E' stata affidata, come anticipavamo nelle scorse settimane (leggi qui), la progettazione per il ricollocamento dei Giudici di Pace nell'Antico Palazzo di Città di Mondovì. Contestualmente prenderà avvio l'iter, in due lotti, per la riqualificazione dell'atrio dell'ex tribunale, già Collegio dei Gesuiti, destinato ad ospitare eventi culturali e, in un secondo momento, il trasferimento del fondo bibliotecario.
Un'iniziativa voluta dal Comune che, però, ha sollevato alcune perplessità tra i cittadini, come evidenzia il professor Ernesto Billò.
***Riceviamo e pubblichiamo***
apprendo dai giornali che il Comune sta per affidare lavori di trasformazione dell’atrio e della terrazza panoramica dell’ex Tribunale di Mondovì Piazza (già settecentesco collegio dei Gesuiti) in una “porta della cultura” da destinare ad eventi culturali, mostre, conferenze, previo un restauro alle volte e alle scenografiche colonne. A un primo lotto da 300 mila euro dovrebbe seguirne un secondo che consenta di trasferire nell’intero palazzo la Biblioteca Civica e l’Archivio Storico.
Poiché da anni insisto perché la “Civica” sia qui trasferita, figurarsi se non guardo con favore a questo primo intervento, ben conscio di quanto sia poi delicata, lunga e impegnativa la sistemazione dell’intero patrimonio librario. Dubito tuttavia che il grande atrio possa ospitare al meglio qualsiasi tipo di esposizione. Grafica, foto, oggetti d’arte, ecc. in opportuni allestimenti ad hoc, sì; però assai meno dipinti e mostre che richiedano uno sviluppo più ampio, una custodia sicura e concentrazione ai visitatori (l’atrio infatti, per sua natura, penso resterebbe luogo di transito ad altri locali…).
E qui vengo a parlare di un altro intervento annunciato e parallelo a questo. Leggo infatti di un imminente trasferimento nell’Antico Palazzo di Città degli uffici dei Giudici di Pace, con aule per
udienze al primo e al secondo piano, e archivio all’ultimo (“senza lavori strutturali – si precisa – e solo interventi d’allestimento”). Da semplice cittadino mi permetto allora di esprimere non solo perplessità, ma un netto dissenso.
Quello – mi dico - è l’Antico Palazzo di Città; ha ospitato per secoli il Comune; conserva ben visibile e udibile la campana civica, in facciata l’orologio e l’immagine della Madonna del Monteregale; in passato all’ingresso conservava il “libro della catena”: il volume degli antichi Statuti e decreti. All’interno, ai vari piani ha soffitti elaborati, affreschi con stemmi, bandiere e richiami all’Unità d’Italia. Al primo piano il suo lungo balcone si affaccia autorevolmente sulla Piazza Maggiore tra palazzi e chiese giustamente rivalorizzati. Ha accanto la chiesa della “Missione” e il Collegio di Gesuiti; sull’altro lato l’antico Palazzo del Governatore ricco d’affreschi; un po’ defilato, il gotico palazzo cosiddetto dei Bressani; e ai due lati la pittoresca infilata di portici. Insomma, un insieme che caratterizza una piazza particolarmente significativa e suggestiva, ben degna di rispetto e valorizzazione. In tale contesto il Palazzo di Città è presenza ineliminabile e preziosa per il compito che svolge… almeno fino ad oggi: sede, in ampi locali di eventi culturali, di mostre, di incontri; ai piani superiori, archivio storico assai ben sistemato e attrezzato.
Sicché il proposito di mutarne ora, di colpo, la funzione e la memoria appare sorprendente e ingiustificato, anzi un vero e proprio errore: almeno ai miei occhi di modesto ma inguaribile appassionato di storie e di cose monregalesi (al punto di pensare per un momento di... incatenarmi sulla sua soglia come l’antico codice, sperando di indurre in extremis chi di dovere ad un ripensamento). Ma attendo con speranza e curiosità un motivato parere della Soprintendenza ai monumenti storici e ambientali, e magari anche un pronunciamento di esponenti di associazioni culturali cittadine. Sono comunque disposto ad apparire – a futura memoria - come unico e isolato bastian contrario.
Preciso di non voler... muovere guerra proprio ai Giudici di Pace, e di avere anzi pieno rispetto per le loro esigenze in fatto di spazi e di funzionalità. Ma oso chiedere se potrebbe individuarsi per loro un’altra sede degna e funzionale: per esempio in via delle Scuole a Piazza, dove un tempo erano la Pretura e la scuola media, e dove ora le sedi di associazioni occuperebbero probabilmente solo una parte dei locali.
Mi scuso per l’intromissione; ma è un problema che mi intriga assai, avendo da più di mezzo secolo messo mano, con tanti altri, ad allestimenti di mostre e incontri nell’Antico Palazzo. E mi ostino a considerarlo una sede centrale e prestigiosa che, con modesti miglioramenti alle luci e alle pareti, potrebbe continuare dignitosamente ad attrarre iniziative e pubblico.
Sperando in una integrale pubblicazione del presente sfogo, ringrazio per l’ospitalità,
Ernesto Billò