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Economia | 28 maggio 2024, 07:05

Assemblea annuale di Confindustria Cuneo, il neopresidente nazionale: “Rimettiamo al centro le politiche industriali”

Emanuele Orsini è intervenuto da remoto al Teatro Toselli illustrando i tre punti fondamentali del programma per il futuro

Assemblea annuale di Confindustria Cuneo, il neopresidente nazionale: “Rimettiamo al centro le politiche industriali”

Per l'assemblea annuale degli industriali cuneesi dal titolo “Fondati sul lavoro – Diritto, Scelta, Prospettiva” si sono riuniti al Teatro Toselli tutti i rappresentanti di oltre 1200 imprese, istituzioni pubbliche e politiche.

L'incontro di Confindustria Cuneo quest'anno ha voluto ragionare e riflettere sul mondo del lavoro, sui suoi cambiamenti e bisogni, su proposte e strategie per comprendere le nuove dinamiche e per sapersi adattare alle necessità attuali, mediando tra passato, futuro e i vari settori impiegatizi. Ampio dibattito tra gli ospiti che hanno sviscerato, ciascuno per le proprie competenze, questo tema conduttore, presentato con puntuali riferimenti costituzionali, primo fra tutti l'articolo 1 oggetto di una illustrazione personalizzata associata al Tricolore e all'inno nazionale.

Il presidente Mariano Costamagna ha introdotto il neopresidente nazionale Emanuele Orsini il quale nel suo intervento ha ribadito i prossimi punti dell'associazione, evidenziando: "Le politiche industriali sono assolutamente da rimettere al centro, per la crescita in futuro.
Uno dei nostri pilastri fondamentali è quello degli investimenti, sappiamo tutti come grazie all'industria 4.0 abbiamo superato la pandemia e ora stiamo anche gestendo in parte il calo dei consumi, effetto dei conflitti geopolitici in corso
. Dobbiamo, quindi, chiedere che l'industria 5.0 sia posta al centro dei nuovi investimenti e per questo servono al più presto i decreti attuativi e ne parleremo proprio in un incontro con il ministro Urso. Sappiamo che l'industria 5.0 è anche collegata ai fondi Pnrr e quindi in scadenza nel 2026, per pensare a un ammodernamento degli stabilimenti abbiamo, quindi, bisogno del decreto attuativo a breve. Sarà importante alle nuove produzione anche l'introduzione del contratto di sviluppo, un altro capitolo dopo le elezioni europee ci auguriamo tuteli l'industria con tutte le sue filiere più importanti, come l'automotive.
In quanto al capitale umano e al divario sempre più vasto tra domanda e offerta, che sfiora ormai il 50 % con un aumento dei costi alle imprese giunto a 38 miliardi all'anno, Confindustria può riuscire ad orientare la didattica e i giovani, facendo un grande scounting delle necessità e aggiornando i percorsi formativi preparandoli alle esigenze del mercato del lavoro. Tra le nostre proposte gli anziani delle aziende potrebbero diventare risorsa e formatori per le nuove generazioni. Faremo nuove proposte legate anche all'immigrazione legata al fabbisogno di lavoratori, mettendo al centro innovazione, sostenibilità e un piano casa per i dipendenti che preveda un affitto contenuto per sostenere l'integrazione lavorativa”.

Citando l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Festa dei lavoratori lo scorso primo maggio, il presidente Costamagna è entrato nel merito di tre aspetti connessi al lavoro: diritto, scelta e prospettiva.

Lavoro definito non tanto come merce da barattare con salario – spiega Costamagna nel suo intervento - , ma come valore legato alla persona, alla sua identità, alla sua dignità, alla sua libertà, alla sua realizzazione individuale e alla sua dimensione sociale. Non c’è libertà senza lavoro.
Lavoro nel suo insieme, in un contesto di diritti e doveri, per essere leva di sviluppo.
A questa concezione del lavoro fanno eco l’iniziativa economia privata e il ruolo dell’impresa, come emerse chiaramente già nella difficile ricostruzione post-bellica con il patto tra la Confindustria di Angelo Costa e la Cgil di Giuseppe Di Vittorio.

Oggi, però, - facendo eco alle parole del presidente Orsini, prosegue Costamagna - urgono politiche economiche coraggiose, in grado di garantire un quadro di regole chiaro ed efficace.

Più lavoro, più crescita e meno debito pubblico restano gli imperativi di una sana politica economica.
Diamo allora inizio – conclude Costamagna - a una nuova stagione di consapevolezza.

Rimbocchiamoci le maniche e mostriamo al mondo il valore dell’impresa industriale, vero e proprio ascensore sociale, che seleziona e fa crescere persone capaci, competenti e appassionate, scelte indipendentemente dal genere, dal colore della pelle, dalle opinioni politiche e culturali, dal credo religioso”.L'assemblea prosegue con il direttore di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio che muove una riflessione: "I giovani sembrano avere un sistema valoriale rovesciato rispetto a noi", stimolando e moderando il confronto con i vari ospiti presenti sul palco del Toselli.Parla di diritto al lavoro Oscar Giannino: “Per sentirsi qualcosa servono numeri alla mano, ma bisogna cambiare la formazione, il contratto di lavoro nazionale e il racconto che si faceva sull'impresa".Lara Ponti, vicepresidente Confindustria: “Ci vuole coraggio e pensare a cosa dobbiamo fare nei prossimi anni smettendo di voler conservare le vecchie modalità"Quando si parla di lavoro uno sguardo volge ai dislivelli generazionali e culturali, che spiega la filosofa Maura Gancitano: "Promesse sconfessate: non è detto che impegnandosi come ci è stato insegnato si raggiungono i risultati sperati o meritati generando così sensazione di precarietà e instabilità fortissima e disaffezione al lavoro. Grandi difficoltà nell'attrarre giovani talenti e farli rimanere in azienda. Più a rischio di buon out, cultura del lavoro che sta cambiando e bisogna osservare e bisogna pensare come strutturare le risposte, da interpretare come possibilità".Speaker e conduttore radiofonico Matteo Caccia, racconta storie e noto podcaster, ma poche storie riguardano il lavoro: "Se nn storie che hanno a che fare con il passaggio generazionale o legate a questioni familiari. Riguardano piccoli episodi. Ho visto molte storie di gente che per lavoro lasciava l'Italia. Emerge molto tra i giovani e le loro storie un forte senso di smarrimento".

Francesca Cavallo, scrittrice e imprenditrice, esperta sulla diversità interrogata dal direttore Giuliana Cirio ha raccontato le sue esperienze nel suo ultimo lavoro "Bambine ribelli": “Ho sempre incentivato le piccole lettrici a cambiare le dinamiche del potere, che non è quello di sfondare il tetto di cristallo. Credo che l'ambizione debba essere creare strutture in cui non serva sfondare alcun soffitto. Questo è per me l'aspetto più bello del fare impresa”.

La chiusura è stata affidata alle parole del filosofo Vito Mancuso, che ha portato all'attenzione due stati d'animo dei lavoratori di oggi, ovvero la rassegnazione o sfiducia e la cattiveria, intesa come competizione sleale. “C'è bisogno di un grande lavoro interiore – spiega Mancuso -. Il nostro paese se sta in piedi è grazie alle imprese. Il lavoro oggi, quando funziona, è l'unica cosa che ti dà identità, è la struttura dell'essere e non può essere finalizzato al solo profitto”.

Sara Aschero

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