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Attualità | 04 dicembre 2023, 10:39

"La violenza fascista ad ogni latitudine", presentato a Mondovì il volume sul delitto Miceli

Incontro molto gradito e partecipato, sabato 2 dicembre, al museo della Ceramica, grazie all'organizzazione degli Spigolatori con l'autrice del libro, Sonia Gallico

"La violenza fascista ad ogni latitudine", presentato a Mondovì il volume sul delitto Miceli

L’ Associazione Gli Spigolatori – una delle realtà culturali più vivaci del Monregalese, promotrice di eventi importanti, con la quale la nostra ANPI di Mondovì si onora di collaborare – ha offerto sabato 2 dicembre alle ore 17.30 nel magnifico Museo della Ceramica di Mondovì Piazza un pomeriggio importante e ricco di significative riflessioni. 

È stato infatti presentato il volume Il delitto Miceli: una storia di ordinario fascismo in Tunisia di Sonia Gallico: una rigorosa ricerca storica che illumina fatti e contesti poco noti al pubblico, ma che – particolarmente oggi – devono essere conosciuti. 

Ha introdotto la serata l’intervento della Prof.ssa Yvonne Fracasetti Brondino che ha voluto dedicare l’evento – e noi concordi ci uniamo commossi – alla nostra carissima Amica, la Prof.ssa Giuliana Bagnasco, instancabile organizzatrice culturale, che ci ha lasciati lo scorso agosto, ma la cui memoria e il cui esempio accompagneranno sempre tutte le iniziative degli Spigolatori.

Il Prof. Michele Brondino, valente storico del Mediterraneo, ha subito dopo fornito un quadro netto ed articolato del contesto in cui si situa la vicenda del libro: con garbata e solida competenza, ha trattato dell’immigrazione italiana in Tunisia, risalente addirittura al periodo risorgimentale, quando là trovarono ricovero carbonari e mazziniani, e arrivata a costituire un’ampia comunità di più di centomila persone con propri negozi, associazioni, scuole e giornali.

Di uno di questi giornali, L’italiano di Tunisi, dichiaratamente antifascista, fu direttore Loris Gallico, il padre della nostra Relatrice, che quindi parla per conoscenza diretta dei fatti esposti nel libro. 

Un libro che è, come bene è stato rimarcato, “di memoria e di storia”: di memoria personale e di famiglia (e ciò spiega il forte coinvolgimento personale che l’autrice ha saputo trasmettere con grande empatia) e di storia, di una storia che oggi si tenta di riscrivere e di raccontare in tutt’altro modo.

Sono convinto che la prima vittima del sopruso e della violenza sia la verità storica, l’effettiva corrispondenza della realtà dei fatti con la narrazione che ne viene poi data.

Il “caso Miceli” ne è ennesima prova.

 

Giuseppe Miceli, giovane antifascista di ventisei anni, segretario del Circolo Garibaldi e collaboratore del giornale sopra ricordato, fu massacrato da un gruppo di marinai delle navi-scuola Amerigo Vespucci e Cristoforo Colombo, approdate al porto di Tunisi il 17 settembre 1937: l’omicidio avvenne tre giorni dopo, durante l’irruzione fatta nella redazione de L’italiano di Tunisi, che venne messa a soqquadro. Il fatto è stato acclarato con dovizia di particolari da Sonia Gallico che ha condotto una magistrale ricerca su documenti, relazioni, telegrammi e giornali, frequentando archivi, ma anche ascoltando la voce del cuore.

Scrive infatti nella Premessa:

uno dei ricordi più vivi del rapporto con mio padre è il racconto dell’uccisione a Tunisi il 20 settembre 1937 di Giuseppe Miceli. […] Rivedo con chiarezza i lineamenti del suo volto irrigidirsi, gli occhi inumidirsi e il racconto farsi quasi balbettante. Io ascoltavo e non ascoltavo: come molti, o forse tutti gli adolescenti, non avevo voglila di prestare troppa attenzione ad avvenimenti che, pur evocati più volte, mi sembravano comunque poco importanti perché lontani dal mio vissuto. Ma quel violento omicidio perpetrato in un pomeriggio di fine estate del 1937 mi aveva in realtà colpito e si era impresso nella mia memoria. Senza che me ne accorgessi, l’emozione di mio padre, ancora così viva alla fine degli anni Sessanta, a distanza di oltre trent’anni, mi aveva attraversato turbandomi profondamente.

Da quel turbamento nasce questo lavoro – scrupoloso e rigoroso, ma anche commovente e caldo di affetto.

 

Sonia svela la rete delle spie, i complessi rapporti intercorsi tra Tunisi e Roma, a livello di OVRA (Opera Vigilanza Repressione Antifascismo) e dei competenti Ministeri; esplora l’eco della stampa, evidenziando come la notizia del vile omicidio fascista (tanti, sessanta forse, contro uno) venisse data correttamente da molti giornali stranieri, francesi in primis, e di come invece fosse distorta e deformata dal Corriere della Sera, che trasformò gli aggressori in aggrediti, scrivendo di bieca aggressione contro i nostri marinai ecc…

Come si diceva, assieme al povero Miceli muore anche la verità storica.

Ennesima dimostrazione di quanto criminale sia la manipolazione giornalistica, dalla quale non siamo affatto immuni oggi. Anzi.

A fugare ogni dubbio, l’Autrice cita addirittura i complimenti del Duce che in un telegramma, ricevuto e protocollato il 23 settembre, esprime il suo compiacimento per risolta fascistica condotta.

I documenti esistono, parlano da soli, rivelano chiaramente tutto.

Ma bisogna fare la (nobile) fatica di studiarli.

Il passato continua a parlarci, magari proprio come faceva Loris Gallico alla sua figlia adolescente: ma noi oggi vogliamo essere e restare eterni adolescenti, non ascoltiamo, non studiamo, vogliamo risparmiarci ogni sorta di fatica.

E corriamo, stiamo correndo il rischio di cadere nelle vecchie trappole della propaganda e della falsificazione.

Grazie di cuore a Sonia Gallico, che non ha mancato di suggerire quanto il delitto Miceli sia affine ad un altro delitto, quello di Giacomo Matteotti; che ci ha accompagnato con entusiastico trasporto a conoscere assieme una pagina di storia che DEVE essere conosciuta, soprattutto in questo tempo di rimozione della memoria e di plurimi tentativi di raccontarne tutta un’altra, di storia.

L’ ordinario fascismo è qualcosa da aborrire e da combattere in ogni tempo e in ogni forma: eppure noi oggi, abbiamo chi ci governa e non riesce a dichiararsi (e a dimostrare di essere) sic et simpliciter, antifascista.

Stefano Casarino

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