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Attualità | 08 agosto 2024, 18:00

La miniera di Pietraporzio verso la riapertura come bene culturale e turistico, unica in valle Stura

Oggetto di un lungo progetto di recupero, sabato 10 agosto la presentazione con l'inaugurazione nei locali della Confraternita

La miniera di Pietraporzio verso la riapertura come bene culturale e turistico, unica in valle Stura

Dismessa da anni, la miniera di Pietraporzio risorgerà. Ma come attrazione storico-turistica. Una nuova opportunità per il piccolo Comune dell'alta valle Stura per riscoprire le proprie radici attraverso un progetto di recupero iniziato quattro o cinque anni fa, promosso e finanziato dal Comune di Pietraporzio con il contributo delle Fondazioni Crc e Crt, oltre al Ministero della Cultura per quanto riguarda la parte tecnologica.

Sono esposti proprio all'ingresso di Pontebernardo un carrello e un pezzo di binario, gli unici reperti rimasti visibili della teleferica che serviva per il trasporto verso il basso della barite.

Le attività della miniera risalgono al 1953 e si sono concluse alla fine degli anni Sessanta. Si estraeva un grosso filone di barite, fino anche a 6 o 7 metri di spessore, un minerale bianco molto pesante, che in quegli anni serviva in campo medico come liquido di contrasto per le radiografie allo stomaco, utilizzato anche per i fanghi di perforazione petrolifera e come additivo del cemento. Con il tempo, però, la pratica non è più risultata vantaggiosa economicamente e così è stata abbandonata.

Il permesso di ricerca era stato richiesto nell'autunno del '52 e le ricerche sono iniziate nel '53 – spiega Matthieu Roà, residente di Pietraporzio, geologo e dottorando del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino, che ha condotto gli studi per ricostruirne la storia -. In generale l'attività è iniziata come ricerca per poi tramutarsi in estrazione, che avveniva lungo un filone senza la creazione di gallerie vere e proprie. Restano ampi cameroni, non ci sono le classiche gallerie che uno si aspetterebbe nel proprio immaginario. L'estrazione avveniva prevalentemente a secco generando molte polveri. Secondo alcuni documenti le ultime attività risalgono al '68/'69. In quegli anni si sono susseguite due ditte, inizialmente gli operai arrivavano dal Bergamasco e in seguito sono stati impiegate anche le persone residenti in zona”.

Il suo recupero si inserisce nel più ampio progetto di rivalorizzazione e riqualificazione dell'area turistica. La miniera si trova all'interno di un anello turistico altamente frequentato anche d'inverno che collega Pietraporzio a Pontebernardo già oggetto di installazioni luminose sul percorso per ciaspolate in notturna.

La presentazione con l'inaugurazione si terrà sabato 10 agosto alle 17.30 nei locali della Confraternita a Pietraporzio.

Vogliamo rivalorizzare la storia dei nostri luoghi riscoprendo la miniera, unica in valle Stura – spiega Sabrina Rocchia, sindaca di Pietraporzio - , anche se comprendiamo che la sua sia anche una storia di sofferenza e per questo si è voluto dimenticare. C'è chi purtroppo si è ammalato e qualcuno è persino morto di silicosi. Si parlerà anche di questo nel video che trasmetteremo con la testimonianza di due signori di Pietraporzio, che raccontano la loro esperienza lavorativa presso la miniera, uno di loro ha contratto e convissuto fino alla morte con la silicosi. Oggi anche grazie a questi racconti possiamo conoscere a fondo i luoghi che viviamo”.

Per visitarla è necessario affidarsi ad una guida naturalistica che abbia l'autorizzazione ad accedervi. Sarà possibile prenotarsi per visite guidate dal geologo e guida naturalista Stefano Melchio il 19 e 21 agosto. In prospettiva anche della prossima stagione è possibile che l'offerta turistica si incrementi, anche in base all'andamento delle richieste.

Il progetto e la direzione lavori sono stati affidati all'architetto cuneese Andrea Girard che spiega: “Il recupero è stato eseguito in modalità conservativa. Trattandosi di un bene culturale e paesaggistico è stata coinvolta la Soprintendenza, che a suo tempo aveva espresso parere favorevole. Si è prestata particolare attenzione che non fosse un intervento invasivo. Il versante esterno è stato messo in sicurezza con la posa di reti para-sassi e i muri esterni franati sono stati posati a secco.
Nella miniera sono stati installati due cancelli, uno all'ingresso e l'altro qualche metro dopo. La scelta delle grate dei cancelli con maglie rettangolari è stata accurata nel rispetto e preservazione della popolazione di chirotteri presenti, specie protetta, per consentir loro di entrare e uscire liberamente. Uno studio a più a mani svolto in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino sia per quanto riguarda l'aspetto geologico del luogo sia per le valutazioni di tipo faunistico.
Interessante, infine, -
conclude Girard - il supporto tecnologico grazie al bando del Ministero della Cultura con cui l'associazione Uscire Insieme ha realizzato un progetto innovativo e inclusivo attraverso una scenografia della miniera e alla possibilità di vivere un'esperienza immersiva indossando visori, gestiti sempre dal Comune. Per il futuro sarebbe suggestivo riuscire a dotarla di luce. Adesso sarà possibile entrare nella prima parte, ma con nuove risorse potremmo proseguire con la messa in sicurezza dei cunicoli interni”.

Il progetto è stato oggetto di studio e di approfondimento da parte di Chiara Romano, laureanda del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino, che ha deciso di dedicare la sua tesi a questo importante recupero.

Sara Aschero

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