Un assaggio della soddisfazione odierna il governatore piemontese Alberto Cirio se l’era preso venerdì scorso di fronte al ministro Guido Crosetto e ai sindaci intervenuti al Teatro Sociale di Alba per la cerimonia di apertura della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. "Davvero spero sia l’ultima fiera in cui trovarsi a parlare di Asti-Cuneo – era stato il suo auspicio –. Nell’attesa del definitivo via libera la ditta è stata autorizzata a entrare nel cantiere per le opere propedeutiche ai lavori che porteranno alla realizzazione dell’ultimo tronco. Finalmente possiamo dire che entro il 2024 avremo completato l’autostrada".
A pochi giorni da quell’augurio la Regione ha potuto dare la comunicazione ufficiale in merito al definitivo via libera al progetto per la realizzazione del tronco 2.6a dell’autostrada, quello destinato a collegare senza più soluzione di continuità il tratto dell’A33 ora attivo sino a Verduno con quello interrotto da anni ai piedi di Cherasco.
"In una telenovela che per trent’anni ha mortificato un territorio e in cui mancava sempre l’ultimo foglio… l’ultimo foglio è arrivato", si felicita oggi il presidente della Giunta regionale spiegando che il Ministero della Cultura ha certificato che tutte le prescrizioni sul progetto definitivo del tratto Verduno-Cherasco sono state ottemperate. "Il cantiere dell’ultimo lotto dell’autostrada Asti-Cuneo può finalmente e una volta per tutte partire – ha proseguito Cirio –, e sarà ultimato entro il 2024. Dopo l’apertura dell’ospedale di Verduno e la riattivazione della ferrovia Alba-Asti, un altro impegno mantenuto. Forse il più difficile e importante".
Al presidente regionale ha fatto nel frattempo eco il sindaco albese Carlo Bo, che mette ha messo l’accento sul tema delle opere di compensazione. “Ringraziamo la Regione per aver contribuito a sbloccare anche questo ultimo tassello. Le prescrizioni riguardavano in particolare gli aspetti ambientali e di mitigazione, per ridurre al minimo l’impatto. Ora il cantiere anche di questo ultimo tratto del lotto 2.6 può partire, con l’auspicio che l’attesa per poter viaggiare sull’intera A33 possa davvero concludersi definitivamente nel più breve tempo possibile. La battaglia di Alba e del territorio, però, non è ancora finita – dice infatti Carlo Bo – visto che resta da chiarire la questione delle opere complementari, fondamentali per migliorare la viabilità locale”.
Il riferimento è al lungo elenco di interventi – dal terzo ponte albese alla sistemazione della Provinciale 7, alla bretella di viale Norgaris a Bra – di cui il concessionario autostradale si era impegnato a farsi carico con l’accordo del 2012, allora per un corrispettivo di oltre 100 milioni di euro, dietro al benestare del territorio in merito all'inversione nell'ordine di realizzazione dei due lotti albesi: il II.5, ovvero l'attraversamento di Alba, poi nei fatti accantonato e sostituito dall'integrazione della tangenziale nel percorso autostradale, e il II.6, a sua volta suddiviso in due tronchi, quello operativo da pochi mesi e quello appena autorizzato.
Un elenco e un impegno, quello sulle compensazioni, del quale con le successive intese e il relativo rinnovo del piano economico finanziario dell’opera si sono però perse le tracce, mentre un’ultima incognita riguarda ancora i tempi di intervento per l’adeguamento della tangenziale di Alba, che come noto diverrà quindi parte integrante del tragitto autostradale, con quanto ne conseguirà in termini di pedaggio – e relative esenzioni – e percorribilità da parte dei mezzi agricoli. Più volte il concessionario aveva parlato di un intervento destinato a durare oltre venti mesi, quindi ben oltre il termine di fine 2024.