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Attualità | 27 maggio 2023, 20:25

Tra siccità e guerre: il vino di Busca che resiste ai tempi che corrono con le "Bottiglie Rese"

Riflettere sui materiali attraverso quello che si beve. Un'iniziativa di Braccia Rese che sulle colline buschesi produce vino naturale con l'obiettivo di recuperare 1.500 bottiglie per un continuo riutilizzo

Le etichette a "libretto" sul collo delle bottiglie riutilizzate

Le etichette a "libretto" sul collo delle bottiglie riutilizzate

Busca. 2023. Tra siccità e guerre. 

Potrebbe essere l’incipit dell’ultimo film di Virzì - dal titolo “Siccità”, per l’appunto - non fosse per l’ambientazione capitolina che un po’ stona con quel “Busca”, tra i principali comuni della provincia di Cuneo, che riempirebbe con i suoi abitanti neppure un decimo del quartiere meno popoloso di Roma.

Eppure così è. A Busca, a Roma, come nel resto del mondo. 

"Mala tempora currunt…”, corrono brutti tempiverrebbe da dire.  

"..ma se ne preparano di peggiori", aggiungerebbero i più pessimisti. 

Di contro, dal fronte degli ottimisti, senza scomodare il latino, ribatterebbero: “… beviamoci sopra!”. 

Ma anche il gesto del bere, magari del buon vino, calati in quella spensieratezza che tiene ancorati al presente, dovrebbe portarsi dietro qualche riflessione sul periodo storico che si sta attraversando. 

E così quel "Busca. 2023. Tra siccità e guerre.”, scritto su una (non)etichetta di una bottiglia di vino prodotta tra le colline buschesi, acquisisce particolare significato. 

È con questo obiettivo che nasce l’iniziativa Bottiglie Reseda un’idea della società agricola Braccia Rese, giovane azienda costituitasi nel 2020 e formata da Giovanni Cismondi, Livio Craveri ed Elia Lamberti. Un geometra, un enologo e un designer che hanno scelto di “restituire" le proprie braccia alla terra (poco più di due ettari) dove producono vino naturale - senza chimica né in vigna, né in cantina - da vitigni tipici della zona (Quagliano, Neretta di Dronero e Chatus) e vitigni piemontesi (Barbera e Merlot) e con in cantiere il primo “bianco” derivato dal Baratuciat, vitigno tipico della Val di Susa.  

“Con Bottiglie Rese' - spiega Elia Lamberti - intendiamo veicolare un messaggio attraverso il vino, un bene di lusso, un blasone, che, però, può avere una ricaduta sociale sul territorio. Ci siamo trovati nel 2022 a dover programmare con grande anticipo l’ordine delle bottiglie che fino all’anno scorso potevamo reperire con estrema facilità. Questo ha portato, noi in primis, a riflettere sull’impatto di quello che realizziamo. Nel ciclo di vita dei materiali il vetro impatta più della plastica, ma può essere utilizzato innumerevoli volte. E ci siamo fatti una domanda molto semplice: perché non esiste il vuoto a rendere sul vino?”. 

A livello pratico si vuole “svestire” le bottiglie dalle proprie etichette per i prodotti destinati a ristoratori e rivenditori della provincia di Cuneo e Torino, realtà dove si effettuano le consegne a mano. 

“A loro - continua Elia Lamberti - chiediamo un piccolo sforzo che è quello di sciacquare e ritirare le bottiglie nei cartoni. Siccome sono tutte realtà che fanno, come noi, della sostenibilità il proprio mantra, sappiamo che sarà fattibile e, anzi, ci aiuteranno a spiegare il perché di una ‘bottiglia nuda'. Quando porteremo il 'pieno', recupereremo il 'vuoto' che poi andremo a sanificare da una ditta esterna. Saranno così pronte per l’anno successivo e al collo della bottiglia sarà appesa un’etichetta ‘a libricino’, con i parametri del vino, e qualche riga di riflessione sul perché abbiamo scelto la strada del riutilizzo. Ovviamente per le vendite più lontane, all’estero e per i privati questo non sarà possibile. L’obiettivo è di recuperare 1.500 bottiglie che potremmo riutilizzare il più possibile”.

“Chi beve vino naturale - prosegue il produttore di Braccie Rese - beve un’idea di vino. Si deve quindi interrogare sul fatto che ha per le mani un materiale che pesa mezzo chilo, che richiede grandi imballaggi, maggiori consumi di trasporto e che ha, magari, un tappo di sughero estratto da piante secolari. Se lo si beve per fare la foto per Instagram e poi si butta via questo contenitore, viene un po’ meno quell’idea iniziale.”

"Così - continua - come con il progetto ‘Errante (vino prodotto da Braccia Rese attraverso un progetto che intende raccogliere un euro per ogni bottiglia venduta da destinare alla Caritas di Saluzzo per acquistare scarpe anti infortunistica per gli stagionali della frutta ndr), anche quello di ‘Bottiglie Rese’ pensiamo possa essere preso e replicato su diverse realtà del territorio.”

"Sappiamo bene - conclude Elia - che non cambieremo il mondo con questo gesto, ma è un buon punto di partenza: niente di troppo innovativo e rivoluzionario, ma allora perché non è pratica diffusa?”

Beviamoci sopra, allora.

Provando a riflettere. A Busca, a Roma, come nel resto del mondo.

Daniele Caponnetto

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