/ Attualità

Attualità | 31 ottobre 2023, 11:38

Mondovì ricorda la famiglia Castagnino che salvò dalla deportazione Marco Levi, direttore della Ceramica Besio

Per onorare la memoria del coraggioso gesto questa mattina l'Amministrazione comunale ha messo a dimora un melograno nel cortile dell'istituto comprensivo "Anna Frank"

Mondovì ricorda la famiglia Castagnino che salvò dalla deportazione Marco Levi, direttore della Ceramica Besio

Un cerimonia sobria, semplice, ma sentita. Mondovì questa mattina, martedì 31 ottobre, nel cortile dell'Istituto Comprensivo "Anna Frank", ha ricordato l'impegno e il coraggio della famiglia Castagnino che, grazie a un profondo senso di umanità, fecero sì che l'ebreo Marco Levi, direttore della ceramica Besio, potesse salvarsi dalla deportazione nei campi di sterminio. 

La proposta era stata avanzata dai consiglieri del centro sinistra Cesare MorandiniLaura Gasco e Davide Oreglia, attraverso un ordine del giorno presentato a gennaio 2023 e approvato all’unanimità dall'assemblea (leggi qui).

 

LA STORIA

Giovanni Castagnino, come illustrato in consiglio comunale dal consigliere Morandini, nacque a Mondovì nel 1886, carbonaio e agricoltore, noto per la sua generosità nell’accogliere i viandanti, nascose con la moglie Maria Vinai, nella loro casa, a rischio della vita ed in forma disinteressata, per diciannove mesi, dall’ottobre 1943 all’aprile 1945, l’ebreo Marco Levi, direttore della fabbrica di ceramica Vedova Besio e Figlio, già colpito dalle leggi razziali del 1938, salvandolo dalla deportazione in Germania. Insieme a Giovanni Castagnino, la sua famiglia: la moglie Maria, le quattro figlie bambine, la sorella Marietta e il fratello Luigi. La casa era isolata, a Campi Manera, comune di Roburent.

Durante il rastrellamento dell'inverno del 1944 Marco Levi fu nascosto in un anfratto poco distante, e sfamato da Maria con rocamboleschi stratagemmi per non destare sospetti. La famiglia subì diverse perquisizioni delle truppe tedesche, che misero più volte sottosopra la casa tenendo il mitra spianato su Giovanni e Maria e sulle bambine, che nonostante questo mai tradirono la presenza di quel giovane uomo che condivideva con loro la frugale vita quotidiana. Evidente è il rischio che la famiglia corse in quell'anno e mezzo, così come sono encomiabili le premure per il giovane ebreo, a cui fu permesso, nonostante la povertà della famiglia, di rispettare le norme alimentari ebraiche (usando ad esempio il tarassaco come "erbe amare" per il pranzo rituale della Pasqua).

Per la famiglia Castagnino è stata depositata la richiesta per il conferimento dell'onorificenza di Giusto tra le Nazioni presso l'Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme "Yad Vashem".

 

LA CERIMONIA

Stamattina la cerimonia, presenti rappresentanti del “Cigna - Baruffi - Garelli”, autorità militari, rappresentanti dell’ANPI e delle associazioni d’Arma, amministratori dei comuni limitrofi e i rappresentanti del Museo della Ceramica di Mondovì. Dopo un confronto con la comunità ebraica torinese, l’Amministrazione ha scelto dimettere a dimora un melograno, simbolo di giustizia. 

“Grazie al professor Morandini e a tutto il Consiglio comunale per aver proposto questa iniziativa, di grande significato per la comunità e per le future generazioni – ha detto il sindaco Luca Robaldo -. Il luogo che abbiamo scelto per la piantumazione di questo albero non è casuale, fa parte di un percorso progettuale che portiamo avanti con le scuole ogni anno, ponendo in città anche le pietre della memoria. È inoltre il luogo in cui ricordiamo la cultura ebraica”. 

“Ringrazio il sindaco, il Consiglio e tutta la comunità e a tutti coloro che hanno voluto partecipare a questa cerimonia – ha detto il presidente della comunità ebraica di Torino, Dario Disegni - per questo momento di ricordo. Chi salva una vita è come salvasse il mondo intero recita il Talmud. Dobbiamo ricordalo soprattutto nei tempi in cui stiamo vivendo, soprattutto per i giovani”. 

Ha fatto arrivare il suo saluto anche il professor Gigi Garelli, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo

“Maria Vinai Castagnino ha ospitato e nascosto mio zio Marco Levi, con estrema naturalezza - ha detto il professor Guido Neppi Modona -. Non sapeva neanche cosa significava essere ebreo, ma non ha esitato neanche un momento a dare aiuto a una persona che era in difficoltà. Mio zio era rimasto nascosto in Val Corsaglia, continua a impressionarmi positivamente che, anche se probabilmente molti sapevano dove era nessuno, ha mai parlato”. 

“Questa giornata ci rende fieri del gesto che mio nonno ha fatto per la famiglia Levi - ha detto la signora Donatella Regis, nipote dei signori Castagnino, presente con le signore Giovanna e Assunta Castagnino, due delle quattro sorelle, figlie di Giovanni e Maria Castagnino, assente perché impossibilità a partecipare la sorella Caterina - abbiamo mantenuto un’ottimo rapporto tra famiglie che prosegue tuttora”.

Arianna Pronestì

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium