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Attualità | 31 marzo 2023, 18:46

Medicina del lavoro, come migliorare la salute durante la giornata lavorativa

“Corretta alimentazione, disassuefazione dal fumo, contrasto all’abuso di alcol, lotta contro le dipendenze (sostanze psicotrope, farmaci o altro), attività fisica, sicurezza stradale, qualità delle relazioni sociali, gestione dello stress e invecchiamento attivo sono i principali cantieri di prevenzione primaria" dichiara il dottor Camillo Scimone

Camillo Scimone, il dottore è consulente di attività motoria preventiva nelle aziende da parte della Federazione Medico Sportiva Italiana

Camillo Scimone, il dottore è consulente di attività motoria preventiva nelle aziende da parte della Federazione Medico Sportiva Italiana

Che la pandemia abbia scoperchiato l’entità degli imprevisti che le aziende possono trovarsi a fronteggiare, non è un segreto. Dalla vastità del Covid all’universo mondo delle patologie, più o meno gravi e invalidanti, è sotto gli occhi di tutti come, negli ultimi anni, la medicina del lavoro abbia subito un vero e proprio rivoluzionamento, parallelo alla corsia dei nuovi modelli organizzativi in funzione di flessibilità, contratti atipici e smart working. Il “rimbalzo” alle indicazioni dell’Agenzia Europea per la salute e la sicurezza sul lavoro è dietro l’angolo: la vita in azienda, infatti, risulta un terreno particolarmente fertile per l’adozione di un nuovo stile di prevenzione, con una specifica attenzione ai rischi psico-sociali. Ad approfondire questo tema-sfida del Terzo Millennio è colui che è considerato un importante riferimento – nonché un grande ispiratore - della medicina del lavoro e della sua evoluzione, che cavalca con l’entusiasmo e l’intuizione prolifica di un neo-laureato da oltre quarant’anni, con un’attenzione specialissima all’altra faccia della medaglia, cioè la medicina dello sport.

Parliamo del Dottor Camillo Scimone, fresco di nomina come consulente di attività motoria preventiva nelle aziende da parte della Federazione Medico Sportiva Italiana, di recente riconfermato anche alla direzione sanitaria della Casa di Cura privata “Città di Bra”, nonché direttore sanitario del polo d’avanguardia scientifica “Medical Center - DNA Center”, legato al “SYMED srl Medical Synergy” di Alba, Bra, Fossano e Savigliano, con il coinvolgimento del Gruppo Ascom Bra.

Partendo dalla lunga esperienza che ho maturato in strutture sanitarie e grandi imprese del territorio, una tra tutte la Ferrero SpA, oggi posso dire che medicina del lavoro e dello sport sono egualmente figlie della medicina preventiva - spiega il Dott. Scimone - che si interessa proprio dei comportamenti degli individui sia sul luogo di lavoro, che nella vita extra professionale. Lo switch determinante da fare, però, non è burocratico, ma culturale: bisogna passare da un’idea passiva di salute - ovvero l’assenza di malattia - ad una attiva, quale stato di benessere psico-fisico. In tal senso, cerco di integrare questa prospettiva in ogni ambito in cui opero perché, senza una visione olistica integrata, il benessere non s’ha da fare”. Allo stesso modo, per ottenere risultati efficaci in ambito aziendale, occorre una strategia integrata, guidata da una policy interna in grado di “ripensare” un percorso di promozione della salute finalizzato (anche) a sostenere le capacità psicofisiche in relazione al lavoro.

Ma c’è di più – prosegue il medicoAlcune pubblicazioni della Commissione Europea evidenziano come la tutela della salute dei lavoratori sia propedeutica al raggiungimento di maggiori livelli di benessere personale e sociale. Questo perché, il luogo di lavoro, al pari di ogni altro spazio collettivo di aggregazione, è altresì un ottimo catalizzatore di modelli culturali e comportamentali. Infatti, oggi, le malattie correlate al lavoro sono determinate tanto dai rischi lavorativi, quanto dallo stile di vita dei lavoratori stessi. Ecco perché il ‘cappello’ della medicina preventiva può avere una doppia efficacia: migliorare le condizioni di salute generale (anche a favore del taglio dei costi della sanità pubblica) riducendo, nel contempo, i rischi professionali su diversi piani”.

Sotto questo grande cappello, il Dottor Scimone ha messo la sigla che promette e contiene tutto: la WHP-Workplace Health Promotion (programma dell'OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità per la promozione della salute nei luoghi di lavoro attraverso corretti stili di vita sul lavoro), la moderna “bibbia” che ingloba i principali focus di promozione della salute legati tanto alle abitudini di vita delle persone – con effetti rilevanti sul loro benessere psico-fisico - quanto ai rischi professionali nell’ambito della loro occupazione.

Continua Scimone: “Corretta alimentazione, disassuefazione dal fumo, contrasto all’abuso di alcol, lotta contro le dipendenze (sostanze psicotrope, farmaci o altro), attività fisica, sicurezza stradale, qualità delle relazioni sociali, gestione dello stress e invecchiamento attivo sono i principali cantieri di prevenzione primaria da sottoporre a sorveglianza sanitaria anche nei luoghi di lavoro, a cui potremmo equiparare anche le scuole per riempire il vuoto lasciato dalla ex Medicina Scolastica. La convinzione che la promozione della salute sia una responsabilità esclusiva dei servizi sanitari, infatti, è molto più che superata, poiché riguarda fattori che sono sostanzialmente al di fuori del controllo dei servizi sanitari stessi, e che dipendono invece da scelte economiche, di politica sociale e produttive”.

Si cambia scenario e, in questa nuova guardia, i protagonisti diventano le istituzioni, associazioni e società sportive, la scuola, le imprese, i mezzi di comunicazione e le famiglie. Uffici, fabbriche, piuttosto che aule scolastiche rappresentano quindi i nuovi contesti favorevoli alla promozione della salute, con comprovati effetti nel lungo periodo sia sul benessere del lavoratore-studente, che sulla sua produttività.

Ad oggi, la sfida a cui siamo chiamati è quella di individuare le migliori azioni di promozione da perseguire e di calarle nella quotidianità lavorativa al fine di raggiungere risultati positivi sia per il lavoratore, che per l’azienda – osserva Scimone. Non a caso, il cosiddetto TWH-Total Worker Health” (piano di salute totale dei lavoratori) richiede, anzitutto, un approccio multidisciplinare nel quale devono interagire competenze giuridiche, mediche, organizzative ed economiche. Proprio come compare sulle pagelle del progetto “Sport & Scuola”- siglato da MIUR e CONI - linguaggio del corpo, gioco, attività fisica, regole, fair play, salute, benessere, prevenzione e sicurezza sono le voci di valutazione che corrispondono agli obiettivi interdisciplinari dell’iniziativa: in sintesi, il “manifesto” dell’organizzazione impegnata a promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale dei suoi “giocatori”, che potremmo pure chiamare “lavoratori”.

Conclude Scimone: “L’opportunità della Total Worker Health è stata inserita nel Piano complementare Pnrr proprio perché gli interventi di miglioramento globale del contesto lavorativo sono in grado di coniugare il rispetto della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, a partire dal D.Lgs. 81/2008, con vere e proprie evidenze scientifiche. E’ stato dimostrato, infatti, come i fattori di rischio negli ambienti di lavoro possano contribuire alla genesi di problemi in precedenza considerati non correlati al lavoro, viceversa come i fattori ambientali e occupazionali possano mitigare o accentuare le condizioni generali di salute dei lavoratori superando la più tradizionale concezione della medicina del lavoro”.

Una cosa è certa: al di là degli obblighi normativi, nella grande partita della salute, ogni persona deve essere messa nelle condizioni di difendere il proprio benessere. E un buon medico in azienda può aiutare la famosa mela del proverbio a esercitare il mestiere della prevenzione. Non per un incremento commerciale, ma per un cambiamento culturale.

Renata Cantamessa

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