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Attualità | 16 settembre 2023, 17:03

Peste suina: a Cheese il commissario Caputo apre il tavolo nazionale agli allevatori di piccola scala

"È una mia promessa: anche i più piccoli devono avere voce in capitolo" ha detto il commissario, immaginando una prima riunione nel giro di quindici o trenta giorni

Peste suina: a Cheese il commissario Caputo apre il tavolo nazionale agli allevatori di piccola scala

Anche gli allevatori di piccola scala potranno sedere al tavolo tecnico nazionale dedicato alla peste suina africana. Ad annunciarlo è il Commissario straordinario che si occupa di gestire l’emergenza, Vincenzo Caputo, intervenendo alla 14esima edizione di Cheese, in cui sono centrale i temi delle diverse forme di allevamento e del benessere animale, a Bra  fino al 18 settembre. «Un rappresentante dei produttori di piccola scala sarà invitato a partecipare al tavolo tecnico voluto dal ministero – le parole di Caputo – . È una mia promessa: anche i più piccoli devono avere voce in capitolo. Credo che nel giro di quindici o trenta giorni ci sarà la prima riunione».

Il Commissario Caputo è intervenuto alla conferenza nel programma della manifestazione organizzata da Slow Food e Città di Bra e intitolata Peste suina africana. Chi paga il prezzo più alto?, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, Elisabeth Paul e Stefano Chiellini, allevatori di suini tra Piemonte e Liguria. Entrambi hanno raccontato le enormi difficoltà vissute da quando, nel gennaio del 2022, sono stati identificati i primi casi di peste suina africana nel nord Italia.

«Noi allevavamo una settantina di suini allo stato semibrado – ha raccontato Elisabeth Paul, della cooperativa agricola Valli Unite di Costa Vescovato (Alessandria) – e facevamo il cosiddetto ciclo chiuso in azienda: significa che non acquistavamo i suinetti da fuori ma li producevamo internamente. Così facendo, però, non abbiamo ottenuto i risarcimenti erogati, invece, a chi era in grado di dimostrare, fatture alla mano, i costi sostenuti per l’acquisto dei piccoli esemplari. E in più, i risarcimenti arrivati sono il 10% di quanto promesso».

«Gli allevamenti intensivi – ha aggiunto Stefano Chiellini, della Cooperativa agricola Monte di Capenardo (Genova) – hanno ricevuto risarcimenti fino a 35 volte superiori rispetto a quelli erogati a noi. Servono protocolli per le aziende agricole che hanno resistito fino a oggi, tali da consentire di proseguire l’allevamento all’aperto. Sapere che al tavolo tecnico si unirà un rappresentante delle associazioni locali dei piccoli produttori è importante: sono loro che vivono e lavorano sul territorio e che sanno come e che cosa si può fare».

«Quello che voi fate è il futuro della zootecnia mondiale – ha aggiunto Caputo – . Credo che in futuro si alleveranno animali solo nelle aree marginali, quindi dobbiamo difendere chi oggi lo fa in maniera pionieristica: le istituzioni non vi lasceranno soli».

Per il contenimento dei cinghiali abbattimenti e terapie farmacologiche

Il Commissario Caputo ha anche parlato del piano di contenimento della popolazione di cinghiali: «Stiamo favorendo la nascita di progetti per la sterilizzazione farmacologica della popolazione di cinghiali – ha annunciato – . Si tratta di ormoni che funzionano come la pillola anticoncezionale nell’essere umano e che sono specie-specifici: significa che, se anche un altro animale li ingerisse, non succederebbe niente. In due o tre anni potremmo ottenere un forte abbassamento della popolazione del cinghiale». Poi, siccome «la pillola è reversibile, si può in ogni momento sospendere la somministrazione. In ogni caso, non devono esserci cinghiali in città e nei distretti suinicoli».

Nel frattempo è necessario ridurre la popolazione di cinghiali presenti in Italia. Nel piano pubblicato ieri si legge che il prelievo complessivo nel 2024 ammonta a circa 612mila esemplari. «Cominciamo a mangiare un po’ di più la carne di cinghiale – ha concluso Caputo – . Una parte, poi, può venire destinata al settore del pet food».

comunicato stampa

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