Stagione partita a rilento, con il meteo imprevedibile e inclemente per quasi tutto giugno, ma dal mese di luglio la montagna e i rifugi hanno fatto e stanno facendo registrare il tutto esaurito.
Dai tempi del post Covid, che hanno rilanciato il turismo in quota, i numeri non sono mai scesi. La montagna piace a tutti, anche a chi prima non ci andava.
E' il vicepresidente nazionale del CAI ed ex presidente della Commissione centrale rifugi, Giacomo Benedetti, a sottolinearlo. "Prenotazioni di pasti e pernottamenti si continuano a mentenere ai livelli del post pandemia. Come Cai stiamo lavorando, attraverso le sezioni locali, nella formazione e informazione, perché questo tipo di turismo ha stravolto i paradigmi e ci ha messo di fronte ad un fenomeno nuovo".
Di cosa si tratta, gli chiediamo. "Non solo la poca consapevolezza dei nuovi frequentatori su come approcciarsi ad un ambiente montano, con il conseguente aumento del numero degli incidenti, ma anche il sovraffollamento. Chi inizia ad andare in montagna va nei posti più accessibili e conosciuti. Penso alla piana del Valasco, alla Gardetta, al Quintino Sella sotto il Monviso, a certe località della Valle Maira... tutto questo sta creando uno stress importante per certe aree, dai parcheggi ai sentieri fino alla necessità di fare i turni per i pasti nei rifugi, cosa che non si era mai vista se non in rarissime occasioni. Ora, per certe zone, sta diventando normale. Ma non può esserlo in montagna. Il rifugio è una base d'appoggio, non una meta da raggiungere per andare a mangiare, magari con la pretesa di chissà quale piatto speciale. Si arriverà a volere lo chef stellato in rifugio?", chiosa con un po' di sarcasmo Benedetti.
Come per ogni cosa, servono tempo e formazione. "Il CAI deve promuovere anche le località e i trekking meno noti, in modo da distribuire le presenze. Un lavoro lungo, di mediazione e promozione. Con un punto fermo: sobrietà e semplicità non sono negoziabili nei rifugi del Cai".
Un rigore nella gestione e nell'offerta che, però, ha iniziato a strizzare l'occhio alla tecnologia. Ma, ribadisce Benedetti, "i rifugi del CAI non sono e non saranno mai dei ristoranti ma, tantomeno, saranno mai degli hotel, nonostante la nuova piattaforma di prenotazione online".
Ad oggi, tra l'altro, ha raccolto meno del 15% di adesioni a livello nazionale.
Molto dipende dal fatto che è stata attivata solo dallo scorso mese di maggio 2024, quando ormai la stagione estiva era pressoché programmata. Andrà probabilmente meglio in vista della prossima ma, prima, bisognerà superare certe reticenze. Ingiustificate, secondo Benedetti.
"Stiamo lavorando per mettere a pieno regime questa piattaforma. Non è un obbligo, ma un'opportunità che il CAI offre sia ai gestori che agli avventori. Si sono fatte tante polemiche, ma il CAI è il primo a non volere il booking dei rifugi, che rimangono e resteranno sempre strutture alpine e non alberghi".
"Se l'escursionista ama telefonare per prenotare e interloquire con il gestore, lo potrà sempre fare. La piattaforma è uno strumento che dà tante informazioni, ma l'interlocuzione è sempre prevista. Offre, tra l'altro, la possibilità di organizzare il proprio trekking guardando già la disponibilità delle strutture, in modo da poterlo rimodulare se la struttura fosse al completo. La piattaforma facilita l'organizzazione di escursioni su più giorni. Tanti rifugi hanno già la possibilità di prenotare online: questo strumento nuovo li mette tutti in rete".
Sarà quindi la stagione estiva 2025 il vero banco di prova. Nel frattempo il turismo in montagna cresce e, soprattutto, si trasforma, ponendo interrogativi e chiamando a nuove sfide enti e istituzioni, tra cui il Club Alpino Italiano.