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Attualità | 14 gennaio 2025, 12:05

In ricordo di Giovanni Genre: una vita tra le montagne ai piedi del Monviso

Da giovane pastore a imprenditore visionario, simbolo di fatica e speranza per la valle Po. Creatore della struttura di Pian della Regina e custode di un'eredità che unisce tradizione e innovazione

Giovanni Genre

Giovanni Genre

***Riceviamo e pubblichiamo la lettera di da parte del professor Marco Piccat***

Siamo qui riuniti a Paesana per salutare un uomo speciale, Giovanni, esempio di

fatica e di speranza per tutta la valle Po, un montanaro lungimirante con tante idee e tanti progetti.

Originale, se non unico come altri crissolesi che hanno vissuto come lui per il loro

paese, molto diversi fra loro, ma accomunati dall'amore per il luogo dove sono nati o dove si sono sistemati per vivere:

Don Luigi Destre e Renato Maurino, altre rocce ... sui sentieri di Viso.

Giovanni Genre, o Giuan del Cap, è il giovane pastore che a 22 anni decide di

vendere le pecore per andare militare a Saluzzo e il giorno del congedo si compra

una Vespa 150, uno strumento speciale per lui, perché la ruota posteriore di questa

servirà ad attivare l'alternatore, grazie ad una cinghia trapezoidale, necessario a

fornire energia elettrica alla prima piccola locanda di Pian della Regina.

La sua vita è stata esemplare nel cambiare, crescere, perfezionare i propri obiettivi

che lo hanno trasformato da pastore a imprenditore; le sue mani hanno tanto da

raccontarci:

- ha fatto il pastore

- ha trasportato il cemento con la mula 'Grisa' per lo skilift Granero

- ha fatto il cameriere e il cuoco a Montoso

- ha cavato il marmo a la Cros Forant per dieci anni

- ha preparato, dal 1974 ad oggi, quintali di polenta peri turisti e gli sportivi degli

impianti sciistici da lui gestiti a Pian della Regina

- ha curato gli ulivi a Sanremo nell'autunno della sua vita .

E' stato l'uomo dei pini per il destino di nascita ed è diventato l'uomo degli ulivi,

come nel Medio Evo si diceva solo dell'imperatore Carlo Magno che aveva voluto

conoscere ed unire le culture germaniche ed arabe.

Il capolavoro che nessuno può togliergli, perché realizzato con le sue sole forze

contro tutti e tutto, è stata la creazione della struttura di Pian della Regina, un centro di assoluta eccellenza per l'accoglienza degli sportivi e dei turisti di montagna.

Come Adamo, di cui nel Santuario di S. Chiaffredo per tanti anni aveva osservato la figura,si è posto il problema di rendere non solo curato, ma al massimo fruibile

l'ambiente naturale ed umano. Per questo ha lavorato giorno dopo giorno sempre

nell'ottica della costruzione dell'anello Crissolo- Pian della Regina, indispensabile ai suoi occhi per il futuro della vallata, divenendo lui stesso un elemento identificativo dell'esperienza:

camicia a quadri

pantaloni di velluto

cane bianco...

Parlava con tutti, spiegava, diceva la sua sul suo Monviso, sulla sua bellezza, sui suoi cambiamenti di umore e sui suoi pericoli, sul fascino e insieme sacrifici della vita in montagna, sulle storie,come sulle antiche vie del contrabbando.

Rita Levi Montalcini, Ermanno Olmi per arrivare a Luca Mercalli non sono che

alcune delle migliaia di persone che arrivavano a Pian della Regina per gustare del

panorama alpino, della polenta rustica e incontravano Giaun del Cap.

Per questo, nel salutarlo, ricambiando l'ultimo bicchiere di genepy che ci ha offerto, voglio dedicargli una poesia scritta in occitano da Tavio Cosio che parla di pastori e del loro attaccamento alla terra, amore che durerà fino alla fine della stessa, e del

loro sicuro e forte aiuto a quanti, insieme a Gabriele e Roberta, in primis,

continueranno ad impegnarsi per il futuro di questo angolo di paradiso.

 DANSAREN MAI -DANZEREMO ANCORA

Un cane bastardo e libero abbaia

ai dodici rintocchi

che bucano il silenzio della notte.

Dove sono quei buoni cristiani che un tempo

vivevano dove oggi non si vuole più vivere?

Domani danzeremo ancora su una moneta

da quattro soldi la “Treccia” e la “Courenta”

mentre una vecchia fisarmonica

intonerà”Se va bene sposeremo Antonio,

se va male sposeremo Giovanni”

Poi faremo l'incanto.

Un giorno i pastori danzeranno ancora,

Arveire Giuan

Marco Piccat

lettera firmata

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