggiai una lametta sulla mia pelle, non per  paura o ansia di arrivare lì, è semplicemente stato così e basta. Ho provato a rivivere e vi garantisco che è stata una lunga e tortuosa battaglia contro Adi. Talvolta lo è ancora adesso, ma un giorno alla volta sono arrivata qua, a 510 giorni da “pulita” e ho capito che forse, anche se difficile, non è impossibile rinascere e tornare a fiorire”.

Francesca Gerbi

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