"Mia madre parlava pochissimo di questa storia perché per lei era un dolore immenso, che pesava sulla sua condizione di sopravvissuta".
Così Mara Fazio, storica del teatro e dello spettacolo moderno e contemporaneo, già docente all'Università La Sapienza di Roma, autrice del libro "Dal giardino all'inferno" (Bollati Boringhieri, 2023), racconta di sua madre, Lore Lindner che per tutta la sua vita ha conservato le numerose lettere che, dal 1933 e il 1942 sua nonna Lina aveva scritto e inviato in Italia.
"Quando la mamma è mancata nel 2009 - spiega l'autrice - volevo semplicemente tradurre e sistemare le lettere affinché potessero essere conservate dalla mia famiglia, ma poi mi sono resa conto che era mio dovere condividere questa storia con tutti. Nella società in cui viviamo oggi si corre sempre di più il rischio che questi fatti vengano dimenticati, diffondere questa storia era un dovere sociale".
Le lettere sono state scritte da Lina (bisnonna della signora Fazio, ndr) e dalla nipote Anneliese, rimaste in Germania e indirizzate a Liesl Binswanger e Lore Lindner (rispettivamente la nonna e la mamma dell'autrice, ndr).
Dopo averle custodite per oltre sessant'anni Lore, tra i 90 e i 95 anni, decide di imparare a usare il computer per trascriverle. Poi le consegna alla figlia Mara che spiega: "Le ha raccolte in un faldone e me le ha consegnate, senza aggiungere altro".
La fitta corrispondenza epistolare è un unicum e il libro intreccia i fatti della storia con la vita personale di nonna e nipote, che si trovano sole ad affrontare le conseguenze delle leggi razziali e della follia nazista.
"Ci sono molti dettagli che ho volutamente lasciato nella pubblicazione - spiega Mara Fazio - proprio per far comprendere come le conseguenze delle decisioni politiche dell'epoca influissero sulla vita quotidiana delle persone. Leggere queste lettere, compiere questo lavoro di ricerca, mi ha cambiato profondamente. Mia bisnonna è un modello per me, sono molto orgogliosa di lei".
Le lettere coprono un periodo di nove anni, una catabasi dai periodi spensierati con le feste nel giardino sul Danubio ai lager. Per tutta la narrazione si percepisce il senso di incertezza e impotenza che lacera le vite di nonna e nipote che, rimaste sole in Germania, accettano con grande coraggio e dignità il terribile destino che poi si compirà.
"In risposta alle terribili offese e privazioni che hanno subito - dice l'autrice - hanno risposto tenendo la testa alta, dimostrando che potevano essere private di tutto, ma non della dignità."
Ci sono episodi, raccontati attraverso le lettere, che ci parlano di una crudeltà gratuita inimmaginabile. Quando agli ebrei viene proibito di salire sui mezzi pubblici, Lina per raggiungere il cimitero dove è sepolto il marito deve andare a piedi per un lungo tragitto, anche se è già molto anziana, ma il fatto peggiore è che per lei ora è proibito anche portare fiori sulla tomba.
Le lettere sono state donate all'archivio storico di Monaco che, in segno di ringraziamento, ha posto una stele commemorativa dedicata a Lina e Anneliese di fronte alla loro ultima casa di proprietà in città, in Leopoldstrasse 102.
Queste lettere dagli storici della Shoah che hanno partecipato alla cerimonia per l'inaugurazione della stele sono state definite un patrimonio dal valore eccezionale e proprio per l'importanza di queste testimonianza il libro, edito in Italia da Bollati Boringhieri, verrà tradotto in tedesco.
LA PRESENTAZIONE A GARESSIO
Domani Mara Fazio sarà a Garessio, per presentare il suo libro a Villa Gobbi.
"Sono molto contenta di questo appuntamento. - conclude Mara Fazio - "Per mia madre l'incontro con mio padre, originario di Garessio, è stato decisivo per cambiare il suo sguardo sul mondo e sui fatti che stavano vivendo da 'accettazione del destino' a lotta per la libertà. E con questo spirito di resistenza siamo cresciuti anche io e mio fratello. Garessio diviene un luogo centrale per la mia famiglia e un luogo che mia madre ha tanto amato".
"Sono molto contenta che l'autrice abbia accolto il nostro invito - commenta l'assessore Paola Carrara - "Garessio è il luogo dove la sua famiglia ha trovato il modo di ricominciare e una nuova casa e anche un nuovo giardino, diverso da quello sul Danubio, ma che ha saputo riportare un po' di serenità. La scelta della presentazione Villa Gobbi non è casuale, come amministrazione vogliamo valorizzare questo luogo dal punto di vista culturale, ma in questo caso la decisione è legata al fatto che gli ultimi abitanti della villa furono amici e protessero le donne della famiglia Linder".
Appuntamento domani alle 11 a Villa Gobbi.