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Farinél | 07 maggio 2023, 12:01

Farinèl/ Viviamo in un luogo meraviglioso e finalmente ce ne stiamo accorgendo anche noi

Dopo anni vissuti all’ombra della Langa, il Roero sta vivendo un grande fervore, prima di tutto artistico e culturale grazie a una nuova generazione di sindaci e a personaggi come Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Bruno Ceretto che hanno capito prima di altri il grande potenziale, ancora per molti versi inespresso, della sinistra Tanaro

Farinèl/ Viviamo in un luogo meraviglioso e finalmente ce ne stiamo accorgendo anche noi

Da una parte i filari della Bassa Langa che rapiscono la vista con la loro perfezione e disegnano geometrie affascinanti. Dall’altra un paesaggio meno uniforme, più selvaggio, in cui il vigneto cede spazio ai boschi, alle rocche, ai campi di grano oltre che ai migliori tartufi bianchi in circolazione.

Pensieri che sgorgano in un sabato pomeriggio in cui ho appena assistito alla presentazione di un’opera d’arte inserita nel parco d’arte della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sulla collina di San Licerio in uno dei luoghi più belli della Sinistra Tanaro.

Sì, perché da alcuni anni il Roero ha mostrato una forte vocazione alla cultura e all’arte contemporanea, grazie a mecenati come Patrizia Sandretto Re Rebaudengo che dell’arte contemporanea è la signora o alla famiglia Ceretto che, quando si parla di arte, viene guidata dalla competente e discreta Roberta prima che dal vulcanico Bruno.

È la sinistra Tanaro rimasta per decenni nell’ombra e definita per un periodo, persino “Bassa Langa asciutta”.

Anni bui, grigi, culminati nella lettera scritta da tre sindaci all’allora presidente della provincia Raffaele Costa in cui i primi cittadini esprimevano la loro contrarietà all’entrata dei loro tre comuni nella “Core Zone” Unesco. Per molti, tra cui il Sindaco di Magliano Alfieri Luigi Carosso, la missiva ebbe l’effetto di fermare definitivamente l’iter per la candidatura di una zona “del Roero e del vino Arneis” che, nelle intenzioni, avrebbe compreso Castellinaldo, il centro storico di Magliano, una parte di Priocca per arrivare fino a Govone e al castello e concludersi a San Martino Alfieri.

Era il 2008, l’unica consolazione è nella certezza che 15 anni dopo, nessuno di quei sindaci avrebbe controfirmato la richiesta scellerata che tenne il Roero fuori dalla core zone Unesco che, nel tempo, abbiamo imparato a capire quanto fosse importante.

Ora una nuova generazione di sindaci e amministratori scalpita, in una zona che, a differenza di Alta e Bassa Langa, non vive problemi di spopolamento e può contare su un’età media nettamente più bassa. Il comune di Guarene è un esempio, ma se ne potrebbero fare molti altri.

Al Roero sono sempre mancati i soldi e purtroppo questo ha portato alcuni amministratori e funzionari a distinguersi in negativo, ma mai le idee e chi ha idee spesso ha più risorse di chi ha solo i soldi.

Il Pnrr sta redistribuendo le risorse con la possibilità di far diventare denaro i sogni ed ecco che il Roero sta recuperando il terreno perduto, forte anche di municipi mediamente più strutturati rispetto alla maggioranza dei comuni di Alta e Bassa Langa.

E così la Sinistra Tanaro sta diventando la nuova frontiera della cultura e del fervore artistico che potrà guidare la candidatura del territorio a capitale della cultura 2026, grazie a una maggiore versatilità rispetto alla Langa più concentrata sull’enogastronomia.

L’augurio per ogni roerino è di risvegliarsi un giorno Ettore Chiavassa, uno dei più grandi innamorati della sinistra Tanaro, da sempre, e non a caso, culla delle associazioni ambientaliste del territorio, da Canale Ecologia a ComuneRoero passando per la straordinaria opera dell’antropologo Antonio Adriano. Quelli che un tempo erano semplicemente i rompiballe e oggi sono semplicemente quelli che prima degli altri, prima dell’Unesco e delle frotte di turisti, avevano capito di vivere in un luogo meraviglioso, e fragile, avvertendoci dei possibili rischi.

Antropologia, permettetemi di aprire una parentesi e fare una digressione, è una delle parole meno musicali della nostra bellissima lingua; eppure, una delle più interessanti, altro che l’abusata resilienza. L’antropologo è colui che studia i comportamenti umani e che studiandoli li trova, pensate, persino interessanti, e li cataloga, li analizza, li codifica e, notizia delle notizie, spesso ci trova persino qualcosa di degno di nota e magari anche di buono, cosa non sempre facile parlando di comportamenti umani.

Come direttore della Fondazione Radici e giornalista mi sento orgoglioso di essere un antropologo, come mi sento orgoglioso di essere un figlio di questa terra che oggi vive un grande fervore umano e artistico. L’invito è a salire sulla collina di San Licerio o sugli altri crinali della sinistra Tanaro e guardarvi intorno.

Vedrete nascere la bellezza, come una Venere da una delle tante conchiglie che da sempre si trovano nella sinistra Tanaro.

“La bellezza è negli occhi di chi guarda”, scrisse Johann Wolfgang Goethe e per fortuna abbiamo smesso di essere affetti da miopia.


Marcello Pasquero

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