Livio Tranchida è il manager ex Amos chiamato dal presidente Alberto Cirio, ormai un anno e mezzo fa, a prendere il posto della dimissionaria Elide Azzan alla direzione generale dell'ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. In lui Cirio aveva visto "l'uomo giusto al posto giusto" per portare a casa, o comunque avviare, senza possibilità di ritorno, l'iter per la realizzazione del nuovo ospedale hub della provincia.
Tranchida è un lupo di mare. Siciliano, anzi, isolano, è un abile navigatore - in senso figurato ma non solo - e Cirio ha visto in lui l'uomo capace di far ritrovare la rotta ad una nave in tempesta, quale ad un certo punto è sembrato essere l'ospedale di Cuneo. Lo ha messo alla guida dell'azienda ospedaliera prima come commissario e poi come direttore generale, quella stassa azienda che, in un anno e mezzo, proprio Tranchida è riuscito a portare al vertice della classifica degli ospedali hub d'Italia, per gestione e prestazioni.
Non stupisce che sia corteggiatissimo. Lo è stato dalla vicina Lombardia, era ambito in Sardegna, è stato dato più volte in partenza per qualche ospedale a Torino. Non è un mistero né uno scoop. Lo ha sempre detto lui stesso. Esattamente come ha sempre detto che il suo impegno, qui a Cuneo, è a medio/lungo termine. Lo ha promesso a Cirio, nel frattempo intervenuto con una nota a firma sua e dell'assessore Riboldi, che non lascia spazio ad interpretazioni: "Leggiamo su alcuni giornali fantasiosi retroscena che vedrebbero il direttore dell’Azienda Ospedaliera di Cuneo Livio Tranchida destinato a un ruolo, che per altro nemmeno esiste, e che lo porterebbe via da Cuneo. Sono ricostruzioni al di fuori di ogni fondamento perché Tranchida ha l’importante compito di portare a completamento il progetto del nuovo ospedale di Cuneo".
Tranchida, quindi, non è in partenza. Ha un patto con Cirio. Ma anche con i medici e tutto il personale, con i quali è stato capace di creare squadra, spostando - nessuno lo aveva fatto prima di lui - il suo ufficio da corso Brunet al Santa Croce, per essere lì dove l'ospedale vive, entrando nelle sale operatorie, diventando un punto di riferimento. Perché, come non dimentica mai di evidenziare, "l'ospedale di Cuneo ha qualcosa in più. La differenza vera la fanno le persone che ci lavorano". E con loro ha scelto di lavorare almeno fino a scadenza di mandato, tra due anni. Poi si vedrà.