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Attualità | 24 settembre 2023, 14:46

Oggi, domenica 24 settembre, è la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

L’appello di papa Francesco all’accoglienza e perché non si ripetano tragedie come quella di Cutro

La croce, simbolo del dramma migratorio di Cutro, conservata nella parrocchia di Le Castella (Crotone)

La croce, simbolo del dramma migratorio di Cutro, conservata nella parrocchia di Le Castella (Crotone)

Un messaggio all’Angelus per ricordare che oggi, domenica 24 settembre, si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.

È quello di Papa Francesco che affacciato su piazza san Pietro ha detto: «Lasciamoci toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare, e non chiudiamoci nell'indifferenza».


La Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dal 1914 e il tema del 2023 è “Liberi di scegliere se migrare o restare”.


È sempre un’occasione per esprimere la sua preoccupazione per le varie persone vulnerabili che devono lasciare la loro casa per un motivo o per l’altro; è anche un’opportunità per pregare per loro mentre affrontano molte sfide.

Per le diverse diocesi, questo è un giorno importante. Il servizio della Chiesa locale per i migranti è, infatti, al centro dell’apostolato sociale. Tanti volontari sono attivamente coinvolti in ogni regione nell’accompagnamento, nel servizio e nella difesa dei diritti umani.


Ogni anno, la GMMR si celebra l’ultima domenica di settembre; il Santo Padre ci invita a pregare e a impegnarci per le decine di milioni di persone che sono costrette a spostarsi e che sono alla ricerca di nuovi orizzonti.

Lasciamoci interrogare dalla tragedia avvenuta al largo di Cutro (Crotone), dove nella notte del 26 febbraio di quest’anno è naufragato un barcone con a bordo 200 migranti, molti dei quali hanno perso la vita in mare.

A ricordare quel triste fatto di cronaca, è rimasto un enorme crocifisso sbilenco in legno. Non un legno qualsiasi, ma il legno del barcone frantumato, con gli stessi bulloni e gli stessi chiodi che l’urto ha fatto saltare in aria.


L’ha realizzata, nelle ore successive il dramma, l'artista locale Maurizio Giglio e ora è custodita nella parrocchia di Le Castella (Crotone), località balneare in provincia di Crotone, dove sono stati recuperati altri cadaveri.


Spiega il parroco don Francesco Loprete che ha voluto la realizzazione dell’opera: «Vedendo travi e legni ho pensato alla croce di Gesù: questo legno grezzo e freddo porta il corpo di tanti innocenti morti per colpe che non hanno commesso, porta impresso il sogno di fratelli e sorelle. Il mare si sta portando via tutto. Il rischio è che anche noi possiamo cancellare dalla nostra mente questo dramma che ci ha toccato tantissimo».


Sul significato dell’opera, Giglio ha commentato: «Cristo è stilizzato, c’è solo un braccio. È come se ci tendesse una mano dall’alto della Croce. Un invito a ravvederci, un messaggio di salvezza. Non ho realizzato questa opera con gioia, tutt’altro. Toccando la Croce si sentono davvero tutto il dolore e le urla di quella povera gente». In quella drammatica alba persero la vita anche tanti bambini, alcuni ancora in tenerissima età, ma questa immagine parla di vita e insegna che le acque non possono e non debbono spegnere l’amore e la speranza. 

Silvia Gullino

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