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Attualità | 26 settembre 2023, 14:33

Furbetti del superbonus a Castiglione Falletto? Dopo il servizio in Tv parte la denuncia del barolista

Il produttore Alfio Cavallotto contro la trasmissione di Rete4 "Fuori dal Coro": "Nessun restauro a spese degli italiani, ma milioni di tasca nostra per recuperare il castello del paese e aprirlo al pubblico"

Una veduta di Castiglione Falletto e in primo piano il suo castello, nel 2018 acquistato dall'azienda vinicola dei Cavallotto

Una veduta di Castiglione Falletto e in primo piano il suo castello, nel 2018 acquistato dall'azienda vinicola dei Cavallotto

“Un’esperienza surreale, da riderci sopra non facesse arrabbiare per l’immagine distorta e diffamatoria che ne esce del sottoscritto, della cantina che la mia famiglia gestisce da cinque generazioni e pure del nostro paese e territorio, se posso dire". 

Non ci sta, Alfio Cavallotto, 52 anni, produttore vinicolo e titolare, insieme ai fratelli Giuseppe e Laura, della storica cantina Cavallotto Tenuta Bricco Boschis di Castiglione Falletto, a venire annoverato tra i "furbetti del superbonus" e nel suo caso in particolare tra quanti avrebbero avuto indebitamente accesso ai fondi della discussa agevolazione per pagare i lavori di recupero di un castello. Residenze storiche per loro natura ricche ed economicamente impegnative, ammesse a quel contributo, quando proprietà di privati, con la condizione della loro apertura al pubblico. 

I Cavallotto un castello ce l’hanno davvero, quello di Castiglione Falletto, acquistato nel 2018 per promuoverne un importante e oneroso restauro conservativo. Un recupero che, secondo i loro piani, si concluderà nell’estate 2024. E forse è bastato questo a farli rientrare nel servizio di denuncia dal titolo "I furbetti del superbonus: castelli ristrutturati a spese degli italiani", confezionato dal giornalista Tommaso Mattei e andato in onda su Retequattro lo scorso 6 settembre, all’interno della nota trasmissione di approfondimento "Fuori dal Coro", condotta da Mario Giordano

Nel breve servizio, lungo poco meno di un minuto, compare il solo giornalista. Prima appare in paese, dove chiede se il maniero sia o meno aperto al pubblico. Avuta risposta negativa, anche perché è in corso il restauro, appare inquadrato al telefono mentre chiede a Cavallotto se è vero che ha usufruito del contributo e se sia al corrente del particolare requisito previsto dalla normativa. Del produttore, al contrario, si coglie solamente la voce, ripresa in imbarazzate risposte nelle quali, a forza di balbettanti monosillabi, sembra ammettere di aver approfittato della misura senza averne avuto titolo e di averlo fatto per il non indifferente ammontare di 250mila euro

Se non fosse che ora il produttore disconosce completamente il contenuto di quanto mandato in onda. "Una falsa intervista, montata ad arte a partire da una telefonata di venti minuti effettivamente avuta col giornalista – spiega Alfio Cavallotto –. Una conversazione che peraltro era stata assolutamente cordiale e durante la quale nella realtà avevo spiegato più volte al mio interlocutore che noi non abbiamo mai usufruito di quella misura. Avevo anche dato appuntamento di persona al giornalista per chiarire ogni aspetto della vicenda, ma all’ultimo questi aveva declinato".

Insieme alla società di cui è legale rappresentante, Cavallotto ha così deciso di procedere per vie legali, presentando alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti una denuncia querela per i reati di diffamazione e di falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche. Al contempo ha presentato un’istanza di sequestro preventivo del servizio, che rimossa dai canali on line dall’emittente era rimasto visibile sui profili Twitter (ora X) della trasmissione e del giornalista, e presentato un esposto col quale ha chiesto al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana di prendere provvedimenti nei confronti dell’autore dello stesso. "Nella notizia – si legge nel documento redatto dall’avvocato torinese Stefano Cavallittosi dà notizia di fatti non veri e si manipolano registrazioni carpite all’esponente per confezionare una falsa intervista". 

[Alfio Cavallotto con le restauratrici impegnate nelle cucine medioevali del castello]


A venti giorni dalla messa in onda Cavallotto non nasconde tutta la sua amarezza per quanto accaduto: "Ancora qualche sera fa, a Porta a Porta, su Rai Uno, è andato in onda un servizio sul tema ed è comparsa un’immagine di Castiglione Falletto. Mi hanno detto trattarsi di un errore, una svista nel montaggio, ma questo dà l’idea di come, una volta gettato, il fango rimanga". 

Una cosa che dà molto fastidio, insomma. 
"Quasi una truffa, mai più pensavo. Con quel giornalista avevamo avuto una conversazione telefonica molto cordiale. In una ventina di minuti di conversazione avevo spiegato cosa abbiamo fatto nel castello, quali contributi abbiamo preso e quali non abbiamo preso, spiegando chiaramente che non abbiamo avuto accesso al Superbonus. Anche perché il maniero lo ha acquistato l’azienda, non noi come privati, per cui nemmeno volendo avremmo potuto prendere quel contributo". 

E quali ha invece preso?
“Parliamo di un bene pubblico di una grande importanza, completamente vincolato, tra i primi beni tutelati dal Regno d’Italia. Nel nostro caso abbiamo avuto accesso a finanziamenti europei Ocm e aiuti della Soprintendenza Archeologia e Belle Arti su particolari tipologie di restauro e al credito d’imposta del Bonus Facciate, che ha riguardato il restauro delle murature esterne visibili dalle strade. Sommando tutte queste misure abbiamo ottenuto circa il 15% della somma investita nel solo restauro, senza contare l’acquisto del castello. Una quota che, spero, possa arrivare almeno al 20% dei 3,5-3,8 milioni di euro di spesa preventivati di cui ci stiamo facendo carico”. 

Un aiuto non decisivo, insomma. 
“Assolutamente no. Però il Bonus Facciate ci ha dato una mano importante per ridurre le tempistiche. Per il completo restauro dei muri esterni avevamo previsto 8-12 anni di lavori. Grazie a quelle sovvenzioni, e ai termini temporali che le stesse imponevano, siamo riusciti a concentrarli in un anno e mezzo, riducendo i disagi recati al paese. I lavori sono dunque proseguiti anche durante il covid, tenendo gli operai a distanza di sicurezza gli uni dagli altri e siamo riusciti a far lavorare imprese e lavoratori in un periodo in cui nessuno investiva denaro in un periodo di così grande incertezza”.

In quel servizio si dice altro. 
"Nella telefonata col giornalista l’ho ribadito più volte. Poi nel servizio emerge un’altra verità, frutto di un montaggio che non rispecchia per nulla l’esatto svolgersi della conversazione e nemmeno la corrispondenza tra le domande che mi sono state fatte e le risposte che ho dato. Di fatto, nella pseudo intervista andata in onda, non pronuncio una frase di senso compiuto ma soltanto una serie di mugugni con molta insicurezza nelle affermazioni che convalidano la tesi del giornalista”.

Le è spiaciuto. 
“E beh direi di sì, molto. La situazione veramente surreale è che io e i miei fratelli ci siamo impegnati con importanti risorse per riportare al suo antico splendore un bene che rappresenta un patrimonio di tutto il territorio, con l’idea di aprirlo al pubblico non appena terminato il recupero e di realizzarvi un percorso museale che attraversa un millennio della nostra storia. Non pretendo ovviamente un ringraziamento pubblico, ma trovarsi in una trasmissione nazionale a fare la figura del 'furbetto' che approfitta di aiuti di Stato senza averne diritto… quello no. Inoltre, in quel falso scoop, non si dà notizia dell’apertura al pubblico, inculcando nel telespettatore l’idea di un illecito". 

Quando avete acquistato il castello. 
“Nel 2018 abbiamo rilevato dalla famiglia Vassallo di Torino tutta la parte militare e medioevale, comprese le torri, del castello. Questo è stato possibile grazie all’amicizia di lunga data tra le nostre famiglie, oltre al clima di grande fiducia e collaborazione di questi ultimi anni. 

Peraltro, una cosa assai singolare è che, per la prima volta nella sua lunga storia, il castello è di un castiglionese; era stato, sotto il Marchesato di Saluzzo e poi dei Savoia coi Falletti, poi degli Scagnello di Dogliani e infine dei Vassallo, nobile famiglia torinese, che lo utilizzava come residenza estiva, non accessibile al pubblico. Ora siamo a un buon punto dei restauri, abbiamo ancora da intervenire sui locali interni. Una parte importante sarà la scala del torrione centrale, che non c’è più da quattro secoli perché distrutta in un incendio. La sua grande torre rotonda, dell’anno mille, è la peculiarità della fortezza“. 

Verrà aperto al pubblico, in ogni caso
"Certamente. L’intenzione era ed è quella, al netto di obblighi che non abbiamo. La fine dei lavori è prevista per l’estate 2024. Al suo interno abbiamo previsto l’allestimento di un percorso museale col quale proveremo a raccontare la particolare storia dell'edificio, fortezza passata sotto varie dominazioni. Studiandone la storia abbiamo trovato peraltro documenti molto interessanti, come alcuni concernenti il vitto offerto a guarnigioni di soldati che comprovano come questa parte delle Langhe, e Castiglione Falletto in particolare, possa vantare una tradizione vinicola e una coltivazione della vite di tipo intensivo risalenti addirittura all’anno mille. Già allora qui non si coltivava altro”.

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