Alla ASSO, l’ente presieduto dalla prof.sa Mariangela Schellino, che si impegna nel fornire apparecchiature di alta qualità specialistica agli Ospedali, è pervenuta, per la prima volta, una opera di un'artista scomparsa, per reperire fondi necessari per l’acquisizione.
Si tratta di un magnifico ritratto della pittrice Letizia Borgna (Mondovì 1900 - Sanremo 1973), posto a disposizione dal nipote Alberto, tramite l’onlus “col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo”.
Il critico d’arte Ernesto Billò, ricorda della autrice: "Qualità e freschezza di un’arte praticata con sincera dedizione e con femminile sensibilità, con interessanti riflessi – datati ma significativi - di un gusto e di una cultura, oltre che di una moda e di un costume. Un gusto e una cultura formatisi all’Accademia Albertina e maturati poi in anni di seri tentativi e di suggestioni derivate specie dalla pittura piemontese degli anni Trenta, e alimentate dal confronto con l’ambiente artistico monregalese d'allora, più ristretto, un po’ diffidente ma stimolante. Nino Fracchia, Agide Noelli, i fratelli Vacchetti di Carrù, il ligure Giuseppe Sacheri (dal 1927 a Pianfei), Beppe Sciolli, Antonio Cangioli, Natale Manzo erano i pittori locali a quel tempo in auge. Tra le pittrici, Giovanna Calleri con la sua emula Lina Garitta, e Gemma Tavella Beccaria. Per Letizia, le maggiori affinità sono riscontrabili con Manzo, Cangioli e Sciolli. E proprio con Manzo, reduce da un’esperienza parigina e generoso di spunti e consigli, la Borgna allestì a Cuneo nel 1934 una delle sue prime mostre. Fiori, nature morte, figurette gentili, paesaggi: “Una prova d’artista da cui traspaiono una buona scuola e una prospettiva di buona riuscita”, annotò la critica. Nel 1936, poi, Giulio Boetto lodò autorevolmente quell’“arte chiara e semplice dove si sente ricercatezza nel disegno e limpidezza nel colore”. Nata in una famiglia di piccoli commercianti, Letizia Borgna ricevette i primi ammaestramenti dal prof. Gioachino Sciolli abile in scultura e in disegno. Con l’appoggio delle sue sorelle ottenne infine dal padre l’assenso a frequentare a Torino l’Accademia. Lì trovò maestri prestigiosi come Cesare Ferro e Giacomo Grosso. Da quest’ultimo ebbe suggerimenti tecnici basilari e la spinta ad una resa attenta del reale, in particolare nei dipinti di figura; ma alla compiaciuta fastosità della ritrattistica del maestro preferì modi e forme meno esibite, più semplici e serene. I ritratti di bimbi, giovani, anziani sono fra le sue cose più impegnate e convincenti. Sono impostati e scorciati con sapienza, con attenzione alla posa, allo sguardo, alla luce, agli accostamenti tonali, agli sfondi, ai dettagli dell’abito, delle stoffe. Pochi gli oggetti che vi compaiono, essenziali per la caratterizzazione del soggetto e per l’equilibrio dell’insieme.”