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Economia | 01 luglio 2018, 07:00

Riordino Giochi, l’allarme degli esperti: “Non bisogna dimenticare il settore fisico”

Dare priorità al riordino dell’online e posticipare quello del territorio significa incentivare ancora di più il versamento della domanda di gioco sull’online a discapito della distribuzione sul territorio

Riordino Giochi, l’allarme degli esperti: “Non bisogna dimenticare il settore fisico”

La posizione delle associazioni è netta: dare priorità al riordino dell’online e posticipare quello del territorio significa incentivare ancora di più il versamento della domanda di gioco sull’online a discapito della distribuzione sul territorio”. A parlare così è Geronimo Cardia, Presidente di Acadi, l’Associazione concessionari apparecchi da intrattenimento aderente a Confcommercio.

Lo fa dalla conferenza, organizzata presso la Camera dei Deputati dall’Istituto Milton Friedman, dal titolo “Gioco: un solo mercato, un solo riordino”. Il tema, ovviamente, è quello della riforma del settore giochi, un momento tanto atteso dalle aziende e dalle associazioni di categoria ma che adesso rischia di spaccare il settore e di bloccare la sua ascesa. Per capire infatti l’importanza del gambling nell’economia italiana possiamo prendere i dati relativi alla nostra regione: in Piemonte il giro d’affari è di 8 miliardi di euro all’anno, con una crescita del 71% in 3 anni, contro una media nazionale del 61%.

Un settore florido, insomma, che non può dimenticare però la filiera terrestre, quella fatta di sale, di bar, di rivendite autorizzate che offrono lavoro e occupazione a migliaia di italiani. “La rete fisica genera numeri di tutto rispetto – precisa ancora Cardia - 80% della spesa di gioco regolamentata, il 90% del gettito erariale, oltre il 95% dell’occupazione nazionale di settore, più di 140.000 persone tra esercenti, distributori, piccole e medie imprese di gestione apparecchi, produttori di tecnologie ed addetti commerciali ed amministrativi”.

Come si legge in questo articolo di Giochi di Slots, l’obiettivo è quello di superare il modello federalista, quello che ha dato sempre maggiore potere alle regioni in materia di gioco d’azzardo senza però offrire all’Italia una regolamentazione univoca, omogenea e valida ovunque, insieme alla necessità di valorizzare il gioco tradizionale e fisico.

A schierarsi su questo fronte sono tutte le maggiori associazioni del settore (da Acadi ad Astro, da Sapar a Logico, passando per Acmi ed Ecp-Fipe), unite nel denunciare i rischi che corre il gambling italiano se il governo non adotterà politiche regolatorie ed economiche corrette ed uniformi, mettendo sullo stesso piano la filiera online e quella onsite. Riversare la domanda sul web, infatti, potrebbe esporre ulteriormente i giocatori ai rischi del gioco illegale, che trova proprio sulla rete uno spazio di manovra più ampio. Un pericolo, questo, che non possono correre i cittadini così come non può correre lo stato, che vedrebbe andare verso le attività criminali e mafiose quegli importi che invece la filiera legale garantisce all’Erario.

Guardare prima al “riordino” del gioco a distanza rispetto a quello del retail significa ridurre il gettito complessivo, minare il presidio di legalità sul territorio, indebolire la tutela del giocatore e diminuire i livelli di occupazione. Un allarme, questo, che deve essere ascoltato.

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